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Mettiamo i giovani in Agenda. L’importanza del Servizio civile universale

Nel cinquantesimo anniversario dall’approvazione della Legge n. 772 del 1972 sul Servizio civile, ASviS e Cnesc hanno lanciato il paper “Il Servizio civile universale: giovani, cittadinanza e pace” con alcune proposte al nuovo governo. L’intervento di Filippo Salone, Fondazione Prioritalia e coordinatore Gdl 16 ASviS

Su iniziativa di ASviS, in collaborazione con Cnesc (Conferenza Nazionale enti Servizio Civile) è stato pubblicato il paper “Il servizio civile universale: giovani, cittadinanza e pace”, presentato il 20 ottobre in occasione dell’evento conclusivo del Festival dello Sviluppo Sostenibile intitolato “Verso il 2030: una nuova generazione di idee si fa spazio”.

Il documento è frutto del lavoro e del costante confronto avvenuto in questi mesi tra i coordinatori del gruppo di lavoro riferito all’Obiettivo 16 “Pace, giustizia, istituzioni solide” ed autorevoli esperti esterni e si è avvalso in particolare della collaborazione con la Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile (Cnesc).

In occasione del cinquantesimo anniversario della Legge di istituzione (1972-2002) abbiamo ritenuto di approfondire il ruolo del Servizio civile universale come strumento di pace positiva e di cittadinanza attiva, con cui rispondere ai crescenti bisogni di partecipazione democratica , di integrazione alla vita civile del Paese delle giovani generazioni, in sintonia c Obiettivi dell’Agenda 2030, e in particolare a quelli proposti dal Goal 16 che lega tra loro “pace”, “giustizia” e “istituzioni solide”.

Si può quindi mettere l’accento sull’interrelazione tra cinque principi fondamentali dell’ambito sociale a cui tende il Target 16.b “Promuovere e far rispettare le leggi e le politiche non discriminatorie per lo sviluppo sostenibile” e le azioni di disseminazione del Servizio civile universale: la dignità della persona umana, il bene comune, la sussidiarietà, l’inclusione, la solidarietà.

E in questa interrelazione c’è l’essenza del ruolo che il Servizio civile può avere per i giovani, quali autentici piastrellisti di cittadinanza.

Come già evocato in uno dei più celebri discorsi di Aldo Moro nei giovani c’è ansia famelica di libertà, partecipazione, di giustizia, di eguaglianza, di solidarietà, di dialogo, che pervade la loro esistenza.  Spetta ad essi uno spazio integrale di cittadinanza, che sarebbe ingiusto ignorare o sottovalutare come spazio statico, compiuto, giuridicamente e formalmente delimitato, incapace di muoversi in profondità. Questo spazio profondo ed ampio in tutte le sue dimensioni sociale, civile, culturale, ambientale può essere il Servizio civile universale, interpretato però con una tensione contemporanea, proiettata al futuro.

Le posizioni espresse nel documento delineano quindi il solido e strutturale legame tra l’Obiettivo 16 dell’Agenda 2030 e l’istituto del Servizio civile universale, ponendo spunti e stimoli per riflessioni ampie circa la natura stessa del S.C.U, la sua dimensione di universalità, le traiettorie di ulteriore affermazione e sviluppo, elementi che vengono restituiti e proposti di seguito in forma di proposte sintetiche a beneficio dei decisori politici e dell’insieme degli attori di sistema:

  • l’esigenza di riaffermare senza ambiguità, quale vocazione costitutiva e originale dell’Istituto del SCU, la dimensione della pace positiva con una chiave di lettura non coercitiva ma educativa legandola quindi alla tutela e promozione della legalità, al riconoscimento e la piena realizzazione dei diritti umani, così come dei princìpi costituzionali di solidarietà e sussidiarietà;
  • la valorizzazione del SCU quale motore di sostenibilità, una sostenibilità intesa in primo luogo in chiave sociale, etica, civica, imperniata sull’assunzione da parte degli individui di una corresponsabilità nell’esercizio partecipativo della funzione pubblica attraverso la duplice dimensione di solidarietà e integrazione;
  • la necessità di investire in modo deciso e prospettico sul SCU, con una visione di ampi orizzonti e l’impegno di una dotazione finanziaria e risorse stabili, adeguati nel volume e nella qualità, uscendo senza indugi dal regime di precarietà e incertezza che ha contrassegnato nel passato più o meno recente alcune tappe della storia dell’Istituto;
  • la naturale e ineludibile tensione dell’Istituto verso una compiuta universalità delle nuove generazioni, quale porta di ingresso alla vita civile, alla cittadinanza attiva, alla partecipazione democratica;
  • la potenza unica del Servizio Civile, in un momento di ripartenza e rigenerazione, quale strumento di (ri)composizione e soluzione di conflitti, leva di armonia e pace sociale tra generazioni, classi sociali, gruppi diversamente identificabili, collante sociale e produttore di legami non per omologazione ma per arricchimento derivante dal riconoscimento della diversità dell’altro;
  • l’indivisibilità e unitarietà dell’Istituto, ovvero un maggiore coordinamento, riconoscibilità ed efficacia nella governance del SCU da parte della Presidenza del Consiglio e del Dipartimento (si aspetta a tal proposito il nuovo Piano Triennale in quanto quello 2019-2022 volge al termine);
  • la necessità di consolidare e scalare il modello di sviluppo ibrido pubblico /privato sociale che si avvera e concretizza in tanti progetti territorialmente diffusi di Servizio civile Universale
  • infine, la vocazione europea e globale dell’Istituto, non limitata ai soli progetti all’estero, ma ad una visione di futuro in cui la volontà dei giovani di accedere alla vita civile del Paese viene dimensionata ai principi di cittadinanza globale e sviluppo umano integrale.

Il Servizio civile universale quindi come vero fertilizzante di cittadinanza integrale e integrazione alla cittadinanza, che semina pace sociale e contrasta preventivamente intolleranza, disagio, discriminazioni, violenza.

Tale visione larga del SCU come istituto di “educazione alla pace” è stata peraltro alla base dell’istituzione dei “Corpi civili di pace”  (CCP) disciplinati, in via sperimentale, dalla legge di Stabilità 2014 con l’obiettivo di “promuovere in modo imparziale la solidarietà e la cooperazione, a livello nazionale e internazionale, con particolare riguardo alla tutela dei diritti sociali, ai servizi alla persona e all’educazione alla pace fra i popoli, al monitoraggio del rispetto dei diritti umani, al sostegno della popolazione civile”. Questa regolamentazione nel nostro Paese rappresenta una novità quasi assoluta nel panorama europeo e mondiale, un passo importante che pone le basi per la realizzazione di una più ampia e strutturata “difesa civile, non armata e non violenta” in situazioni di conflitto e di emergenze ambientali.

Con queste proposte ASviS e Cnesc si rendono disponibili ad un confronto col nuovo Governo, che dovrà in tempo breve provvedere al nuovo Piano Triennale SCU 2022-2025, finalizzato a dare nuova centralità strategica al Servizio Civile Universale, quale autentico catalizzatore di cittadinanza nell’ambito di una visione di sostenibilità integrata, in grado di alimentare nei giovani la propria dote di fiducia nella società e nello Stato.

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