Il TurkStream, inaugurato nel gennaio 2020, ha una capacità annua di 31,5 miliardi di metri cubi ed è composto da due linee offshore di 930 chilometri e due linee onshore separate lunghe 142 e 70 chilometri: così Mosca aggira l’Ucraina come via di transito verso l’Europa
Gas russo “via Erdogan”: mediatore e non solo. Il ruolo di Ankara potrebbe modificarsi (nuovamente) all’indomani del vertice di Astana: non c’è sul tavolo solo il corridoio del grano o l’allargamento della Nato, ma il trasporto del gas che Vladimir Putin ha individuato come nuovo vettore proprio nella Turchia. Recep Tayyip Erdogan è desideroso di aumentare il commercio con Mosca mentre cerca di stabilizzare l’economia turca in vista delle elezioni del prossimo giugno.
In azione
Erdoğan e Putin, annunciano, hanno incaricato i tecnici di procedere alla creazione del centro di fornitura, per immaginare la posizione migliore verosimilmente in Tracia al confine con Grecia e Bulgaria: “Condurranno questo studio. Ovunque sia il posto più appropriato, si spera che stabiliremo questo centro di distribuzione lì”, dicono.
A seguito delle perdite sul Nord Stream, Putin aveva osservato che potrebbe reindirizzare le forniture destinate al gasdotto danneggiato al Mar Nero per creare un importante hub europeo del gas in Turchia: “Potremmo spostare i volumi persi lungo i Nord Stream lungo il fondo del Mar Baltico nella regione del Mar Nero e quindi creare le rotte principali per la fornitura del nostro carburante, il nostro gas naturale all’Europa attraverso la Turchia, creando il più grande hub del gas per l’Europa in Turchia”.
Dove
Il TurkStream, inaugurato nel gennaio 2020, ha una capacità annua di 31,5 miliardi di metri cubi ed è composto da due linee offshore di 930 chilometri e due linee onshore separate lunghe 142 e 70 chilometri: così Mosca aggira l’Ucraina come via di transito verso l’Europa. Ma non solo, perché grazie ad una bretella trasporta il gas in diversi paesi europei, tra cui Serbia e Ungheria.
Il ruolo turco
Un invito, quello russo alla Turchia, che giunge nel solco delle relazioni e delle contingenze pre e post guerra in Ucraina: da tempo la Turchia, membro della NATO, mantiene buone relazioni sia con la Russia che con l’Ucraina ed è stata impegnata in un atto di equilibrio dall’invasione in poi, come la decisione di non applicare sanzioni contro Mosca a differenza delle nazioni occidentali. Erdogan ad Astana si è detto pronto a mediare nel conflitto, per “una pace equa” ma al di là delle dicharazioni è evidente che il dividendo politico incarnato dal gas e dal gasdotto rappresenta qualcosa di più di un semplice atto favorevole, dal momento che investe la ridefinzione delle policies energetiche mediterranee.
Come non citare l’accordo con il governo di Tripoli, tramite cui la Turchia ha deciso di esplorare petrolio e gas nelle acque libiche, che si somma all’accordo tra libano e Israele, e quello tra Egitto e Grecia: un risiko che produce, fisiologicamente, una serie di riverberi a catena sia in Europa che in Medio Oriente.