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Mare, porti e geopolitica. Programmi e obiettivi dei dicasteri chiave

Salvini o Musumeci? Visto che le deleghe (che riguardano anche la sicurezza sottomarina) verranno meglio definite non prima di una quarantina di giorni, c’è tutto il tempo per gestire al meglio una divisione di compiti che, vista la peculiarità dell’argomento, non è una questione di poltrone ma di policies

Lo ha ricordato pochi giorni fa l’ex presidente del Consiglio e senatore a vita Mario Monti che le parole pronunciate da Giorgia Meloni (“chiunque non sia atlantista o non europeista non appartiene al mio governo”) sono una dichiarazione scolpita nel marmo. Ovvero toccano non soltanto la collocazione euroatlantista dell’Italia e di chi la governa, ma innescano una serie di riverberi procedurali in dossier chiave come le infrastrutture portuali, quelle logistiche e quelle energetiche, accomunate dal fattore geopolitica.

Sicurezza sopra il mare

In evidenza, così come è emerso da subito dopo il giuramento, c’è la competenza sui porti che concerne sia l’elemento delicato della lotta all’immigrazione clandestina (Matteo Salvini oggi ha incontrato il comandante generale della Guardia Costiera, ammiraglio Nicola Carlone) sia anche la gestione, altrettanto delicata, dei porti italiani in un momento caratterizzato dall’ultrainvasività cinese, come dimostra l’acquisizione da parte di Cosco del 35% del porto di Amburgo in ottica Via della Seta e la scalata cinese nel porto algerino di El-Hamdania, candidato a diventare il secondo porto di acque profonde più grande dell’Africa.

Come è noto la Lega vorrebbe evitare una sovrapposizione con il ministero delle Infrastrutture guidato da Salvini, dal momento che non si possono “scindere opere portuali da problemi legati al traffico”, dicono fonti del Carroccio. Ma il ministro del sud, Nello Musumeci, vorrà gestire non soltanto il coordinamento tra tutte le amministrazioni che hanno deleghe sul mare, ovvero Difesa, Marina Militare, agricoltura, pesca, ambiente, dragaggi ma anche altro, come da abbecedario del suo dicastero. Il riferimento è alla sicurezza sottomarina.

Sicurezza sottomarina

Le Forze armate italiane da tempo dedicano una particolare attenzione al dominio marittimo, anche per via della nuova partita che attorno ad essa si sta giocando alla voce infrastrutture strategiche sottomarine, che sono fondamentali nel processo dell’approvvigionamento energetico. Per proteggere tali infrastrutture “bisognerà, in accordo con le industrie, creare via via dei sistemi di intervento rapido” ha detto recentemente da queste colonne l’ammiraglio Sanfelice di Monteforte. Il Mediterraneo, dalla crisi in Crimea in poi, e senza dimenticare l’emergenza libica, è tornato ad essere il fronte principale della geopolitica a cavallo tra due quadranti strategici come l’euromediterraneo e il mediorientale.

Per cui, visto che le deleghe verranno meglio definite non prima di una quarantina di giorni, c’è tutto il tempo per organizzare al meglio una divisione di compiti che, vista la peculiarità dell’argomento, non è una questione di poltrone ma di policies.

Mise

Non solo porti o infrastrutture, ma utilities, prodotti e contratti. Sburocratizzazione e difesa dall’esproprio della tecnologia italiana sono i primi punti di cui, secondo il neo Ministro Adolfo Urso, il suo dicastero dovrà occuparsi accanto alla richiesta di più energia “senza preclusione sulle fonti”. Allargare la base produttiva è l’altro imperativo di Urso, con un’occhio di riguardo alla costruzione dell’autonomia strategica europea per quanto concerne il digitale, i chip e i semiconduttori. La questione si intreccia anche al Digital Markets Act europeo, pubblicato sulla gazzetta ufficiale Eu (ma sarà operativo da maggio 2023), con in pancia nuove regole per i big tech che controllano l’accesso ai mercati di cittadini e imprese.

@FDepalo

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