Le novità per l’Aise, le forze nel quinto dominio e il sostegno militare all’Ucraina rappresentano il lascito di Draghi a Palazzo Chigi. Inoltre, il nuovo parlamento potrebbe trovarsi presto a discutere aggiornamento del sistema di sicurezza della Repubblica
Il 5 ottobre il presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi ha firmato il decreto di adozione del “Regolamento recante disposizioni in materia di impiego di personale dell’Aise per lo svolgimento di attività di ricerca informativa e operazioni all’estero”. Le disposizioni sono entrate in vigore dopo 15 giorni alla comunicazione dell’adozione del regolamento, cioè ieri, giovedì 20 ottobre. Si tratta del regolamento (secretato) che disciplina “il procedimento di autorizzazione all’impiego” del personale dell’Aise al fine di “attività di ricerca informativa e operazioni all’estero”, ma anche “le relative modalità, condizioni e procedure”. È una delle novità contenute nel decreto legge Aiuti bis, uno degli ultimi atti della precedente legislatura: le operazioni sotto copertura.
La strada è ancora lunga, però. “Non avendo una tradizione operativa nel settore, sarà complesso arrivare a una soddisfacente e chiara regolamentazione del problema in breve tempo”, ha avvertito nelle scorse settimane Maria Gabriella Pasqualini, studiosa e docente dei servizi di sicurezza, sulle pagine di Formiche.net. Si tratta, dunque, di una delle prime sfide per il prossimo governo presieduto da Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che potrebbe anche decidere di mantenere, almeno inizialmente, le deleghe alla sicurezza e alla cybersicurezza per sé.
L’altra novità riguarda un’altra norma contenuta nel decreto Aiuti bis, che consente all’intelligence di adottare misure di contrasto in ambito cibernetico davanti a “minacce che coinvolgono aspetti di sicurezza nazionale e non siano fronteggiabili solo con azioni di resilienza”. Cioè, di rispondere a un attacco contro una controffensiva. Ad Airpress, il professor Ranieri Razzante, consigliere per la cybersecurity del sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè nel governo Draghi (da due giorni vicepresidente della Camera dei deputati), ha spiegato recentemente: “Questa novità è certamente una nuova arma nei confronti della criminalità informatica, poiché prevede strumenti a Difesa anche dello spazio virtuale, oltre che dello spazio fisico, aereo e terrestre. Un intervento che ampliasse i poteri di difesa e risposta del nostro Stato si avvertiva come necessario ormai da tempo”.
Sui dossier di sicurezza nazionale Meloni potrà contare anche sui consigli e sul lavoro pregresso di Adolfo Urso, esponente di spicco di Fratelli d’Italia e nuovo ministro dello Sviluppo economico, che nell’ultimo anno della scorsa legislatura è stato presidente del Copasir, occupandosi di minacce come quelle poste dalla Russia e dalla Cina, ma anche di sicurezza energetica e difesa comune europea. Prima delle elezioni Urso si era recato a Kiev presentando ad Andriy Yermak, capo dell’ufficio di presidenza ucraino, l’importanza di proseguire sulla linea dell’invio di equipaggiamento militare da parte dell’Italia verso l’Ucraina. Il tema di un nuovo pacchetto di aiuto alla difesa era avvenuto in forma privata a margine dell’incontro, con l’allora presidente del Copasir che aveva ribadito “il pieno sostegno dell’Italia alla resistenza ucraina” anche a nome di Meloni. Il 7 ottobre scorso, dopo il passaggio dell’allora ministro della Difesa Lorenzo Guerini al Copasir, in Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il quinto decreto per l’invio “mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari” alle autorità ucraine.
Questa legislatura, infine, potrebbe essere chiamata a una riforma del comparto intelligence. L’ultimo documento pubblicato dal Copasir sotto la presidenza Urso è stata la relazione annuale, in cui i commissari si sono soffermati anche su questo aspetto, offrendo alcune indicazioni in vista di un aggiornamento che potrebbe essere materia del nuovo parlamento. La legge attuale, la 124 del 2007, conferma “una sostanziale efficacia” a distanza di 15 anni dall’entrata in vigore, si legge. Nel frattempo, però, a livello internazionale si è assistito a “una importante evoluzione dell’approccio al concetto stesso di intelligence”.
Secondo Franco Gabrielli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel governo Draghi con delega alla sicurezza della Repubblica, ha sostenuto qualche settimana fa che la 124 del 2007 è “un’incompiuta”. Oggi “il tema dell’interno/esterno è sempre più impalpabile, non definibile”, ha spiegato il prefetto indicando la via verso un’agenzia unica. Il governo Meloni e il nuovo parlamento seguiranno questa strada?