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La proposta Crosetto sulle bollette e le paure delle aziende. Parla Zaghi

Il direttore generale di Elettricità futura spiega perché l’idea di Guido Crosetto non è una sparata. Il momento è critico e le imprese elettriche sono pronte a fare la loro parte. Ma se si deciderà di bloccare il distacco del servizio a chi non paga luce e gas, il governo dovrà ristorare adeguatamente gli operatori

Guido Crosetto, co-fondatore di Fratelli d’Italia, possibile ministro dello Sviluppo Economico, ha scelto Twitter per lanciare una proposta senza dubbio al passo con i tempi, ma dalla complessa applicazione industriale. “Non si possono staccare luce e gas a persone ed aziende che hanno sempre pagato e che ora si sono trovate nell’impossibilità di farlo senza avere colpe. Occorre fermare le procedure che avevano un senso in tempi normali, trovando anche un modo di garantire i creditori”.

Il senso è chiaro, una moratoria sulle bollette, un po’ come accade con i mutui delle famiglie colpite dalle catastrofi naturali, alluvioni in primis. Chi ha sempre pagato e ora non può, non deve rimanere al freddo e al buio. Il problema è come impedire che i fornitori di energia scontino voragini nei bilanci, dopo la lunga estate dei titoli in Borsa sotto pressione, anche e non solo a causa della tassa sugli extra profitti. Insomma, i soldi da qualche parte devono uscire fuori.  D’altra parte, la situazione nelle case e negli uffici è decisamente difficile. Secondo i calcoli del Codacons, nel 2023, il costo delle bollette raggiungerà la cifra di 4.724 euro a famiglia, con un incremento di quasi 2.500 euro (per ogni nucleo familiare) rispetto a fine 2021. Formiche.net ne ha parlato con Andrea Zaghi, economista e direttore di Elettricità Futura, l’associazione di Confindustria che riunisce le imprese elettriche italiane.

“Mi pare una proposta che va considerata con attenzione, le imprese italiane dell’elettricità sono responsabili, ancor di più in un momento come questo. In linea di principio sarebbe meglio evitare l’adozione di misure drastiche quali il blocco dei distacchi, ma un’applicazione circoscritta ai soli casi di reale difficoltà economica con un immediato e completo supporto pubblico per limitare l’esposizione finanziaria degli operatori e meccanismi per evitare comportamenti opportunistici potrebbe al limite funzionare. Non possiamo in ogni caso immaginare che le aziende elettriche vengano lasciate al loro destino, ovvero senza un sostegno dinnanzi alle bollette non pagate”, spiega Zaghi. Il quale allarga poi lo spettro del discorso alla possibilità, invocata un po’ da tutti i partiti, di sganciare dai prezzi del gas il prezzo dell’elettricità prodotta da altre fonti.

“Bisogna capire come si fa questa cosa. Se, come auspichiamo, nei prossimi anni ci sarà per le rinnovabili un forte sviluppo dei contratti di lungo termine e una conferma delle aste GSE, il mercato spot vedrebbe ridursi il ruolo delle fonti verdi e il prezzo dell’energia nel suo complesso si abbasserebbe, in una forma di disaccoppiamento implicita. Nel 2023, la Commissione Europea presenterà le sue proposte per il rinnovo del disegno di mercato, e siamo quindi in attesa di valutare effettivamente quali strumenti emergeranno”. Certamente, nelle more di un cambiamento del comparto energetico, non si può nascondere il generale spaesamento delle imprese elettriche dinnanzi alla crisi in atto.

“C’è molta preoccupazione tra le nostre aziende, non si sa che cosa potrà succedere in termini di morosità e non sappiamo se avremo gas più in là, o no. Ci sono parecchie nuvole all’orizzonte. Confidiamo che il nuovo governo darà un’ulteriore spinta allo sviluppo delle rinnovabili; come Elettricità futura, abbiamo presentato un piano sviluppo di 85 gigawatt di nuova potenza rinnovabile entro il 2030 e inviato recentemente un appello a Regioni e Comuni per avere almeno 10 GW all’anno di autorizzazioni di nuovi impianti rinnovabili. Deve essere chiaro per gli enti territoriali che questi numeri sono una grande opportunità che comporterebbe benefici economici per oltre 40 miliardi di euro all’anno e quasi mezzo milione di nuovi occupati entro il 2030 nella filiera del settore elettrico e non un fardello. Ma per tornare allo stato d’animo dell’industria elettrica, l’atteggiamento ora è di attesa e timore, perché i fattori esogeni continuano a rivelarsi profondamente negativi”.

 

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