Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Chi è Daniela Piras, nuova leader della Uiltec nazionale

La nuova Segretaria generale è stata eletta a Bari dal Congresso nazionale dell’organizzazione sindacale. Quarantenne, proveniente dalla provincia sarda dell’Iglesiente, combattiva e determinata. La prossima settimana l’assise della Uil confederale a Bologna

Daniela Piras è la nuova segretaria generale della Uiltec, eletta all’unanimità ieri pomeriggio, a Bari, al termine dei lavori del terzo Congresso nazionale del sindacato dei lavoratori tessili, dell’energia e della chimica. Classe 1977, nata ad Iglesias, prima funzionaria, poi segretaria nazionale, infine segretaria generale aggiunta, succede a Paolo Pirani che guidava la categoria sindacale dal 25 gennaio 2013.

La storia di Daniela Piras

Per Piras la strada per Roma si è aperta dopo un lungo cammino iniziato dalla provincia sarda del Sulcis Iglesiente, la più povera d’Italia secondo le statistiche nazionali. All’età di vent’anni è entrata a lavorare in una fabbrica che produceva estrusi in alluminio direttamente legata al gruppo Alcoa. Da delegata sindacale si occupò proprio della procedura fallimentare del medesimo sito che era stato ceduto a un altro gruppo industriale, partecipando attivamente al presidio permanente che venne tenuto per più di sei mesi davanti ai cancelli della fabbrica. Era l’estate del 2004. In quei giorni, entrò a far parte della struttura della Uilm territoriale del Sulcis Iglesiente.

In pochi anni, durante i quali ebbe a che fare con tante vertenze del territorio, divenne prima segretaria organizzativa, poi segretaria generale dell’intera struttura sindacale dei metalmeccanici a livello provinciale e, contemporaneamente, funzionaria della Uiltec, prima Uilcem, regionale. Ha lottato per anni con l’obiettivo di salvaguardare il distretto industriale di Portovesme soffocato dalla crisi feroce partita nel 2008, attraverso blocchi stradali, interruzioni dei collegamenti ferroviari, manifestazioni in porti, aeroporti, luoghi istituzionali, fino a rimanere ferita anche da una carica della polizia celere.

L’esperienza di lotta più estrema con la quale viene ricordata è l’occupazione della torre della pece all’interno dello stabilimento Alcoa insieme ai due colleghi di Cgil e Cisl. Una protesta durata cinque giorni nel marzo del 2015. Nel disperato tentativo di impedire la chiusura di uno degli stabilimenti più importanti del polo Industriale Sulcitano. Non molto più tardi arriva la proposta per la grande esperienza al nazionale che l’ha condotta sette anni dopo in cima al vertice della Uiltec.

“Come organizzazione sindacale – ha detto Piras a margine dei lavori congressuali- noi vogliamo contribuire a definire la linea rispetto alle sfide che il nostro Paese sta affrontando. La Uiltec parteciperà in modo attivo e con convinzione al confronto sulla transizione energetica, sulla transizione climatica, sulla transizione digitale, per dare forza a quella spina dorsale industriale che in questo momento ci sembra non abbia l’attenzione giusta e necessaria. Bisogna dare immediatamente risposte ai lavoratori che rappresentiamo, che stanno pagando per primi la grande crisi e la grande emergenza”

Pier Paolo Bombardieri al Congresso Uiltec

“Il lavoro, l’emergenza lavoro, il Paese ha bisogno di lavoro stabile, sicuro e ben pagato e soprattutto chi è rimasto indietro ha bisogno di risposte sulla perdita di potere di acquisto delle buste paga”. Ed è la prima richiesta che la Uil presenterà al nuovo governo. Così il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, al congresso della Uiltec . Per Bombadieri, “questa è la prima richiesta che faremo ed è la stessa- spiega- che abbiamo fatto al precedente governo, non abbiamo cambiato idea, per noi l’emergenza riguarda chi è in grande difficoltà”. “Sento tanto parlare di aiuti alle imprese, giusto, ma vorrei che qualcuno si ponesse il problema di come diamo risposta ai lavoratori, ai pensionati, ai giovani che non trovano lavoro, ne sento parlare troppo poco”.

Ed è un congresso importante per noi, non solo perchè ci saranno tanti temi da affrontare come il lavoro, il fisco, la riforma del welfare. Ma anche perchè al congresso proveremo ad aprire un ragionamento su quelli che saranno i temi del domani. Quale sarà il valore del lavoro nei prossimi anni. Quali saranno i temi sui quali la politica, il governo saranno pronti a fare delle scelte diverse rispetto al passato, tra transizione climatica ed energetica”. Bombardieri ha sottolineato l’importanza del percorso congressuale nella Uiltec, la categoria dei lavoratori della chimica, dell’energia e del manifatturiero, e nelle altre categorie del sindacato.

“Ricordiamo che in questo Paese ci sono organizzazioni che votano, fanno i congressi, con le persone, non li fanno on line e questo è un contributo alla democrazia in questo momento. E’ un momento delicato, alle ultime elezioni il 40% degli aventi diritto non è andato a votare. Ed è un elemento di riflessione per tutti in un momento importante dal punto di vista economico e sociale per il nostro Paese. E anche per la nostra organizzazione”. Ha sottolineato Bombardieri: “si tratta di un cambio importante in una grande categoria, la Uiltec. Arriva una donna, giovane, battagliera, pronta a rivendicare nuovi obiettivi e nuovi contratti”.

Cosa emerge dal documento finale del Congresso sindacale

Sui temi del lavoro e salario “Lavoro e salari”: “Dobbiamo ripartire – si legge nel testo approvato dall’assemblea congressuale- dal lavoro, perno di una società che non vuole smarrirsi ma che è determinata a ricostruire opportunità reali e durature di crescita civile, economica e sociale. Ma non si potrà mai metter ordine nel mondo del lavoro senza affrontare il problema dei salari. La Uiltec in particolare ha dato un chiaro esempio con gli epiloghi positivi relativi alle recenti trattative per i rinnovi contrattuali. Abbiamo rinnovato tutti i Ccnl inerenti i settori produttivi e industriali dell’abbigliamento, calzature, chimica, farmaceutica, gomma, plastica e cavi, vetro, lampade, concia, ceramica e piastrelle, miniere, petrolio, energia, gas ed acqua. Lo abbiamo fatto con estrema soddisfazione per i lavoratori interessati sia dal punto di vista normativo che da quello economico. Ma abbiamo guardato anche al quadriennio che abbiamo davanti, accelerando i tempi dei rinnovi dei contratti scaduti.

Il sindacato non è contrario alla introduzione del salario minimo, ma la vera questione da affrontare è quella del cuneo fiscale. Il cuneo fiscale è dunque una battaglia da vincere e sulla quale il sindacato non farà sconti. Ma al tempo stesso non potremo esimerci dall’affrontare in relazioni industriali, chiaramente orientate alla partecipazione, i temi della professionalità e della formazione, anche al fine di favorire una circolazione fra lavori che non è più possibile ignorare. Le relazioni industriali, improntate allo spirito condiviso e a determinazioni partecipative sono fondamentali per il futuro delle relazioni industriali tra le forze del lavoro e quelle imprenditoriale. Nella contrattazione da noi realizzata abbiamo adempiuto questo imperativo categorico. La tutela dei diritti, correlata alla contrattazione stessa, può determinare sostanziali effetti benefici nella vita dei lavoratori”.

Per quanto riguarda “La questione geopolitica della transizione energetica” la Uiltec non usa mezzi termini: “l’invasione russa dell’Ucraina ha segnato lo spostamento del sistema internazionale verso una nuova fase d’instabilità, trasformando per sempre il tradizionale significato della globalizzazione. Ciò significa che non sono possibili che non sono più possibili quelle interconnessioni economiche e sociali su scale globale possibili negli ultimi due decenni. La guerra ha messo a nudo la nostra dipendenza energetica, elevata e strutturale ed abbiamo compreso quanto sia stata miope la nostra politica energetica degli ultimi decenni. Soprattutto ora che il nostro principale fornitore di gas aggredisce un Paese nello stesso spazio di sicurezza europea di cui facciamo parte.

Sicurezza militare e quella energetica devono ora essere mantenute come presupposto di un Paese libero, sovrano e sicuro. La guerra porta con sé i rischi di stravolgere le reti di interconnessione economica in ambito globale che hanno garantito anche il passaggio della transizione energetica verso scelte compatibili di un’economia circolare. Occorre attutire gli effetti della disconnessione delle fonti energetiche russe sulla transizione in itinere. Ecco perché la transizione energetica è diventata questione geopolitica. Si rendono necessari ed indifferibili importanti piani di investimenti privati che possano superare la logica della transitorietà e contribuire agli obiettivi di sostenibilità. Insomma, ci vogliono soluzioni che sviluppino e valorizzino produzioni energetiche e filiere nazionali.

Lo Stato non può non essere un motore della crescita industriale, un elemento propulsivo che crei le condizioni migliori per l’attività industriale. Una funzione che un certo liberismo ha offuscato, ma che va ripresa e rivalutata sia pure in armonia con i tempi presenti. Non può più limitarsi a correggere abusi o ad intervenire in modo assistenziale. Deve poter partecipare attivamente ai processi innovativi ed alle trasformazioni dell’apparato produttivo. La nostra idea di transizione energetica continua ad essere quella che passa attraverso l’utilizzo del gas, dalla produzione di carburanti a basso impatto ambientale, riuscendo così a salvaguardare la produzione energetica stessa, ma anche l’occupazione”.

L’organizzazione sindacale ha chiesto l’attuazione di una specifica politica industriale: “il sistema imprenditoriale del nostro Paese– si legge nel documento sindacale- ha compiuto passi in avanti di rilievo, puntando sulle azioni innovative, ma è tuttora fragile e caratterizzato da squilibri diffusi. Per superare questi disagi, anche attraverso le risorse messe a disposizione dal Pnrr, occorre sviluppare i processi di sviluppo in una coerente integrazione di sistema, affinché tutte le potenzialità inespresse delle imprese produttrici possano trovare attuazione. Bisogna liberare ciò che è insito, ma non concretizzato pienamente nel capitale finanziario e in quello umano. Ci vuole un’integrazione negli interventi di politica economica e in quelli di politica industriale equilibrando i provvedimenti di sostegno finanziario alle azioni di supporto a ricerca e sviluppo.

È fondamentale basarsi su un nuovo modello che tenga presente le succitate potenzialità irrealizzate per l’eterogeneità delle imprese e che includa, per quanto riguarda il capitale umano, politiche attive specifiche e mirate. Ecco, serve una politica inclusiva che coinvolga un numero sempre più crescente di soggetti. Soprattutto la politica industriale dovrà accrescere l’approccio inclusivo. Una innovativa politica industriale sarà fondamentale per riuscire a rilanciare la storica arretratezza che soffrono tante realtà del Mezzogiorno. Non si può distogliere lo sguardo dalle opportunità offerte nel campo delle politiche a favore dei progetti innovativi, alla loro valutazione e alla conseguente realizzazione. Abbiamo bisogno, ora come mai, di una grande politica a favore del lavoro e della produzione. Innovazione significa individuare quella politica, soprattutto industriale, che determini il circolo virtuoso dei finanziamenti ad hoc verso la ricerca e lo sviluppo. Se si sprecano le risorse vuol dire che quel circolo suddetto non funziona, perché è diventata una spirale viziosa che nel tempo non genera più esportazioni. Quindi, la transizione energetica (dati i tempi che corrono l’attributo energetico e di gran lunga migliore di quello ecologico) può rappresentare il giusto spazio per ottenere in un breve arco temporale ed in un largo contesto geopolitico per esercitare la sana arte dello sviluppo, della ricerca e della innovazione”.

Infine, il rapporto con l’esecutivo che sostituirà quello attualmente in carica: “Il sindacato sa che l’avvio di questa nuova legislatura imporrà una assunzione di responsabilità ancora maggiore: riproporre al centro della scena politica il tema del lavoro vuol dire innanzitutto non essere né la stampella del Governo, né una forza sociale orientata a rifugiarsi in un cono d’ombra di opposizione sterile. Serve invece un reale protagonismo con la messa in campo della cultura della partecipazione che oggi più che mai serve non solo nei luoghi di lavoro ma anche nella società. Rispetto al governo che verrà non possiamo esprimere giudizi preventivi ed attendiamo invece di conoscere il programma del nuovo esecutivo per poter giudicare ogni provvedimento che sarà proposto nel merito”.

Il Congresso della Uil dal 13 al 15 ottobre a Bologna

Si svolgerà a Bologna dal 13 al 15 ottobre 2022 il diciottesimo Congresso nazionale della Uil.  “La nostra organizzazione è in crescita, anche nel 2021 nonostante la pandemia siamo cresciuti dell’1,6%,siamo oltre 2, 2 milioni di iscritti”. Lo ha sottolinea Emanuele Ronzoni, segretario organizzativo della Uil, proprio a margine del congresso della Uiltec. Secondo Ronzoni “per avvicinare nuovi lavoratori bisogna stare tra di loro, ascoltare offrendo loro servizi. Quando un giovane entranel mondo del lavoro spesso non conosce nulla, non sa come districarsi, e non sa come rivendicare diritti e servizi importanti. Noi ci dobbiamo essere, solo dando questo sostegno e risposte concrete possiamo continuare a crescere. II messaggio che dobbiamo trasmettere ai lavoratori è che possono avere speranze: che c’è qualcuno che si prende carico delle loro difficoltà e li può rappresentare”.

×

Iscriviti alla newsletter