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Chi sono i capigruppo di Camera e Senato. Luci e ombre secondo D’Anna

In attesa della formazione del governo Meloni e dell’inizio del confronto parlamentare fra maggioranza e opposizione i partiti  completano il quadro degli incarichi istituzionali. Un assetto che anticipa scenari e prospettive. L’analisi di Gianfranco D’Anna

Unanimità ed equilibrismi interni. Lette in controluce, in attesa del governo che verrà, l’elezione dei capigruppo di Camera e Senato evidenziano luci ed ombre. Come le polemiche, le conferme e i ricambi dei capigruppo sono funzionali alle fibrillazioni precongressuali o alle imminenti nomine dei vicepresidenti di Montecitorio e Palazzo madama oppure dei nuovi ministri. La carica delle riconferme, tutte all’unanimità, inizia col Pd che su indicazione del segretario uscente Enrico Letta confermato il ticket uscente Debora Serracchiani alla Camera e Simona Malpezzi al Senato.

Il segretario del Pd ha ufficializzato anche la proposta di Anna Ascani alla vicepresidenza della Camera e la conferma di Anna Rossomando al Senato. Nell’unanimismo dei gruppi Pd, covano però anche le polemiche in vista della prossima assise del Nazareno. “Letta sempre segretario del Pd, capigruppo confermate. Giusto, squadra che vince non si cambia. Ho un vuoto di memoria, che cosa abbiamo vinto di preciso?” scrive infatti su Twitter l’esponente dem, Andrea Marcucci non rieletto.

Specularmente al Pd, per i 5 Stelle Giuseppe Conte chiede ed ottiene la conferma alla Camera per Francesco Silvestri e l’unanimità a scrutinio segreto per Barbara Floridia che subentra alla Capogruppo uscente Mariolina Castellone, che sarà la candidata del Movimento per una delle vicepresidenze che affiancheranno al vertice dello scranno senatoriale più alto del il neo eletto Ignazio La Russa. L’abbinamento propositivo fra capigruppo e vicepresidenze innesca per i 5 Stelle e il Pd le polemiche prese di posizione del terzo polo: “è chiaro che il segnale è politico, Pd e 5 Stelle si mettono d’accordo per prendere tutte le cariche. l Pd ha già scelto, ha scelto Conte legittimamente quindi ci saranno tre poli”, afferma il leader di Azione Carlo Calenda. “È l’effetto della sindrome di Stoccolma, la sudditanza psicologica fra vittime e sequestratori”, rincara la dose un altra esponente di Azione, Daniela Ruffino, secondo la quale ” il Pd è legato ai Cinque Stelle da un cordone ombelicale che sta portando quel partito all’irrilevanza politica”.

Per Azione due new entry: Matteo Richetti al Senato e Raffaella Paita alla Camera. Nessuna polemica, ma retroscena in agguato invece per l’acclamazione con la quale Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo sono stati rispettivamente nominati capogruppo dei senatori e dei deputati di Forza Italia. “Il segnale che la guerra continua” affermano gli ambienti parlamentari che prospettano lo spostamento agli equilibri a Palazzo Madama dell’impatto parlamentare del nuovo governo dell’ala intransigente di Forza Italia che non avrebbe del tutto digerito veti ed esclusioni dall’esecutivo.

Rispondono alle logiche interne della Lega anche le conferme dei capigruppo Riccardo Molinari per i deputati e di Massimiliano Romeo per i senatori: Molinari come risarcimento per aver dovuto cedere il passo, per motivi personali, a Lorenzo Fontana eletto presidente della Camera. Massimiliano Romeo come riconoscimento dell’efficacia del j’accuse col quale ha provocato a luglio le dimissioni da premier di Mario Draghi. Un j’accuse che ricordava una massima di Oscar Wilde: “alcuni portano la felicità ovunque vadano. Altri quando se ne vanno.”

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