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Perché non ha senso che Meloni accontenti Salvini sul contante. Scrive Cazzola

Come è stato possibile che dopo settimane di fermezza, Meloni abbia deciso di accontentare uno degli alleati (Matteo Salvini) su una questione: l’aumento del tetto del contante che può essere usato come pagamento?

Giorgia Meloni ha tenuto testa ai suoi alleati quando si trattava di definire gli incarichi ministeriali, ha diffidato Silvio Berlusconi di escludere Forza Italia dalla maggioranza (anche a costo di non rinunciare a formare il governo) se non fosse stata confermata – dopo i video recanti le esibizioni filo-Putin del Cav – l’appartenenza all’Occidente, alla Nato e all’Unione europea.

Nelle comunicazioni e nelle repliche nel corso del dibattito sulla fiducia, non si è spesa molto, a volte persino per niente, sulle proposte che sono farina del sacco degli alleati. Come è stato possibile che dopo settimane di fermezza, Meloni abbia deciso di accontentare uno degli alleati (Matteo Salvini) su una questione: l’aumento del tetto del contante che può essere usato come pagamento? Per sostenere questa posizione, nella replica del Senato, il “signor presidente del Consiglio” non ha esitato a esibirsi in un breve gioco delle tre carte e tirando in ballo persino Pier Carlo Padoan citando una sua dichiarazione fuori – come si dice – dal contesto in cui è stata pronunciata. “In Germania non è previsto alcun tetto all’utilizzo del contante, eppure non c’è evasione”. Ergo il tetto del contante non serve a combattere o quanto meno a contenere la piaga dell’evasione.

Tutto vero: il fatto è che non siamo tedeschi. Questa “piccola differenza” viene alla ribalta in tanti casi della normalità quotidiana. Facciamo l’esempio di un’auto tedesca: se un passeggero non indossa la cintura di sicurezza deve sopportare le molestie di un concerto che non gli concede tregua. Per evitare il fastidio, alcuni fanno passare la cintura sulla parte anteriore del sedile. La prima volta che mi accorsi di questa manovra mi chiesi come mai la causa automobilistica non avesse trovato il mezzo per segnalarla. Poi mi dissi che a nessun progettista di auto tedesco sarebbe venuto il dubbio che un suo concittadino si prestasse ad un’operazione scorretta.

Tornando alla questione del tetto, hanno iniziato a circolare i limiti proposti, con una forte insistenza: l’elevazione da 2mila a 10mila euro. Personalmente considero una perversione maniaca quella di usare la moneta elettronica per le piccole spese quotidiane (nella mia città si può fare il biglietto in autobus con il bancomat o la carta di credito); peraltro – da tipico anziano sospettoso nei confronti della tecnologia – non mi fido ad usare le card per via informatica. Tuttavia, trovo irragionevole effettuare per contanti un pagamento fino a 10mila euro, dal momento che, a parte la moneta elettronica, l’utilizzo degli assegni è possibile da almeno un secolo.

In realtà la parziale liberalizzazione dei pagamenti in contanti fino ad un importo superiore come quello circolante è una misura di politica economica, nel senso che consente la sopravvivenza di piccole attività economiche nel mondo dell’evasione e del sommerso. Sarebbe il pendant del ricorso periodico alla rottamazione delle cartelle fiscali che in realtà sono piccoli condoni fiscali, la cui giustificazione si basa in primo luogo sulla incapacità dell’Amministrazione di riscuotere i crediti accertati, il cui ammontare cumulato è spaventosamente dell’ordine di 1,4 miliardi. Alla fin dei conti il solo vantaggio (si fa per dire) dell’innalzamento del tetto del contante potrebbe essere considerato una misura di prevenzione dell’evasione fiscale; non già perché le si contrasta, ma per il fatto che – entro certi margini – viene quasi legittimata, risparmiando così tutto il giro a cui assistiamo oggi.

Anche se stabilisce per legge un tetto ragionevole al contante e di conseguenza si riduce, magari in minima parte, l’evasione, poi salta sempre fuori, al momento di pagare, l’occasione di sfruttare un evento – spesso tragico come tanti negli ultimi anni – per non pagare il dovuto, in attesa che qualche partito non si intesti la battaglia per la rottamazione delle cartelle fiscali (se ben ricordo, l’ultima volta si è trattato di circa 50 miliardi); il che consente all’Amministrazione fiscale di denunciare una crescente evasione (che è poi una dichiarazione di impotenza).

Eppure l’esperienza dimostra che le cose potrebbero cambiare. Basti pensare agli effetti positivi derivanti dalla fatturazione elettronica. È evidente tuttavia che l’operazione contante, proposta dalla Lega rappresenta l’alternativa al tentativo di cashback di Stato (con tanto di lotteria degli scontrini) previsto nella manovra del governo giallorosso (il Conte 2), misure adottate per la promozione di un più diffuso utilizzo degli strumenti di pagamento tracciabili, attraverso il riconoscimento ai consumatori di un rimborso e/o della possibilità di percepire premi in denaro con la partecipazione a una lotteria, nel caso di spese effettuate con strumenti elettronici di pagamento.

Tali iniziative richiesero esborsi di rilievo per l’erario che indussero il successivo governo Draghi a sospendere l’operazione in vista di una attenta valutazione della effettiva capacità di incidere sul recupero del fenomeno evasivo. Il beneficio per i conti pubblici dipendeva, infatti, dall’emersione di maggiori ricavi dalle aziende interessate alla misura. Occorreva altresì una verifica sull’utilizzo del credito di imposta pari al 30% a favore degli esercenti le attività di impresa, arte o professione per le commissioni addebitate per le transazioni effettuate mediante strumenti di pagamento elettronici o comunque tracciabili. In parole povere, il solito confronto dal “dare” e “l’avere” per accertare se il “gioco valeva la candela”. Nella legge di bilancio era prevista una copertura finanziaria, con un fondo di 3 miliardi di euro per gli anni 2021 e 2022, integrato dalle maggiori entrate derivanti dall’emersione di base imponibile conseguente all’applicazione della predetta misura. Questo fondo è stato tuttavia utilizzato con il decreto Rilancio per far fronte alle misure urgenti di sostegno dell’economia. Successivamente, con altro provvedimento, lo stanziamento relativo al 2021 è stato determinato in 1,7 miliardi. Della questione si occupò anche la Corte dei Conti nel Rapporto di coordinamento della finanza pubblica 2021 (RCFP).

Dai dati disponibili emergeva – secondo il Rapporto – lo scarso successo dell’iniziativa, poco diffusa tra gli operatori di medio-piccola dimensione economica e probabilmente poco apprezzata dai consumatori. In sostanza la risposta relativamente positiva venne unicamente dalle operazioni effettuate presso le imprese di maggiori dimensioni. Peraltro, su 1.169mila esercenti censiti, solo il 22% aveva trasmesso i dati delle transazioni.

Le ragioni dell’insuccesso furono determinati – secondo la Corte che presentò alcune proposte operative per facilitare l’utilizzo del cashback – dalla insufficiente propensione degli operatori e dei consumatori a ricevere ed effettuare pagamenti elettronici nonostante le diverse modalità previste (carta di debito e di credito, carte prepagate, carte e app. connesse a circuiti di pagamento privativi e a spendibilità limitata, ecc.). Di certo l’incoraggiamento nell’utilizzo del contante (anche se il tetto sarà inferiore a 10mila euro) non aiuterà ad una conversione in favore della moneta elettronica.

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