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Tra Golfo e Iran c’è un clima favorevole (e spazio per l’Ue)

In un policy brief diretto alle capitali europee, l’analista Cinzia Bianco dell’Ecfr spiega perché, in un contesto di distensione delicato come quello tra Golfo e Iran, l’Ue può avere un ruolo elevando il clima a vettore di contatto stabile e duraturo

Una piattaforma di dialogo sul clima e sulla sicurezza ambientale potrebbe rivelarsi una delle poche vie politicamente praticabili per rafforzare e sostenere i canali diplomatici tra l’Iran e le monarchie del Golfo. È questo il punto di snodo di un nuovo policy brief redatto dall’European Council on Foreign Relations e firmato da Cinzia Bianco, visiting fellow del think tank paneuropeo, dove lavora sugli sviluppi politici, economici e di sicurezza nella Penisola arabica e nel Golfo, e sulle relazioni dei Paesi della regione con l’Europa.

Il punto di partenza è questo: le monarchie sunnite del Golfo e la Repubblica islamica sciita di Iran, dopo anni di politiche regionali aggressive, hanno avviato una nuova stagione di contatti e distensione. Queste nuove dinamiche — che hanno portato al dialogo tra Riad, Abu Dhabi e Teheran, ma anche ad altre forme di de-escalation — sono frutto di necessità tattiche. La crisi prodotta dalla pandemia, lo scombussolamento di riflesso causato dalla guerra in Ucraina, e in generale un’acquisizione di consapevolezza sul fatto che la costruzione di un proprio standing internazionale per quei Paesi non può passare da una fase pseudo-guerreggiata: tutto ciò ha portato le varie leadership verso considerazioni pragmatiche sulla necessità di evitare escalation e tensioni.

Tuttavia si tratta di situazioni delicate, il dialogo è fragile e soggetto a perturbazioni esterne. Per esempio, questa impalcatura di contatto costruita con l’Iran potrebbe crollare se dovesse fallire malamente il tentativo di ricomporre il Jcpoa, perché Teheran potrebbe reagire in modo aggressivo al nulla di fatto sull’accordo nucleare, e il Golfo porsi in posizione difensiva e proattiva interrompendo i processi di dialogo. Per questo Bianco suggerisce che il Clima potrebbe diventare un elemento di aggancio molto forte, visto la centralità dell’argomento, la necessità di trovare soluzioni condivise per affrontarlo e la sua consistenza nel tempo.

Il Medio Oriente è estensivamente esposto agli effetti del cambiamento climatico e deve affrontare sfide quali la scarsità d’acqua, l’inquinamento atmosferico e le tempeste di sabbia, l’aumento delle temperature e i fenomeni meteorologici estremi. Alcuni di questi, anche nei mesi scorsi, hanno fatto sentire i loro effetti devastanti: è per esempio il caso delle tempeste di sabbia negli Emirati, le catastrofiche alluvioni in Iran e Yemen, o la siccità in Giordania.

Bianco spiega che sfruttando il contesto, l’Ue potrebbe trovare spazi diplomatici per rafforzare il proprio ruolo nella regione — dalla cui stabilità dipende quella del Mediterraneo allargato, tra l’altro ambito di diretta proiezione geoplitica dell’Italia. “Gli europei — spiega l’analista — dovrebbero sostenere in modo proattivo una piattaforma regionale finalizzata ad affrontare le questioni climatiche come mezzo per promuovere i loro interessi nel processo di de-escalation, affermare la loro influenza in una regione sempre più multipolare e raggiungere gli obiettivi prefissati in ambito di sicurezza climatica e ambientale”.  

Nel policy brief diretto alle capitali europee, si parla di come le “iniziative europee dovrebbero evidenziare i meriti della cooperazione regionale, concentrandosi sulla diplomazia, sulla ricerca scientifica congiunta, sul rafforzamento delle capacità e sugli investimenti strategici”.

Per Bianco, gli europei “hanno un chiaro interesse a sostenere la transizione verde negli Consiglio di cooperazione del Golfo, in Iraq e in Iran. Per molti aspetti, ciò richiederà il coinvolgimento attivo del settore privato europeo e persino un finanziamento iniziale da parte dell’Ue. In linea con il Green Deal europeo e la Comunicazione congiunta, l’Ue dovrebbe organizzare un Green Business Forum che riunisca i rappresentanti del settore privato sia dell’Europa che del Golfo”.

La dimensione climatica delle relazioni, con le sue potenzialità in termini politici, economici e sociali, è già parte degli interessamenti di alcuni attori europei nei confronti della regione mediorientale, come dimostra la decisone francese di dare ampio spazio al tema “Clima” — con tutte le varie sfaccettature — nella Conference for Cooperation and Partnership che Parigi sta organizzando ad Amman, replicando quella dello scorso anno di Baghdad.

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