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Se Cosco va in porto ad Amburgo, Trieste… Lo scenario di Ghiretti (Merics)

Il colosso cinese è pronto ad acquisire quote del terminal Tollerort nello scalo tedesco. Il cancelliere Scholz, ex sindaco della città, potrebbe aver trovato un compromesso. L’analista mette in guardia dai rischi che riguardano la concorrenza in Europa

Il colosso cinese Cosco è pronto ad acquisire quote del terminal Tollerort, il più piccolo dei vari terminal container del porto di Amburgo, in Germania, da Hamburger Hafen und Logistik AG (HHLA), partecipata dall’ente amministrativo federale della città tedesca. La vicenda dovrebbe chiudersi entro fine mese, dopo due anni di tensioni tra chi non ha nascosto preoccupazioni per la sicurezza nazionale e chi, come l’ex cancelliera Angela Merkel e il suo successore Olaf Scholz (che di Amburgo è stato sindaco), ha sempre prediletto un approccio mercantilista. Seconda China.Table le parti starebbero trattando sul 24,9% delle quote, meno del 35% iniziale e soprattutto sotto la soglia che dà all’azionista il diritto di veto. È il modo con cui Scholz, prima di volare in Cina a novembre per incontrare Xi Jinping (primo leader occidentale dall’inizio della pandemia a farlo), spera di rassicurare diversi suoi ministri, il Bundestag e le agenzie di intelligence del Paese. Inoltre, la Germania sarebbe pronta a chiedere “un’iniziativa europea per i porti” affinché l’Unione possa meglio affrontare le mire cinesi.

Sì, ma in futuro. Perché su questo dossier la Commissione europea ha dato il suo parere negativo ma di più non può fare. Palla a Berlino, dunque.

Il ragionamento che si fa ad Amburgo (e a Berlino) è semplice (oltreché in linea con i tentativi cinesi di dividere l’Unione europea): se Cosco non investe, allora vincono Rotterdam e Anversa, scali olandesi su cui Cosco ha già investito in passato. Perché loro sì e noi no?, chiede il governo tedesco. Ma i tempi sono diversi, gli scenari globali sono mutati profondamente. Per il governo cinese, l’ingresso di Cosco, colosso finanziato dallo Stato, ad Amburgo è cruciale. Basti pensare che Shi Mingde, ex ambasciatore cinese in Germania, che a settembre ha trascorso diversi giorni a Berlino incontrando diversi funzionari governativi e portando loro un semplice messaggio: “Se continuate su questa strada con la Cina, ve ne pentirete”. Un veto all’accordo per l’ingresso di Cosco nel porto di Amburgo danneggerebbe gravemente l’immagine della Germania come piazza economica e le relazioni con la Cina, ha spiegato.

A far accendere i riflettori italiani (anche di Formiche.net) sull’operazione sinotedesca è stato il fatto che la compagnia di logistica Hamburger Hafen und Logistik AG (Hhla), partecipata dall’ente amministrativo federale della città tedesca di Amburgo, ha concluso all’inizio dell’anno scorso un’operazione per l’acquisizione del 50,01% della società triestina Piattaforma logistica Trieste. In un report pubblicato allora dall’Istituto affari internazionali, Francesca Ghiretti evidenziava come l’accordo trentennale segni “una svolta del Porto di Trieste verso i partner europei e la probabile fine del progetto di investimento cinese previsto nel memorandum d’intesa con CCCC di novembre 2019” firmato a Shanghai, alla presenza del ministro degli Esteri Luigi Di Maio (governo giallorosso), sulla scia della firmata italiana sulla Via della Seta avvenuta pochi mesi prima, a marzo (governo gialloverde guidato da Giuseppe Conte). Inoltre, spiegava la ricercatrice, “la piattaforma in cui ha investito Hhla è la stessa che ha attirato l’interesse di Cmg (China Merchants Group, un’altra azienda di Stato cinese ma con sede a Hong Kong, ndr) nel 2018; alla fine ha ricevuto gli investimenti necessari non dalla Cina ma dalla Germania”. Nello stesso documento emergeva come mentre per il porto Genova l’interesse per gli investimenti cinesi è (era?) legato alla “costruzione di una nuova diga”, per quello di Trieste è (era?) connesso ai collegamenti ferroviari. Proprio la ragione per cui Hhla ha deciso di puntare sullo scalo adriatico.

Questa acquisizione “non sembra presentare ripercussioni dirette su Trieste”, spiega Ghiretti, oggi analista del centro studi Merics, a Formiche.net. “Ma guardando all’operazione in maniera più generale emergono alcuni interrogativi che riguardano la concorrenza. Infatti, Cosco, che riceve fondi statali dalla Cina, non compete allo stesso livello di altre imprese nel settore. Inoltre, la sua posizione dominante sul mercato è un potenziale strumento geopolitico per Pechino”. Le società cinesi controllano già circa il 10% del traffico marittimo attraverso i porti europei (con partecipazioni di maggioranza nel porto greco del Pireo e in quelli spagnoli di Valencia e Bilbao, oltre a quote negli scali di Rotterdam nei Paesi Bassi e Vado in Italia).

Secondo le previsioni del Merics, ad Amburgo Cosco andrà in porto. “Le due parti negozieranno un accordo leggermente meno vantaggioso rispetto al 35% iniziale ma andranno avanti”, conclude l’esperta.

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