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Perché bisogna cambiare (in fretta) la legge elettorale. La petizione di Pisicchio

“Il nostro è il tentativo di dare voce al corpo elettorale, restituendo la prerogativa di scegliere. È un’iniziativa che si muove perfettamente nel solco degli input del Consiglio d’Europa”. Conversazione con Pino Pisicchio, docente di Diritto comparato (Unint)

Restituire la facoltà di scelta dei propri rappresentanti in Parlamento agli elettori. In che modo? Cambiando la legge elettorale. Non è una dichiarazione di principio, ma uno dei cardini – forse il principale – sul quale si articola la petizione lanciata su change.org da Pino Pisicchio, ex sottosegretario in quota democristiana nell’aria donachettiana, docente di Diritto comparato Unint.

Per la verità la petizione prende le mosse da una richiesta che Pisicchio, assieme ad altri costituzionalisti, avanzò mesi fa al Parlamento. L’obiettivo – ora come allora – era quello di modificare la legge elettorale in senso proporzionale, con voto di preferenza. La convinzione dell’ex parlamentare è che sia “ingiusto che un cittadino non possa esercitare il suo diritto di scegliere chi lo deve rappresentare”. Lo svolgimento delle ultime elezioni, giocate sul filo del Rosatellum (un po’ proporzionale e un po’ maggioritario), ha probabilmente riacceso il desiderio di cambiamento in Pisicchio e nel gruppo di sottoscrittori.

Pisicchio, all’interno della petizione è contenuto un appello molto chiaro al Parlamento. Lavorare affinché si giunga a “un sistema proporzionale con voto di preferenza plurimo, in una chiave che rispetti i principi costituzionali del voto “uguale”, e valorizzi, insieme alla parità di genere, anche la solidarietà tra i candidati della stessa lista, in una stagione in cui l’effetto maggioritario è già dato dalla riduzione dei parlamentari”. Questa legge elettorale ha dei profili di incostituzionalità?

Il nostro è il tentativo di dare voce al corpo elettorale, restituendo la prerogativa di scegliere. Certo, a mio giudizio il Rosatellum presenta dei profili di incostituzionalità, quanto meno in alcuni aspetti. Senz’altro c’è una collisione evidente rispetto agli articoli 48 e 67 della Costituzione. In sostanza, con questo meccanismo, il parlamentare risponde solamente a chi l’ha posizionato in lista.

Con il sistema dei collegi uninominali ha avuto successo il candidato che aveva un posizionamento più alto nelle liste.

Sì, ed è il contrario di quanto i cittadini vorrebbero. Ricordo che quando entrai io in Parlamento, raccolsi circa ottantamila preferenze. Persone che avevano esercitato la loro facoltà di scegliere un candidato. Questo sistema, in qualche modo, stravolge il meccanismo: se si vota la lista bloccata, chi è al vertice nel posizionamento della lista viene eletto automaticamente.

Qual è l’effetto di questa modalità di elezione?

Avere di fatto un Parlamento cooptato, che non conta più nulla. Basti pensare che attualmente i parlamentari legiferano solamente per il 15%. Il resto è ratifica di prodotti legislativi di provenienza governativa. Questo perché il parlamentare, per avere una chance di proseguire il suo mandato, deve stare accucciato al cospetto di chi compone le liste.

Che tempi prevede per la realizzazione della sua proposta?

Contiamo di raccogliere le firme ancora per qualche settimana, poi presenteremo la nostra iniziative alle Camere. Peraltro è un’iniziativa che si muove perfettamente nel solco degli input del Consiglio d’Europa. Sulla necessità di cambiare questa legge elettorale c’è un consenso abbastanza diffuso. Non so quanto questa sia una priorità, ma sarebbe auspicabile che la legge elettorale venisse cambiata all’inizio della legislatura.

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