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Cosa può insegnare l’industria alla futura Difesa Ue secondo Profumo

A Bruxelles, l’amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo, delinea le ricette dell’industria per l’obiettivo della Difesa europea: prevedibilità per gli investimenti e coordinamento sui prerequisiti, in modo da ridurre la frammentazione di piattaforme nel Vecchio continente. Il tutto, mantenendo le capacità produttive europee, ma rimanendo sempre integrati nelle capacità della Nato

La chiave per una Difesa europea passa anche per una industria europea, e al fine di tutelarla e svilupparla c’è bisogno, innanzitutto, di prevedibilità. A dirlo è stato l’amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo, intervenuto nel corso della conferenza annuale sul bilancio europeo a Bruxelles, nel panel dedicato alla dimensione della Difesa e della sicurezza. “Se vogliamo aumentare le nostre capacità di produzione non possiamo farlo semplicemente per riempire i nostri depositi” ha spiegato Profumo, riferendosi alla necessità espressa da molti Paesi europei di ricostruire le proprie scorte militari, intaccate dagli aiuti inviati all’Ucraina, “devono esserci anche degli ordini”.

Prevedibilità all’industria

Per il manager, infatti, l’industria deve essere messa nelle condizioni di poter prevedere quale potrebbe essere la domanda del futuro prossimo. Sull’argomento era intervenuto poco prima anche Mircea Geoană, vice segretario generale della Nato. “Se fossi l’amministratore delegato di una grande azienda della Difesa guarderei all’esempio dei vaccini per il Covid-19, un picco di esigenza durante l’emergenza e poi il crollo”. Sottolineando come la Nato e l’Ue debbano essere in grado di dare prevedibilità all’industria. Senza di questa, non sarebbe infatti possibile pianificare gli investimenti, né i piani di crescita o le strategie. E per fare questo, secondo Profumo, l’obiettivo è arrivare ad avere “una politica europea in materia di pubblici appalti”.

Tutelare il comparto europeo

Importante per Profumo è anche decidere dove spendere le risorse messe a disposizione per il settore. Mentre sempre più Paesi decidono di raggiungere, o superare, la soglia del 2% alla Difesa nei prossimi anni, con una spesa complessiva che arriva a seicento miliardi di euro, bisognerà decidere come utilizzare questi forni. “Se questi soldi verranno spesi al di fuori dell’Ue – ha ammonito Profumo – questo equivarrebbe a chiudere il mercato europeo per i prossimi venticinque anni, perché ogni piattaforma dura a lungo” Secondo il manager, una tale scelta indebolirebbe l’industria europea “e se indeboliamo l’industria europea, in futuro non avremo nemmeno le capacità tecnologiche e non saremo in grado di far fronte a tutte le sfide”.

Autonomia produttiva, ma dentro la Nato

È questa la lettura che Profumo ha voluto dare anche al concetto di autonomia strategica, declinata nel “mantenere le capacità di produzione in Europa”. Per il ceo di Leonardo, l’assioma è chiaro “senza una industria della difesa europea non avremo nemmeno una difesa europea e non avremo nemmeno una voce in capitolo sulla scena internazionale”. Questo, tuttavia, non significa assolutamente una autonomia dalla Nato, e anzi le capacità di difesa europee dovranno necessariamente essere integrate nell’Alleanza Atlantica, “ma senza una base tecnologica, non avremo a disposizione le capacità di Difesa”.

Ridurre la frammentazione

Quello che conta in particolare, dunque, non è soltanto spendere di più “conta spendere meglio”. Il problema sottolineato da Profumo, infatti, è che spesso in Europa mancano prerequisiti comuni che permettano di ridurre gli sprechi fornendo al contempo un prodotto efficace e all’avanguardia. “Abbiamo oggi, per esempio, l’NH90, un elicottero Nato cofinanziato da diversi Paesi”, ma ciascuno dei Paesi ha nel suo inventario una versione leggermente diversa da quella degli altri: “Abbiamo una piattaforma comune – lamenta ancora Profumo – ma requisiti nazionali per gli elicotteri sono troppi diversi tra una nazione l’altra, e questo aumenta i costi”. Manutenzione e riparazioni, per fare solo degli esempi, richiedono modifiche ad hoc a seconda del modello, aumentando una frammentazione europea ormai insostenibile. “Ci vuole un coordinamento internazionale e dei prerequisiti, e su questo l’Ue può fare veramente molto”. Avere dei sistemi di difesa più coordinai e la stessa piattaforma in comune tra Paesi diversi permetterebbe, infatti, di ridurre i costi, incrementando allo stesso tempo l’interoperabilità.

Una mappa tecnologica

Infine, per Profumo è necessario redigere una “mappatura delle tecnologie europee”. Per il manager tutti i Paesi tutelano, giustamente, le proprie capacità, ma diventa necessario arrivare a un coordinamento che permetta un migliore sviluppo dell’Europa nel suo insieme. “Per esempio, dobbiamo capire che la Francia è forte in una data cosa, la Germania per un’altra” e così via. In questa mappa, inoltre, dovrebbe rientrare a pieno titolo anche il Regno Unito: “L’Unione europea fa comunque parte dello spazio europeo, e la Gran Bretagna spende l’equivalente di un quinto del bilancio europeo per la Difesa”, per questo Londra deve essere tenuta parte del quadro.



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