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Il “giornale di un viaggiatore ordinario” che è letteratura. Lo ha scritto Del Ninno

Il “Giornale di un viaggiatore ordinario” si apre e si chiude più che con la cronaca delle cose viste (innumerevoli e affascinanti) con le suggestioni che l’autore è in grado di raccogliere nel suo “pellegrinaggio” e di trasmetterle al lettore. Per questo Del Ninno è un viaggiatore “straordinario” , checché lui ne dica. La recensione di Gennaro Malgieri

Chi è oggi il “viaggiatore”? Negli affollati aeroporti, sulle intasate autostrade, nelle normali vie secondarie, perlopiù malandate dove si consumano incidenti spesso mortali, ma nessuno riesce a evitarle per raggiungere qualsiasi luogo soprattutto se “fuori mano”, ci imbattiamo in un’umanità la cui frenesia non sappiamo se attribuirla ad una smodata voglia di conoscenza oppure ad un impeto di inquietudine che le impedisce di starsene tranquilla o quanto meno di vivere la vita con moderazione.

Certo, il viaggiatore di oggi non assomiglia in nulla a quello – per restare con in tempi vicino a noi – che abbiamo conosciuto fino alla seconda metà del secolo scorso. La tecnologia, a tutti i livelli, si è impossessata del turismo ed ha costruito la figura del “viaggiatore ordinario”, quel tipo di giramondo che approfittando di offerte allentanti, curiosità eccitanti, crescenti voglie di muoversi verso mondi per lo più sconosciuti, si attrezza come può, con il concorso di agenzie che pullulano ovunque, perfino nei più piccoli borghi, per dare l’assalto al mondo “invisibile” che forse hanno scorto dai sontuosi documentari televisivi o sfogliando una delle riviste più rinomate del settore, come il National Geografic.

Il viaggiatore ordinario ha una sua caratteristica, quella della semplicità. Non si sentirà mai un Mario Appelius o un Bruce Chatwin, ma una persona normale che vuole girare il mondo per il piacere di farlo, per puro gusto della conoscenza, per incontrare se possibile la bellezza fuori dalle mura di cinta della sua città. È diverso dal turista, specie poco nobile ma non disprezzabile di viaggiatore, perché quest’ultimo è caratterizzato dal muoversi in grandi gruppi, i cui viaggi, o per meglio dire, le rapide escursioni programmate sono organizzate da tour operator in ogni momento della giornata, per il loro tempo contingentato come se fossero competitori i cui traguardi sono alberghi e ristoranti, tralasciando le poche rovine distrattamente fotografate soltanto per portarsi qualche traccia del loro passaggio in luoghi esotici.

Il viaggiatore ordinario, pur essendo lontano per interessi, tempi, abbigliamento e curiosità scientifiche da quello tout court , ha una sua “moralità” nello spostarsi per brevi o lunghe distanze: l’approccio alla comparazione del suo mondo con quello degli altri, la disponibilità d’animo ad interiorizzare culture e sentimenti e stili di vita che a nessun turista verrebbe mai in mente.

Può sembrare singolare questo paragone, ma se leggerete lo splendido libro di Giuseppe Del Ninno “Giornale di un viaggiatore ordinario” (Tabula fati, pp.221, €16,00), vi renderete conto che la categoria a cui appartiene l’autore è quella originalissima che sta tra il viaggiatore classico, “epico” potremmo dire, l’avventuriero o il ricercatore di emozioni forti (seguire per esempio le evoluzioni di piccole o grandi guerre, planetarie o tribali) e il viaggiatore che intende “leggere” il mondo con gli occhi dell’ammirato studioso a cui non manca la cultura per comprendere nel profondo ciò che di assolutamente nuovo lo circonda.

Del Ninno appartiene a questa categoria che rientra a pieno nella letteratura, detta anche di viaggio, ma pur sempre letteratura e spesso della migliore, della più attraente e affascinante. La narrazione dei luoghi da parte di Del Ninno, infatti, non è mai banale: si nutre di una profonda preparazione alla quale attinge visitando, per esempio, il bacino Mediterraneo dove il tuffo nei millenni è il dato più seducente di tutto il libro accostando, come fa l’autore, sia pure con la levità del viaggiatore e non l’appesantimento dello storico, fatti e gesta di un lontano passato con gli stili di vita correnti del nostro tempo, regalandoci perle di puro godimento letterario a guisa di un romanzo che nulla concede alla fantasia, ma si ciba di eventi accaduti e che continuano ad accadere.

E infatti, tanto perché il lettore non incorra in equivoci, Del Ninno scrive, a mo’ di “avvertenza”, che il libro sta “a metà strada fra il reportage e il giornale privato, fra l’invenzione narrativa, il saggio di microstoria e la guida turistica”. Oltretutto rivendica, come si diceva, “la sua natura letteraria, e in tale veste si propone al lettore, nella speranza che anche il turista di oggi possa imparare ad essere, magari per pochi giorni, viaggiatore sia pure… ordinario”.

E viaggiando Del Ninno subisce il fascino del Mediterraneo, girato in lungo e in largo nella parte occidentale ed affascina noi che ci troviamo immersi nelle contraddizioni egiziane, turche, e nelle stupefacenti vie di civiltà che segnano la penisola Iberica, per poi condurci nella più magica terra d’Europa tra Russia, Ungheria, Danimarca, per finire a Praga in compagnia di Angelo Maria Ripellino grande conoscitore della città, la più incantevole probabilmente porta d’Europa che s’apre all’Oriente.

Insomma, il “Giornale di un viaggiatore ordinario” si apre e si chiude più che con la cronaca delle cose viste (innumerevoli e affascinanti) con le suggestioni che l’autore è in grado di raccogliere nel suo “pellegrinaggio” e di trasmetterle al lettore. Per questo Del Ninno è un viaggiatore “straordinario” , checché lui ne dica. Non tutti – e di libri di viaggio ne escono moltissimi – sono in grado di raccontare il mondo visto con gli occhi incantati di innamorato delle acque e delle pietre che segnano una civiltà che soltanto la mano di un narratore, come è stato nel passato Ceram, per fare un nome, può descrivere nella sua essenza profonda. Perciò il libro di Del Ninno è di una ricchezza nella quale immergersi per uscire finalmente rinfrancati dal comodo e lungo viaggio in poltrona compiuto per noi. Magari sedentari “ordinari” che non rinunciano ad incontrare l’insolito e la bellezza sfogliando soltanto un ordinario “Giornale di viaggio” che è un diario, ma anche una riuscitissima opera narrativa.

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