Mediterraneo, Balcani, Medio Oriente, Indopacifico: non più solo punti cardinali ma cardini di un nuovo ordine geopolitico da amministrare e non da subire
Non solo guerra ma, a maggior ragione dopo la guerra in Ucraina (con tutte le sue chirurgiche conseguenze come grano, energia, rischio terrorismo), è stata certificata l’importanza ormai fondamentale della politica estera nel peso specifico di ogni governo. Giorgia Meloni da subito si è posizionata dalla parte degli aggrediti e non degli aggressori, distendendo la strategia che l’ha portata a vincere le elezioni su una strada di puro euroatlantismo, pur rivendicando i distinguo europei in seno alla gestione dell’Ue.
Oggi, a un passo dal ricevere l’incarico di formare il governo, e all’indomani delle parole di Silvio Berlusconi sulla Russia, c’è il richiamo a un nuovo interesse nazionale italiano da trovare fuori dai confini nazionali.
Da punti cardinali a cardini
Lo ha detto l’ex ministro degli Interni Marco Minniti, in occasione della presentazione romana del libro del direttore di Repubblica Maurizio Molinari (“Il ritorno degli imperi”), che l’interesse nazionale italiano oggi è nelle dinamiche internazionali, e propone che il primo atto del nuovo governo sia convocare i due rami del Parlamento in seduta comune per discutere della collocazione internazionale. Il ragionamento riguarda non solo le percezioni leghiste verso il Cremlino (secondo il neo presidente della Camera, Lorenzo Fontana, le sanzioni alla Russia potrebbero essere un boomerang) ma anche il primo approccio che verrà scelto verso Parigi e Berlino, passando per una Londra terremotata dalle scelte di Liz Truss.
Passaggio ribadito in un tweet anche da Enrico Letta: “Domanda per Giorgia Meloni: Chi danneggia l’Italia all’estero? L’opposizione che fa l’opposizione? Il Presidente della Camera che delegittima le sanzioni Ue alla Russia? Gasparri contro la 194? Berlusconi che riallaccia i rapporti con l’invasore dell’Ucraina?”.
Quali e quante relazioni
Mentre si sono insediati due nuovi ambasciatori italiani, Paolo Dionisi in Thailandia e Paolo Toschi in Qatar, la Farnesina è molto attenta per via della visita a Roma del presidente francese Emmanuel Macron: tra l’altro dall’Eliseo fanno sapere che Macron non ha in programma di vedere Meloni a Roma, ma un incontro tra i due “non è totalmente escluso” visto che le diplomazie ci stanno lavorando e che già da un po’ esiste un canale diretto tra Eliseo e via della Scrofa. Ma al di là di questo, appare sempre più evidente come le relazioni internazionali e la tenaglia russa contro “Meloni l’atlantista” restano due punti fondamentali.
Sul primo punto non si può non citare il ruolo della Turchia, che nonostante un’inflazione all’87% è riuscita a trasferire ben 7,5 milioni di tonnellate di grano ucraino e a farsi player strategico in Libia e nel Caucaso. Minniti ritiene che avendo Recep Tayyip Erdogan svolto il ruolo di mediatore in tutte queste partite (delicate e connesse) dovrebbe essere dal nuovo governo valorizzato al pari del numero uno dell’India, tra l’altro “vero competitor della Cina, perché senza Nuova Delhi siamo ciechi visto che è la prima potenza demografica del mondo”.
Per cui Mediterraneo, Balcani, Medio Oriente, Indopacifico non sono più solo punti cardinali ma cardini di un nuovo ordine geopolitico da amministrare e non da subire.