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Il fantasma della Dc e il battesimo della legislatura

Governo, futuri ministri e non. Quadro politico in evoluzione con vari scenari e molti retroscena sulla formazione del governo Meloni e il battesimo della 19° legislatura. L’analisi di Gianfranco D’Anna

Giorgia Meloni sfratta la partitocrazia e rilancia la politica. “Noi siamo una cosa completamente diversa da tutto quello che è stato visto finora. Non ci ispiriamo a nessuno ma siamo la nostra storia e vorremmo essere noi domani un modello di ispirazione per gli altri”, ha affermato la leader di Fratelli d’Italia all’assemblea dei parlamentari neo eletti e confermati del partito di maggioranza relativa del centrodestra, sancendo la metamorfosi politica della propria leadership.

Contegno costituzionale e cautela dialettica, saggezza politica e intransigenza sulla competenza essenziale nella scelta dei ministri del primo governo guidato da una premier: la svolta di Lady Giorgia – come confidenzialmente viene chiamata con ammirazione e rispetto negli ambienti politici – rappresenta già un cambio d’epoca del quale non si intravede al momento la portata e che sembra comunque destinato a modificare non soltanto gli assetti istituzionali, ma anche gli stessi rapporti di forza all’interno delle forze politiche e soprattutto della maggioranza di centrodestra.

Facile prevedere che a Palazzo Chigi, la forza centripeta del dinamismo di Giorgia Meloni, in continuità con l’esperienza di Draghi, catalizzerà le fibrillazioni dei leghisti e dei seguaci di Berlusconi sempre più preoccupati dalle derive di Matteo Salvini e del fondatore di Forza Italia.

All’orizzonte del battesimo della 19° legislatura si intravede anche una mutazione politica che potrebbe segnare una sorta di riedizione dello spirito della Dc senza i democristiani. Una nuova classe politica di governo formata dai nipoti degli eredi di De Gasperi , Sturzo e Almirante in versione europea e atlantica.

Un insieme omogeneo di forze politiche e opinione pubblica laica, moderata e cattolica, pronte a includere l’ala popolare del Pd e a confrontarsi con Azione. Per stabilizzare l’Italia, non soltanto per i Fratelli, ma per per tutti i figli d’Italia.

Entrata nella storia prima ancora di iniziare, la diciannovesima legislatura é in ogni caso destinata a imprimere una profonda svolta politica all’assetto istituzionale del Paese. La riduzione dei parlamentari, la prima Premier donna e l’indispensabile accelerazione delle riforme per il completamento del Pnrr, rappresentano soltanto alcuni dei cardini di una legislatura che si preannuncia densa di colpi di scena all’interno dei partiti e delle istituzioni.

Dietro la cortina fumogena e le mosse tattiche per la formazione del nuovo governo, che la prassi costituzionale prevede venga presieduto dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, sarà il termometro dell’elezione dei Presidenti di Camera e Senato a indicare lo stato di salute della maggioranza di centrodestra e della variegata opposizione formata da Pd, 5 Stelle, Azione e sinistra ecologista.

A Montecitorio è necessaria una maggioranza dei due terzi nelle prime due votazioni (la seconda computa tra i voti anche le schede bianche) e poi dalla terza è sufficiente la maggioranza assoluta. A Palazzo Madama sono previste due votazioni a maggioranza assoluta dei componenti mentre nella terza basterà la maggioranza semplice. Se dovessero tutte andare a vuoto, la quarta votazione prevede il ballottaggio tra i candidati che al terzo scrutinio hanno ottenuto più voti. Dall’elezione del Presidente del Senato, Ignazio La Russa di FdI o Roberto Calderoli della Lega, dipende l’eventuale nomina dell’uscente ministro leghista Giancarlo Giorgetti o di un altro esponente della Lega, Riccardo Molinari, alla Presidenza della Camera.

Il check up degli equilibri all’interno dei partiti sarà evidenziato anche dall’elezione dei capigruppo parlamentari. Emblematicamente il 13 ottobre, i deputati inaugureranno la prima seduta della Camera passando sotto le fotografie “ A testa alta” della mostra allestita nei corridoi di rappresentanza in occasione del trentesimo anniversario delle stragi di mafia in cui hanno perso la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e a quarant’anni dagli assassinii di Pio La Torre e di Carlo Alberto dalla Chiesa.

Dopo l’incardinamento dell’assetto parlamentare e, fra il 16 e il 18 ottobre, l’avvio delle consultazioni del Presidente della Repubblica e il conferimento dell’incarico a Giorgia Meloni, il mosaico costituzionale del nuovo Governo potrebbe essere già stato definito in maniera da procedere celermente al dibattito sulla fiducia e consentire alla neo Premier di partecipare, dal 15 al 16 novembre a Bali al G20 dell’Indonesia.

Un esordio internazionale che coinciderà con la definizione della legge di bilancio da approvare entro fine anno e che è stata scritta a quattro mani col governo Draghi uscente.

La rotta del governo Meloni lascia intravedere alcuni scogli da superare. I principali riguardano la definizione dei ruoli ministeriali del leader della Lega, Matteo Salvini, e dell’esponente di punta di Forza Italia, Licia Ronzulli. Nonché la scelta strategica del Ministro dell’economia.

Il puzzle dei dicasteri presenta ancora margini di alternative al Ministero della Giustizia fra il neo parlamentare di Fratelli d’Italia ed ex magistrato Carlo Nordio e la Presidente uscente del Senato Elisabetta Casellati.

Più che la Farnesina, che resterà in ogni caso ancorata all’Alleanza Atlantica e all’Occidente, via Arenula assumerà infatti una particolare funzione riformista nel complesso e delicato settore della giustizia. A cominciare dalle indicazioni dei 10 componenti laici del nuovo Csm di nomina parlamentare.

Se la storia della 19° legislatura é ancora tutta da scrivere – sottolineano gli ambienti della nuova maggioranza di governo – bisogna tenere ben presente che, come sosteneva l’astrofisico Stephen Hawking, “siamo noi a creare la storia e non la storia a creare noi.”


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