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Anche la maggioranza sarà a geometrie variabili. La previsione di Galli

Nell’elezione dei presidenti delle Camere si è fatta male soprattutto Forza Italia? C’è chi nel centrodestra si sta preparando ad una nuova fase? Risponde uno dei maggiori politologi italiani. “La bicamerale non serve, può procedere il Parlamento. Meloni? Con forte capacità di ladership”

Non c’è solo un pezzo dell’opposizione ad aver incarnato quella geometria variabile che si è materializzata nell’elezione di Ignazio La Russa a presidente del Senato, ma secondo il prof. Carlo Galli, uno dei maggiori politologi italiani, il fenomeno si verifica anche dentro la maggioranza.

Ma non era Salvini (e non Berlusconi) l’elemento inaffidabile della maggioranza? Vede più un’opposizione interna a FdI, che non in Parlamento?

In Parlamento c’è una parte dell’opposizione, cioè i centristi, che si oppone poco, ma anche una parte del Pd. Infatti, come come tutti sanno, per fare il risultato di La Russa ci sono voluti anche dei voti dem o Cinque Stelle, utili insomma per pura ragion di matematica. Ma a geometria variabile è anche l’opposizione interna, perché ieri l’opposizione è stata sostanzialmente Forza Italia, ma la Lega resta un punto di domanda per affidabilità internazionale. Una cosa è certa: mi pare di capire che Giorgia Meloni ha una forte capacità di leadership e si è dimostrata estremamente determinata nel portare a casa i risultati. Speriamo che capiti lo stesso con i poteri europei.

Questo elemento della determinatezza crede che possa essere utile anche nella composizione della famosa squadra di governo dei migliori?

Io penso di sì. Lo abbiamo visto in passato, con una coerenza di FdI nello stare all’opposizione e adesso una certa inflessibilità nelle trattative con i suoi stessi alleati: se questo è il segno della sua leadership, beh, insomma non è male di per sé. Poi bisogna che la determinazione venga manifestata verso le direzioni giuste e non verso direzioni sbagliate. Però sapere che abbiamo un presidente del Consiglio dei ministri poco malleabile e molto sicuro di sé non è una cattiva cosa.

Quale può essere il punto di caduta successivo della disponibilità del centrismo ad essere utile alla bisogna?

Vedo in primis un elemento personalistico, perché per Renzi è quasi invincibile la smania di protagonismo. Però c’è anche un calcolo politico: ieri ha voluto far vedere come questa destra è poco unita e poco affidabile e sottolineare che, quando c’è bisogno, lui c’è. Per cui nel futuro prossimo penso ci potrà essere sempre pronto un soccorso centrista che però si farà pagare politicamente, e ciò toglie mordente sia a Berlusconi che così sa che se i suoi vengono meno c’è qualcuno che li sostituisce, sia a a Salvini. Perché, ripeto, oggi per lui è una giornata di trionfo ma insomma, in avvenire potrebbero esserci anche giornate molto più problematiche per lui.

Stando anche dalle prime parole del presidente del Senato Ignazio La Russa è stata rimarcata la volontà di fare le riforme insieme, provando a modificare la seconda parte della carta. Quali gli strumenti utili e fin dove possono spingersi?

Lo strumento istituzionale può essere solo il Parlamento o una Bicamerale che, su legittimazione delle Camere, lavora e presenta il risultato del proprio lavoro al Parlamento, che è l’unico titolato a riformare la Costituzione e a modificarla. Ma va notato che le bicamerali hanno sempre portato molto male. Però altro discorso è l’opportunità. Io sono abbastanza scettico sull’opportunità di cambiare la Costituzione. Quello che non va nel nostro Paese non è la Costituzione, ma la scarsissima qualità del ceto politico e la sua irresponsabilità. Posto che si pensi alla necessità di una riforma della Costituzione, sarebbe largamente sufficiente l’istituzione del cancellierato che non è l’elezione popolare del premier. Fondamentale sarebbe la sfiducia costruttiva, cioè la maggioranza può essere cambiata solo se si trova una configurazione parlamentare differente a ciò si aggiungerebbe l’esplicita previsione della superiorità del canncelliere sui ministri. si tratta però di mantenere, questo È il mio parere, la struttura parlamentare della nostra Costituzione e della nostra democrazia, perché fa parte della storia d’Italia. Il presidenzialismo o il semipresidenzialismo non hanno in sé controindicazioni dal punto di vista del tasso di democraticità. Non è questo il punto.

E quale?

Il punto è che le istituzioni sono dei vestiti che devono andar bene a un corpo specifico. Il corpo politico italiano è sempre stato governato attraverso un sistema parlamentare, a parte vent’anni di fascismo. L’Italia è un paese plurimo, è un paese fortemente diversificato al proprio interno e l’unità democratica la si costruisce attraverso il pluralismo dei partiti in Parlamento. Naturalmente questi partiti devono essere partiti seri che si prendono delle responsabilità nazionali davanti all’intera cittadinanza. Per cui l’idea di forzare la politica facendo convergere il voto popolare tanto sul Parlamento quanto su una figura apicale, poniamo il Capo dello Stato che diventa anche presidente del Consiglio dei ministri, come è nel disegno di legge depositato nel 2018 alla Camera a prima firma Meloni, ecco una cosa così genera grosse contraddizioni istituzionali fra due organi, entrambi eletti.

Ovvero?

Sarebbe una forzatura. Ripeto, se necessario, si può andare verso una trasformazione del presidente del Consiglio dei ministri in cancelliere conferendogli più potere del presidente del Consiglio dei ministri italiano. Ma oltre questo non andrei.

In che modo procedere?

Secondo me la Bicamerale è un passo inutile. Si può procedere in Parlamento se c’è la volontà di convergere da parte di tutte le forze. Questa convergenza può manifestarsi già dentro le aule parlamentari, e non c’è bisogno che si manifestino in una bicamerale. Ma sinceramente non so se questo sarà il primo problema del nuovo governo. Vedo invece come priorità le bollette e la spesa energetica: un bel problema che non si risolve con una bicamerale.


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