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Retromarcia tedesca. Il debito comune contro il caro-energia si può fare

Dopo settimane di barricate contro price cap e condivisione del debito per fronteggiare l’impennata delle bollette, ora Berlino apre a un veicolo sul modello del Sure. Purché il denaro sia prestato e non versato a fondo perduto

Se alla fine anche la Germania ha deciso di scendere dalle barricate, una ragione ci sarà. Berlino, finora bastian contrario su price cap ed emissione di debito comune per finanziare la lotta ai rincari dell’energia, potrebbe alla fine cedere ed accettare un Recovery Fund formato energia (qui l’intervista in merito all’economista Stefano Micossi), come chiesto a gran voce in questi giorni dal leader di Confindustria, Carlo Bonomi.

Secondo alcune indiscrezioni raccolte da Bloomberg, il cancelliere Olaf Scholz ribalterà presto la posizione tedesca, arrivando a sostenere l’emissione congiunta di debito dell’Unione Europea per attutire il colpo della crisi energetica, a patto che il denaro raccolto dal mercato venga erogato agli Stati membri in difficoltà sotto forma di prestiti e non di sovvenzioni. Come noto la Germania, le cui finanze versano in uno stato di salute decisamente migliore rispetto a quelle italiane, ha sempre temuto che il debito dei Paesi più fragili possa essere scaricato sui propri conti. Eppure, tale paura potrebbe essere presto vinta.

Scholz avrebbe aperto all’utilizzo di prestiti comuni a margine del recente vertice europeo tenutosi a Praga, la scorsa settimana. Una retromarcia figlia delle aspre critiche di altri leader continentali, per i quali il piano di aiuti domestico tedesco, pari a 200 miliardi di euro, potrebbe innescare squilibri economici nella stessa Europa. Ora, l’emissione di debito comune rappresenterebbe una svolta epocale per il governo teutonico che, insieme ad altri Paesi, tra cui l’Olanda, si è opposto finora a tali misure. Ma gli appelli a un’azione congiunta, primo tra tutti quello del premier uscente Mario Draghi, devono aver sortito l’effetto sperato.

L’architettura del nuovo veicolo, calibrato sull’energia e i suoi costi, sarà verosimilmente quello del Sure, il meccanismo europeo a base di debito comune per il sostegno all’occupazione, finanziato con 100 miliardi di euro raccolti dal mercato e trasformati in prestiti. E pensare che solo venerdì, a Praga, Scholz aveva evitato di dare una risposta concreta alla domanda se la Germania fosse un domani stata favorevole a un altro ciclo di emissione di debito congiunto per affrontare la crisi.

Attenzione però, perché nonostante l’inaspettata apertura, Berlino tira dritto sul suo piano in house che di fatto fissa un tetto al costo del metano. Strategia che prevede, per esempio, che il governo si faccia carico del 100% delle bollette del gas di tutte le famiglie e le piccole e medie imprese tedesche a dicembre. Mentre per marzo sarebbe previsto un tetto al prezzo del metano. Dunque, prima lo sgravio delle bollette del gas di dicembre per tutte le famiglie e le piccole e medie aziende. Poi un cap nazionale al prezzo del gas. E non è finita. Dal marzo 2023 a fine aprile 2024, si punta alla riduzione del costo del gas a 12 centesimi per kilowattora, pur continuando a incentivare misure di risparmio energetico.

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