Macron a Roma nei giorni caldi per la formazione del nuovo governo italiano. Per il presidente francese la presenza, con Mattarella, al dialogo interreligioso organizzato da Sant’Egidio è una priorità strategica
Il 27 settembre la Comunità di Sant’Egidio ha inviato gli inviti per l’incontro internazionale organizzato dal 23 al 25 ottobre dal titolo “Il grido della pace. Religioni del mondo in dialogo”. Presenti annunciati all’evento, il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, e l’omologo francese, Emmanuel Macron.
I due si vedranno all’auditorium “La Nuvola” di Roma, ma la presenza di Macron nella capitale francese è parte di una visita che passerà anche da una colazione al Quirinale e incontri istituzionali. Incontri che si tengono anche nel quadro del trattato Italia-Francia siglato il 26 novembre 2021, e che per Roma arriveranno in giorni particolari.
Durante il prossimo fine settimana potremmo essere infatti nei giorni decisivi per il nuovo governo italiano (è presumibile che ci si troverà tra la presentazione della lista dell’esecutivo, il giuramento, o la fiducia parlamentare). Una fase di partenza per la destra che guiderà il Paese.
Tanto che qualcuno più malizioso critica la presenza di un capo di Stato straniero a Roma in quel momento centrale per la democrazia italiana, come fosse un’azione di disturbo — anche considerando qualche distanza politica tra le visioni di Macron e quelle del potenziale governo che Giorgia Meloni, vincitrice delle elezioni, guiderà.
Tuttavia si tratta di critiche disinnescabili con la ricostruzione dei fatti, considerando che la pianificazione della visita del presidente francese è in corso da mesi (poteva essere modificato il viaggio per aspettare l’insediamento del nuovo governo, ma d’altronde l’interlocutore dell’Eliseo è il Quirinale). Che la visita era in preparazione lo conferma la presenza del fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, all’Eliseo, a giugno (quando nessuno immaginava elezioni a settembre).
Europa, Africa, pace e dialogo interreligioso fra i temi di quel colloquio guidato da Riccardi, passaggio che ha anticipato l’invito al francese a discutere secondo un’agenda di priorità simile all’evento di domenica 23. E per Macron, tanto quanto le relazioni con l’Italia, quegli argomenti hanno valore strategico.
Se l’Europa è il tema di condivisione con Roma, e l’Africa uno di sovrapposizione per un rinnovato (dal Trattato del Quirinale) percorso di cooperazione e collaborazione, il dialogo interreligioso è una priorità per l’Eliseo. E in questo la sponda di mondi come Sant’Egidio è importante. Il dialogo tra religioni per Macron è un tema centrale pensando all’Islam, e alla tenuta sociale.
È la lotta di un capo di Stato per salvaguardare una traiettoria strategica. “L’Europa deve riaccendere la fiaccola dei suoi valori”, ma questa “non è una guerra di civiltà”, spiegava un paio di anni fa Macron. Secondo lui questa è la difesa dello Stato francese – e in generale dell’Occidente – da spaccature profonde che possono diventare faglie in continuo movimento, aperture nel contesto sociale che rendono lo Stato incapace di agire in modo univoco. È il riconoscimento del valore cruciale (e strategico) dell’assimilazione contro il separatismo.