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Difesa planetaria. Dart è un successo, grazie all’Italia

La missione di difesa planetaria Dart è stata un successo oltre le aspettative, accorciando l’orbita dell’asteroide Dimorphos di circa mezz’ora. Questo permetterà in futuro di deviare anche meteoriti potenzialmente pericolosi per la Terra. Un successo raggiunto anche grazie all’Italia, con il numero uno della Nasa che ha ringraziato personalmente l’Asi e il suo presidente Saccoccia

“Ringrazio il presidente dell’Agenzia spaziale italiana, Giorgio Saccoccia, per la sua collaborazione. Tutti noi abbiamo la responsabilità di proteggere il nostro Pianeta-madre. Questa missione dimostra che siamo impegnati nella difesa planetaria”. Con queste parole l’amministratore della Nasa, Bill Nelson, ha voluto riconoscere il ruolo dell’Italia nella missione Dart, nel corso della conferenza stampa che ha confermato il successo straordinario dell’operazione. Il satellite americano, infatti, si è schiantato con successo sull’asteroide Dimorphos, cambiandone la traiettoria. “Ora – ha spiegato ancora Nelson – se venisse scoperto un asteroide che minaccia la Terra, questa tecnica potrebbe essere usata per deviarlo”. A riprendere l’evento e a raccogliere i dati che hanno confermato il successo della missione, c’era il piccolo satellite italiano LiciaCube, le cui ottiche hanno permesso di seguire lo schianto di Dart.

La missione

Per il numero uno dell’agenzia statunitense, “ancora una volta, la Nasa ha fatto la storia; abbiamo condotto la prima missione di difesa planetaria dell’umanità”. Partita lo scorso novembre a bordo di un Falcon 9 dalla base della Us Space forse di Vandenberg, Dart è stata la prima missione di difesa planetaria della Storia. Il satellite americano (delle dimensioni di un frigorifero), dopo un viaggio di dieci mesi e milioni di chilometri si è schiantato con successo sull’asteroide Dimorphos, a undici milioni di chilometri dalla Terra, a una velocità di oltre 22mila chilometri al secondo. “Ed è stato un centro perfetto”, ha commentato Nelson.

Il successo di Dart

Durante la conferenza stampa, infatti, l’amministratore della Nasa ha confermato che Dart ha modificato con successo la traiettoria dell’asteroide nella sua orbita intorno al fratello maggiore Didymos. “Prima dell’impatto Dimorphos impiegava undici ore e 55 minuti per compiere un’orbita completa”. Dall’impatto di Dart gli astronomi hanno impiegato i satelliti terrestri per misurare che il tempo è cambiato. “La squadra ha confermato che Dart ha alterato l’orbita di 32 minuti, accorciando l’orbita a undici ore e 23 minuti, spostando Dimorphos in un’altra posizione” ha raccontato Nelson, aggiungendo che “sarebbe stato un successo anche se l’avesse spostato di dieci minuti, e invece lo ha accorciato di 32”.

 

Il momento dell’impatto

Difesa planetaria

Con questa missione, la Nasa ha voluto testare una procedura che, adesso, potrebbe essere ripetuta qualora venisse identificato un meteorite la cui traiettoria potrebbe incrociare quella terrestre. Di fronte a questa possibilità, la deviazione apportata da Dart potrebbe letteralmente salvare il pianeta da un impatto. Alle distanze cosmiche, infatti, anche la deviazione di pochi minuti porterebbe a un cambio di rotta di milioni di chilometri, quanto basta per evitare di incrociare l’orbita terrestre.

Uno sforzo internazionale

“Questo è un momento spartiacque per la difesa planetaria e per la umanità” ha detto ancora Nelson, “ecco perché era giusto che Dart fosse un’impresa internazionale, questa è una missione unificante” e per questo “ringrazio l’Asi per la sua partnership”. Sentimento ricambiato anche dal presidente Saccoccia, “lasciatemi congratulare con il senatore Nelson e con il suo team, avete davvero fatto la storia” è intervenuto il capo dell’agenzia italiana, ricordando come il nostro Paese “possa essere davvero orgoglioso di questa impresa internazionale, credo che il nostro pianeta si possa sentire un po’ più sicuro per il futuro”.

Il ruolo italiano

L’Italia, infatti, ha messo a disposizione il nano-satellite LiciaCube, che si è staccato da Dart 15 giorni prima dell’impatto, imparando da solo a seguire Dart nel suo percorso verso l’asteroide. “Un ora prima dell’impatto ha cominciato un corso autonomo per essere pronta a scattare le fotografie dell’evento”. LiciaCube montava a bordo due camere ottiche che hanno dovuto allo stesso tempo riprendere l’evento e guidare la navigazione del satellite stesso, usando anche algoritmi di intelligenza artificiale. “Un satellite molto piccolo, ma molto intelligente, smart, capace di monitorare qualcosa di così difficile”.

 

Un momento del fly by di LiciaCube

La missione di LiciaCube

Il cubesat ha dovuto seguire l’impatto viaggiando a una velocità relativa di sei chilometri al secondo, effettuando al contempo un fly by dei due asteroidi, e manovrare per girarsi ed essere pronta a riprendere l’impatto di Dart. “Qualcosa di molto sfidante” ha spiegato ancora Saccoccia, che ha permesso di realizzare due video, il primo che mostra gli ultimi secondi prima dell’impatto e riprendere i piccoli cambiamenti di Dimorphos che mostrano l’eiezione di materiale. Il secondo segue l’avvicinamento all’asteroide da 700 km di distanza, il fly by che ha visto LiciaCube arrivare a 59 chilometri dall’asteroide, e poi l’allontanamento a duecento chilometri. “Ricordo la notte dai centro di controllo a Argotec – ha continuato Saccoccia – guardavamo le immagini e non credevamo ai nostri occhi. Ce l’abbiamo fatta grazie alla collaborazione con la Nasa, e siamo davvero orgogliosi della cooperazione”.

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