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I dossier industriali del (nuovo) governo, visti da Tamburini

Privatizzazione di Ita, Ilva, Mps e Tim: come dovrà districarsi il titolare di via XX settembre e quali spazi di manovra avrà? Il commento di Fabio Tamburini, direttore del Sole 24 Ore

Dossier economia: Ita, Mps, Tim e Ilva sono i punti (caldi) con cui il governo Meloni dovrà confrontarsi. Interesse nazionale è anche saper fare un passo di lato? Ma le obbligazioni italiane restano sotto i riflettori dopo il fiasco del budget del Regno Unito e il nuovo governo invierà il progetto di bilancio all’Ue entro il 15 ottobre. Intanto Meloni a Vox dice: noi realisti, non populisti.

Ilva

Non c’è solo la mannaia su famiglie e commercianti a tenere banco per quanto riguarda il caro-gas, ma la più grande acciaieria d’Europa, l’Ilva, che da sola usa il 2% del metano, resta senza fornitori. Eni ha fatto sapere che non verrà rinnovato il contratto con l’Ilva, scaduto il 30 settembre scorso e prorogato solo di un mese, senza contare i 285 milioni di euro di bollette insolute. Che la situazione sia critica lo hanno ammesso gli stessi vertici dell’Ilva, gestita dalla joint venture di Invitalia e ArcelorMittal, guidata dal presidente Franco Bernabé e dall’ad Lucia Morselli (“soprattutto stiamo lavorando a una diversificazione delle fonti di approvvigionamento”).

Mps

Manca poco alla decisione finale da parte dell’amministratore delegato Luigi Lovaglio e delle banche del consorzio: devono trovare un accordo di garanzia che darebbe il via libera all’aumento di capitale da 2,5 miliardi, così da dare la possibilità alla Consob di dare il nulla osta al prospetto informativo il 19 ottobre prossimo. Da un lato c’è la disponibilità del Mef a mettere una fee da 1,6 miliardi, a cui sommare la partecipazione di Axa e di Anima (quest’ultima solo in caso di revisione degli accordi commerciali). Dall’altro il timore da parte delle banche data l’incertezza dell’operazione, con la prima conseguenza rappresentata dalle possibili perdite in caso di ribassi del titolo. L’opzione rinvio è salda sul tavolo.

TIM

Dalla scadenza, lo scorso 24 settembre, del memorandum d’intesa siglato da Tim, Cdp, Open Fiber , KKR e Macquarie riguardante un’offerta da parte di Cassa Depositi e Prestiti e Open Fiber su NetCo, la rete fissa di Tim, sono trascorsi venti giorni e il nodo non è stato sciolto. Ovvero la discrepanza di visioni tra CDP e Vivendi: la prima ritiene che la rete non possa valere più di 15 miliardi di euro; la seconda non converge. Il rischio di un’offerta sbagliata sul valore non è da poco e molti riflettono sul fatto che una mossa del genere richiederebbe un governo nel pieno delle sue forze.

Ita

Il punto è come equilibrerà il nuovo esecutivo la decisione dell’attuale esecutivo di privatizzare la ex Alitalia. La scelta del fondo Certares con Delta e Air France, rispetto a quella alternativa di Lufthansa, offre la possibilità di incidere sulla governance. Non mancano i rischi, come il fatto di dover continuare a ripianare, almeno in parte, le perdite future. Ma la scelta politica di Draghi è fatta, dopo anni in cui veniva chiesta da più parti e dopo la perdita da 3 miliardi nella fase dell’amministrazione straordinaria. Meloni si è detta intenzionata a difendere gli interessi nazionali.

La scelta del fondo Certares rispetto a quella alternativa di Lufthansa porta dei benefici oggettivi? “Premesso che io credo vada posta fine alla vicenda vergognosa di Alitalia e della successiva stagione che ha determinato un pozzo nero di perdite che ha dovuto pagare Pantalone, credo che al primo posto nella scelta della cordata avrebbe dovuto essere messo il vantaggio della proposta industriale per l’Italia – dice a Formiche.net il direttore del Sole 24 Ore Fabio Tamburini – Ho l’impressione che l’offerta franco americana non sia la migliore, ma che per l’Italia poteva essere più conveniente quella della cordata Lufthansa MSC”. Quale l’elemento tecnico che ha fatto orientare il governo verso Certares? “Maggiori garanzie sulla presenza italiana nel consiglio di amministrazione”.

Quale interesse nazionale

Rispetto alle posizioni di agosto, dove Fratelli d’Italia chiedeva di tutelare l’interesse nazionale, nelle ultime settimane c’è stato un cambio di orizzonti da parte del partito di Giorgia Meloni, con un sì alla privatizzazione. È interesse nazionale e anche saper fare un passo di lato? “L’interesse nazionale – aggiunge Tamburini – non è continuare a buttare in un pozzo nero risorse infinite. La ex Alitalia ci è costata negli anni 13 miliardi, una somma imponente. È bene che non si aggiungano altri soldi pubblici a perdite di tale entità”.

Al di là di Alitalia, il nuovo governo inizia con una serie di voci industriali sul tavolo come Mps, Tim e Ilva, con cui dovrà verosimilmente confrontarsi. In questo piccolo lasso di tempo, fino alla presentazione del progetto di bilancio all’Unione europea, quale la priorità delle priorità? “Difficile stabilire una graduatoria – conclude -. Sono tre priorità assolute da sommare alla legge finanziaria da approvare, al Pnrr e al capitolo energia”.

@FDepalo

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