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Non antieuropeismo, ma interesse nazionale. Pontecorvo su Meloni premier

“C’è un problema in Europa: è gestita in da funzionari molto attenti ai grandi princìpi e solo secondariamente alla realtà. In questo momento, invece, bisogna guardare molto più alla realtà che non ai principi”, sostiene l’ambasciatore Stefano Pontecorvo. Giorgia Meloni? “Ha una legittimazione popolare fortissima: gli altri politici lo sanno e quindi lavoreranno con lei volentieri”

Giorgia Meloni ha una legittimazione popolare fortissima: gli altri politici lo sanno e quindi lavoreranno con lei volentieri. Lo dice a Formiche.net l’ambasciatore Stefano Pontecorvo, con una corposa esperienza alle spalle: tra i suoi precedenti incarichi figura quello di vice capo missione presso le ambasciate d’Italia a Londra e Mosca, già ambasciatore italiano in Pakistan oltre che Senior Civilian Representative della Nato in Afghanistan.

Kaja Kallas, premier estone, ha chiamato Meloni per congratularsi: mossa tattica in funzione della possibile candidatura ai vertici della Nato, oppure è semplice solidarietà tra leader conservatrici?

Innanzitutto credo che l’Italia sia un grande Paese con il quale bisogna fare i conti. In secondo luogo Giorgia Meloni ha una legittimazione popolare fortissima: gli altri politici lo sanno e quindi lavoreranno con lei volentieri. Aggiungo che questa tempesta mediatica che sta avvenendo in Italia all’estero non viene praticata. Tutti i giorni i governi altrui lavorano con chiunque ci sia al potere in un Paese come l’Italia.

Crede che questo link con Kallas possa essere la prima opportunità di un posizionamento europeo alternativo rispetto alle grandi cancellerie?

Beh, certo, c’è il riscontro del fatto che è “accettata” da tutti gli altri, cosa di cui non avevo dubbi: con una premier italiana regolarmente eletta con quella maggioranza, tutti gli altri vorranno lavorare.

Quali sono i primi approcci che potranno verosimilmente essere immaginati su due temi fondamentali, come come quello del gas e come quello delle regole europee?

Giorgia Meloni è stata piuttosto chiara su questo, mi riferisco a una continuità con la politica estera che si mescola con la politica energetica. Ovvero la sempre maggiore attenzione verso le ricadute sugli italiani, sulla vita degli italiani e quindi magari vorrà far presente, e perseguire maggiormente, gli interessi italiani senza appiattirsi stabilmente sulla linea comune europea. Il che non significa essere antieuropei o antiatlantici.

Quale potrà essere il contributo italiano all’interno di questo famoso spirito europeo da rafforzare, come si evince dalla questione del tetto al prezzo? Ci sono percezioni e sensibilità ovviamente diverse, ma qual è l’apporto che Roma può dare?

Penso a un maggiore realismo rispetto alle posizioni massimaliste che spesso si vedono in Europa. Qui c’è un problema: che l’Europa è gestita in generale da funzionari molto attenti ai grandi princìpi e secondariamente alla realtà. Per cui bisogna in questo momento guardare molto più alla realtà che non ai principi, salvaguardando i Paesi vicini. Poi perseguiremo i principi quando potremo permettercelo.

A proposito di realtà e non di principi, il Mediterraneo resta uno degli elementi più importanti dell’italianità, al pari del Made in Italy. Ecco, essendo uno degli asset portanti per l’interesse nazionale, per mera geopolitica, come potrà potrà il nuovo governo rafforzarsi guardando a Libia, Tunisia, Algeria?

Facendo una politica più presente e più continua rispetto ai Paesi dell’area euro, senza perdersi dietro obiettivi geostrategici che sono per noi difficilmente raggiungibili: dovremo guardare prima ai nostri interessi, perseguendoli sul serio, e poi facendo del resto.

La Turchia è diventata strategica sia per quanto riguarda l’influenza in Libia, sia adesso per il gas. Il gasdotto Eastmed conviene all’Italia?

Eastmed credo sia fondamentale per noi. La Turchia è centrale ma i grandi Paesi non hanno rapporti esclusivi, cioè il fatto di avere ottimi rapporti con la Grecia non significa che l’Italia non possa averne di ottimi anche con la Turchia, che è quello che aveva cominciato a fare il presidente Draghi con una visita senza precedenti, impreziosita dalla presenza di metà governo. È stato un segnale molto chiaro della volontà di collaborare con la Turchia, nella nostra differenza.


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