La cooperazione strategica tra Abu Dhabi e Roma è uno dei fattori che può costruire stabilità e sicurezza nel Mediterraneo allargato. Gli Emirati sono interessati ad accrescere il proprio ruolo internazionale, l’Italia al ruolo di attore strategico nel bacino
Dopo mesi di scontro in Europa, causato dall’invasione russa dell’Ucraina, il mondo si mostra come un posto disordinato, in fase di competizione che rischia di andare fuori controllo. La guerra ha alterato gli equilibri geopolitici esistenti anche nel Mediterraneo allargato. I prezzi dell’energia stanno salendo alle stelle e l’Ue è stata costretta a diversificare l’approvvigionamento per ridurre la dipendenza dalle esportazioni russe. Allo stesso tempo, il conflitto sta alimentando l’inflazione e una crisi alimentare globale.
In questo nuovo scenario in evoluzione, la Penisola Arabica — e in particolare i Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) — sta acquisendo un’importanza sempre maggiore.
Ascesa che ha attirato le attenzioni di attori globali come l’Unione europea, la quale sta cercando di costruire il rimodellamento di partnership strategiche basate sull’acquisizione di una nuova, reciproca consapevolezza. Un framework di cooperazione dove l’energia è solo una parte, perché lo scenario è molto ampio e coinvolge la sicurezza e la stabilità di una regione e in cui i Paesi del Golfo possono svolgere un ruolo significativo.
Temi su cui Fondazione Med-Or, sempre molto attenta al Mediterraneo allargato, ha organizzato il seminario “New Horizons for Cooperation between Italy and the Uae”: una due giorni di dialogo per trovare i punti di contatto tra Italia ed Emirati Arabi Uniti, che della regione sono tra gli attori chiave. L’obiettivo è arrivare a un rafforzamento della cooperazione tra Roma e Abu Dhabi e individuare i terreni comuni su cui costruire la futura cooperazione Italia-UAE nel Mediterraneo allargato.
Considerando l’emergere degli Emirati Arabi Uniti come attore di primo piano nel mondo arabo e lo slancio impresso alla regione in seguito all’Accordo di Abramo e al miglioramento delle relazioni tra gli Emirati Arabi Uniti e la Turchia, per l’Italia — che individua nel Mediterraneo allargato uno dei principali ambiti strategici — diventa fondamentale esplorare nuovi approcci.
Rispettivamente al centro del Mediterraneo e del mondo arabo, l’Italia e gli Emirati Arabi Uniti sono entrambi interessati dalla competizione e dai conflitti in Medio Oriente e in Africa, in particolare in Libia e nel Corno d’Africa, alle tensioni nella porzione orientale del bacino, negli scambi tra le varie sponde.
Due i macro-campi fondamentali di cooperazione italo-emiratina: la sicurezza e la stabilità. Concetti concatenati, che toccano i temi della sicurezza energetiche e alimentare, esplosi con il conflitto russo. Ma anche quella sanitaria. di cui la pandemia ha mostrato la necessità. E poi la sicurezza marittima, con Italia ed Emirati che guardano entrambi al mare come vettore strategico.
Dal mare passano le relazioni commerciali, dal mare nascono i contatti culturali storici tra i popoli del Mediterraneo. Ma nel mare si celano anche rischi di destabilizzazione per mano di attori statuali e non; nel mare si trovano reservoir energetici di idrocarburi utili per le necessità del presente, ma fattori delicati di relazioni geopolitiche; dal mare passano i collegamenti che potrebbero guidare i processi di transizione in futuro.
La pandemia e la guerra in Ucraina hanno anche messo in luce la fragilità delle catene di approvvigionamento globali, evidenziando la necessità di investire nella sicurezza di queste, accorciando le catene di approvvigionamento e avvicinando la produzione ai mercati. Ridurre la vulnerabilità del Paese agli shock esterni che influenzano la disponibilità di cibo sul mercato globale è sempre stata un punto prioritario dell’agenda politica degli Emirati. Una visione che ha portato il Paese guidato da Mohammed bin Zayed, anche a causa della crescita demografica, a investire molto in settori innovativi per posizionarsi come leader globale — un esempio le tecnologie agricole sostenibili.
C’e in definitiva una condivisione di interessi che ruota attorno alla ricerca comune di stabilità. Gli Emirati percepiscono l’opportunità di aver un ruolo su un’ampia serie di dossier e hanno compreso che c’è la possibilità di avere un posto nel nuovo ordine mondiale che si sta formando dopo la guerra russa in Ucraina. Da qui si apre per l’Italia l’opportunità di sfruttare l’atmosfera in modellamento che nasce da quella fluidità del sistema internazionale, dove si sono indeboliti i centri di gravità e si assiste a un aumento del regionalismo e al relativo arretramento delle politiche globali.