In un’Italia apatica e demotivata, l’elettorato femminile di Giorgia Meloni chiede non promesse ma risposte concrete ad una domanda di umanità e di progresso che non è “femminile” ma riguarda la società del futuro
Inizio d’autunno. Cosa ci attende?
“Non sappiamo che cosa ci sta accadendo ed è precisamente questo che ci sta accadendo”, ha ammonito il filosofo ultracentenario Edgar Morin nel suo ultimo pamphlet (“Svegliamoci!”) citando José Ortega y Gasset, portavoce, nel 1914, di una generazione di intellettuali impegnata nella riforma culturale, morale e politica spagnola e, poi, oppositore del regime franchista.
Sarà l’autunno più freddo. Non solo per le restrizioni energetiche che non riscalderanno case e uffici come nel passato ma per l’assenza di calore e di fiducia in un futuro che appare sempre più difficile.
È la sfida che attende anche il nuovo governo. Giungere al cuore di una crisi globale.
Le donne possono essere la speranza. Sanno ascoltare, sanno comprendere al di là delle parole. E decidere con la determinazione della passione e del cuore.
È il coraggio delle donne afghane, nell’abisso dell’oscurità dei diritti umani. Cancellati i loro volti da cartelloni pubblicitari, vetrine, media. Escluse dall’istruzione e dal lavoro, lottano e resistono, spesso, tra silenzio e indifferenza.
Sono le donne che si prendono cura dei figli e degli anziani nei teatri di guerra come nella quotidianità di ogni Paese.
Sono le ciocche tagliate dalle chiome femminili che diventano simbolo di solidarietà per Mahsa Amini e Hadith Najafi, uccise per aver rotto le regole estetico-ideologiche del regime iraniano. I capelli come valore identitario e controllo delle proprie scelte, in una rivoluzione corale. Una contestazione contro il velo obbligatorio che si fa politica e vuole scardinare la disparità per l’universo delle donne. Nelle sanguinose piazze di Teheran ma anche in luoghi italiani e europei. Un gesto semplice ma simbolico, reso ancor più potente da uomini che si sono aggiunti al richiamo del messaggio “Donne, Vita, Libertà”.
E quale scenario si troverà di fronte una donna che, dopo consultazioni elettorali giocate su piani politici ma anche etici e sociali, potrebbe guidare il nuovo Governo, ove nominata su conferimento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella?
Sarebbe la prima nella storia d’Italia. In una compagine parlamentare che vedrà una battuta d’arresto della presenza femminile (31% le elette rispetto al 35% del 2018), sarà al fianco delle donne e dei loro diritti acquisiti?
È forse un’opportunità da non perdere, per una società che deve riflettere sull’attualità proiettandosi al futuro. In un periodo complesso e di profonda crisi.
Tra sovranisti e europeisti, protezionisti e liberali, Italia sotto riflettori, dopo il governo dimissionario di Mario Draghi, premiato a New York come statista dell’anno. Figura di indiscussa credibilità per il Paese, in ambito interno e internazionale.
Recuperato il livello del Pil pre-pandemia con una stima di crescita del 6,7% rispetto al 2021 e abbattuto il debito pubblico al 145 % del Pil (10 punti in meno del 2020), sul campo sono oltre 40 miliardi di euro i fondi del PNRR, grazie a obiettivi e riforme già realizzati dal governo uscente in settori strategici chiave. Quelli da conquistare richiedono, ora, di proseguire in continuità.
Una bella eredità ma mille incertezze incombono. La crisi energetica e economica, la minaccia, anche nucleare, di una guerra vicina. Occupazione al livello minimo tra i paesi europei, emergenza ambientale e pandemia non ancora debellata.
Nelle città rianimate da turisti stranieri e studenti in presenza, la società cerca approdi nel presente e teme il futuro. In difficoltà famiglie e imprese per il rincaro dei prezzi e per far fronte alle spese correnti, con un’inflazione che sfiora il 9%, e nuove povertà in aumento.
Una società in piena crisi anche sul piano individuale, delle relazioni, della famiglia e della socialità.
Oltre 6 milioni di italiani soffrono di disturbi depressivo-ansiosi, circa il 10% della popolazione. Tra i soggetti più a rischio disoccupati e giovani. Le donne le più colpite.
È emergenza per gli adolescenti, in Italia, per disturbi alimentari aumentati, dopo la pandemia, del 56%. Un disagio non legato all’idea di un modello stereotipato di bellezza ma a una sofferenza ancor più profonda.
La dispersione scolastica, secondo i dati del “Garante per l’infanzia e l’adolescenza”, è un fenomeno “caleidoscopico” con “cause ed effetti anche lontani nel tempo e difficilmente misurabili nella loro articolazione” che “può consistere nell’abbandono, nell’uscita precoce dal sistema formativo, nell’assenteismo, nella frequenza passiva o nell’accumulo di lacune e ritardi che possono inficiare le prospettive di crescita culturale e professionale dello studente”.
Il tasso di abbandono precoce registrato in Italia, nel 2020, è del 13,1 (solo dopo Romania al 15,3% e Spagna al 13,3%), rispetto al 9,9% della media europea.
Drammatica la decrescita demografica con una popolazione che, secondo l’Istat, passerà dai 59,2 milioni del 1° gennaio 2021 ai 57,9 mln del 2030 e ai 54,2 mln nel 2050. Tra il 2050 e il 2070, la popolazione diminuirebbe di ulteriori 6,4 milioni, 47,7 milioni nel 2070, con una perdita complessiva di 11,5 milioni di residenti rispetto a oggi.
Un problema non solo di natura demografica ma destinato a influire in maniera determinante sul Pil e sull’economia.
Ma è crollato il desiderio di maternità per assenza di desiderio e di condivisione o la scelta non è sufficientemente supportata dalla società? In entrambi i casi è una triste situazione.
Le cose non vanno meglio per il mondo del lavoro. Secondo la società di ricerche Gallup, in Europa solo il 14% dei dipendenti (e il 4% degli italiani interpellati) è appagato dalla propria attività lavorativa, si legge nel report “State of the global workplace 2022”.
E, così, il nuovo trend topic della Gen Z nato negli Stati Uniti e che ha raggiunto anche l’Italia, è il “quite quitting” (letteralmente, “abbandono silenzioso”). Lavorare ma facendo il minimo, senza ansia da prestazione e senza stress perché “il tuo valore non è stabilito dai tuoi risultati”. Il benessere è la priorità, in una situazione di sfiducia nel futuro.
Ma allargare la dimensione della vita significa anche investire sugli affetti, ascoltare il proprio cuore per agire. È il cambiamento epocale che davvero desideriamo?
E poi, tra le questioni più drammatiche, c’è la violenza sulle donne. Sofferenza fisica e psichica, vergogna, solitudine, paura. Umiliazioni, offese, stupri, omicidi, spesso per mano del proprio compagno di vita, sono l’epilogo di una tragica quotidianità in cui la donna cerca un’ingannevole forza per andare comunque avanti. Talvolta fino all’esito estremo che, in una rappresentazione distorta, descrive l’alibi di un omicidio passionale, “per amore”.
Una violazione della vita privata che annulla qualità sociali, umane, professionali. Talvolta da parte di chi dovrebbe prendersi cura della formazione di giovani donne, negli ambienti scolastici e universitari, sportivi, o alla ricerca di inserimento nel mondo del lavoro.
Nel 2022, sono circa 130 i femminicidi, ancora in aumento rispetto al precedente anno. Per l’Istat, il 31,5% delle 16-70enni ha subìto nel corso della propria vita una forma di violenza (20,2% fisica, 21% sessuale, 5,4% stupro o tentato stupro) e oltre il 61,4% delle vittime dichiara di subire violenza da anni.
Un’emergenza che è violazione dei diritti umani, come sancito dalla Convenzione di Istanbul del 2011. Combattere modelli stereotipati che escludono un’effettiva parità di genere è l’obiettivo 5 dell’Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo sostenibile. Come annullarli? Subdole forme di violenza alimentano pregiudizi non facilmente riconoscibili dietro un’apparente “normalità”.
E l’Unesco ha lanciato un grido l’allarme nel Report 2020 “Artificial intelligence and gender equality”. Anche l’intelligenza artificiale, nell’indifferenza generale, sta ponendo le basi per un modello sociale, economico e di potere “al maschile”. Riproporrebbe, infatti, discriminazioni e disuguaglianze sulla base di algoritmi che rafforzano divari di genere.
In Italia, interventi previsti dal “codice rosso” e eventuali misure in fase processuale non sembrano sufficienti a fermare la violenza.
Sempre più insidiosa anche nel mondo virtuale, tra “revenge porn”, “sextortion” e “love bombing”. Una manipolazione che, attraverso iniziali premure e simboli di una rappresentazione di “amore”, isola, disorienta, distrugge l’identità.
Nel 2021, i “truffatori romantici” hanno estorto circa 4 milioni e mezzo di euro a vittime incapaci di chiudere la “relazione” dopo i primi sospetti. Incapaci di svegliarsi da un sogno mai vissuto, nella realtà. I reati di “revenge porn”, nel 2021, secondo la Polizia Postale, sono aumentati del 78% rispetto al 2020.
Da dove ripartire, dunque, in una società che appare sempre più smarrita?
Il futuro vedrà quell’attesa svolta di comportamenti e linguaggi, in una guerra che va condivisa e combattuta indipendentemente dal genere?
Eugenia Roccella, eletta al proporzionale per Fratelli d’Italia, portavoce del Family Day nel 2007, ha preannunciato, tra i suoi obiettivi prioritari, supporto per donne e maternità, spesso costrette a scegliere tra lavoro e figli, sottolineando l’intendimento della leader vincente di non modificare la legge 194 sull’aborto, per affermare la maternità come libera scelta. E’ una base di partenza per una società in cui l’occupazione femminile è al 51%, il divario salariale è norma e il valore e il ruolo delle donne sono mortificati.
Una riforma del pensiero, del sentire e dell’agire per affrontare la complessità e gli interrogativi incalzanti del nostro tempo è quello che la società vorrebbe chiedere ad un buon governo. Per generare nei giovani sogni, emozioni e progetti di vita, e fiducia nelle donne. Per promuovere un dialogo costruttivo e autentico, nella diversità e tra le generazioni.
Una rivoluzione attraverso nuovi paradigmi per il benessere comune, per lo sviluppo della società e dell’economia. Un investimento a tutto campo con il contributo femminile, di cui anche la politica non può fare a meno.
Lo ha indicato, nel 1946, il peso del voto esercitato, per la prima volta, dalle donne. E poi una serie di momenti hanno costruito lo spazio vitale della donna nella società, in famiglia, nelle Istituzioni. Non sono passaggi simbolici. Ora è tempo di tutelarli e rafforzarli pienamente, insieme. Altrimenti saranno ancora parole vuote di una storia di donne oscurate e umiliate da modelli costruiti “al maschile”.
In un’Italia apatica e demotivata, il 27% del decisivo consenso dell’elettorato femminile per Giorgia Meloni (rispetto ad un astensionismo del 41%, secondo i dati Swg) – leader di un partito costruito intorno a sé che ha conquistato gli elettori dal 4,3% al 26% in cinque anni – chiede non promesse ma risposte concrete ad una domanda di umanità e di progresso che non è “femminile” ma riguarda la società del futuro.
Possiamo crederci? La speranza è cambiamento, prospettiva, scoperta, metamorfosi. In questo difficile autunno, nell’incertezza di un domani che accomuna tutti, forse, la forza del sentire delle donne può fare la differenza.
Ma dove ve ne andate,
povere foglie gialle,
come tante farfalle
spensierate?
Venite da lontano
o da vicino?
Da un bosco
o da un giardino?
E non sentite la malinconia
del vento stesso
che vi porta via?
(Foglie gialle, Trilussa)