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Noi al fianco di ebrei e Israele. Il messaggio di Malan (FdI)

Il senatore di Fratelli d’Italia: “È la sinistra che tollera certe posizioni assunte dai suoi esponenti contro ebrei e Israele. Noi siamo coerenti”. La Russa? “Parole di netta condanna verso gli orrori nazi-fascisti”

La nuova destra di Giorgia Meloni è vicina alla Comunità ebraica e allo Stato d’Israele. Senza esitazioni. Tanto che, proprio la premier in pectore, nella giornata in cui ricorre l’anniversario del feroce rastrellamento del ghetto di Roma, ha chiamato la presidente della comunità ebraica romana Ruth Dureghello esprimendole vicinanza nel ricordo di quello che Meloni ha definito “un orrore, che deve essere da monito perché certe tragedie non accadano più”. Ma la vicinanza di Meloni agli ebrei non nasce oggi. “In Fratelli d’Italia certe posizioni contro gli ebrei non sarebbero tollerate. Cosa che invece accade a sinistra”. Il piglio non è polemico, ma di consapevolezza e constatazione. Lucio Malan, senatore di Fratelli d’Italia assicura che lui per primo non avrebbe “mai aderito al partito” se non fosse stato certo “dell’amicizia profonda e del rispetto che Giorgia Meloni ha degli ebrei e dello Stato d’Israele”.

Malan, a destra però non è sempre stato così. 

Fratelli d’Italia è un partito conservatore, ma estremamente moderno. Noi abbracciamo tutti i valori contenuti nella nostra Costituzione. Chi copre d’insulti gli eroi della Brigata Ebraica non sono certo simpatizzanti di partiti di destra. Anzi, è la sinistra a essere molto tollerante nei confronti di esponenti che assumono posizioni irricevibili.

A causa dei suoi post nei quali metteva in dubbio l’esistenza dello Stato d’Israele, l’esponente dem Raffaele La Regina ha dovuto rinunciare alla candidatura. Mi pare un segnale chiaro, no?

Sì, ma è stato un caso isolato. Anzi, lui ha espiato anche le colpe di altri che, in passato, hanno detto cose ben peggiori.

Nella telefonata tra Meloni e Dureghello c’era più della formalità di rito. 

Certo. Ma non mi meraviglia affatto. Le parole espresse da Giorgia Meloni alla presidente della Comunità ebraica manifestano ancora una volta una vicinanza non formale, ma sostanziale. Tanto più in occasioni come queste, che ci fanno tornare alla memoria l’efferatezza dei crimini nazi-fascisti, figli dell’abominio delle Leggi razziali.

All’indomani dell’elezione di Ignazio La Russa a presidente del Senato – fra striscioni, scritte offensive sui muri e attacchi mediatici – si è scatenato un polverone. Come se lo spiega?

Ci sono due spiegazioni. Alcuni esponenti di sinistra rimangono ancorati a un passato divisivo dal quale cercano di individuare qualche legame con la storia di FdI. Il secondo motivo è che, in assenza di argomenti sul presente, si rinvanga il passato.

Il presidente del Senato ha detto che il rastrellamento di Roma rappresenta una “pagina buia della nostra storia”. Se lo aspettava?

Non c’è nulla di cui sorprendersi. L’intervento del presidente del Senato è stato molto ben formulato. Peraltro da alcune espressioni forti utilizzate da La Russa, emerge lampante il senso di profonda condanna verso questi orrori.

 

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