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Governo Meloni, a chi (e come) la delega 007? Piccola guida ragionata

L’incarico può essere conferito a un sottosegretario di Stato o a un ministro senza portafoglio che non eserciti altre funzioni di governo, a parte quella per la cybersicurezza. Altrimenti, serve cambiare la norma (il precedente c’è, riguarda Gianni Letta). Ecco perché si tratta di una figura cruciale, anche se il presidente del Consiglio resta il titolare della responsabilità

Una delle prossime mosse di Giorgia Meloni potrebbe essere l’indicazione di un’Autorità delegata. È quella figura a cui il presidente del Consiglio può delegare le funzioni in materia di sicurezza della Repubblica che non gli sono attribuite in via esclusiva.

Come si procede in questi casi?

La legge 124 del 2007, che ha riformato il comparto intelligence ormai 15 anni fa, prevede che l’incarico di Autorità delegata debba essere ricoperto da un sottosegretario di Stato o da un ministro senza portafoglio, il quale non può esercitare altre funzioni di governo, se non in materia di cybersicurezza.

C’è un precedente, però. È quello di Gianni Letta, a cui fu conferita la delega in materia di sicurezza mentre era anche sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Era il periodo dal 2008 al 2011, con Silvio Berlusconi presidente. Allora, il decreto-legge 16 maggio 2008 numero 85, convertito con modificazioni dalla legge 14 luglio 2008 numero 121, aveva abrogato il comma 2 dell’articolo 3 della legge numero 124 del 2007. Tale norma prevedeva che l’Autorità delegata “non può esercitare funzioni di governo ulteriori” rispetto a quelle della delega alla sicurezza della Repubblica. A questo punto, abrogato il vincolo, con un successivo decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 16 luglio 2008, il presidente Berlusconi aveva conferito le deleghe al sottosegretario Letta.

A fine 2011 cade il governo Berlusconi e si insedia quello presieduto da Mario Monti. È con questo esecutivo che vengono operate modifiche al sistema di informazione. La legge 133 del 2012 ha previsto il ritorno della norma dell’esclusività dell’incarico di Autorità delegata come comma 1-bis dell’articolo 3.

Ecco perché, se Meloni volesse affidare le deleghe alla sicurezza della Repubblica ad Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, in questo contesto internazionale che richiede un’importante attenzione all’intelligence sarebbe necessario un intervento normativo, che potrebbe essere agganciato a uno dei primi decreti-legge disponibili.

Guardando oltre la scelta politica, ci permettiamo di sottolineare l’importanza dello strumento della delega, per quanto il presidente del Consiglio resti il titolare della responsabilità e di alcune funzioni in via esclusiva.

Come ha spiegato in passato su Formiche.net il prefetto Adriano Soi, nella legge numero 124 del 2007 appare evidente che il ruolo dell’Autorità delegata “è decisivo per presidiare contemporaneamente due fronti: quello di raccordo e filtro quotidiano, con il supporto del Dis, tra le agenzie operative e il presidente del Consiglio; quello delle relazioni tra il presidente e i ministri che compongono l’organo collegiale, che nel caso italiano è il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica”.

Nel frattempo, l’anno scorso è stato aggiunto un nuovo fardello all’Autorità intelligence. Lo prevede il decreto-legge 14 giugno 2021 numero 82 convertito dalla legge 4 agosto 2021 numero 109, che ha istituto l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale: il presidente del Consiglio, “ove lo ritenga opportuno, può delegare” all’Autorità intelligence anche le funzioni in materia di cybersicurezza. Che sono sempre più cruciali in questa fase. “Viviamo il tempo del digitale, del cibernetico”, in cui “la minaccia ibrida ha ormai da tempo preso il sopravvento sulla guerra fisica”, ha spiegato nelle scorse settimane il prefetto Franco Gabrielli, Autorità delegata dell’ex presidente del Consiglio Mario Draghi.

In effetti, c’è da tenere presente che, proprio la nuova legge sulla cybersicurezza voluta da Gabrielli, prevede che ove il presidente del Consiglio decida di delegare le funzioni cyber le debba conferire all’Autorità delegata intelligence, se nominata. Questo significa che, se venisse rispolverato oggi il precedente Letta, il sottosegretario a Palazzo Chigi dovrebbe necessariamente svolgere non due ma tre incarichi – segretario del Consiglio dei ministri, Autorità delegata intelligence e Autorità delegata cyber – a meno che non venga cambiata la legge sulla cybersicurezza.



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