“Dobbiamo ripartire dall’icona del treno verso Kiev con Draghi, Macron e Scholz: poi quel treno purtroppo è rimasto fermo su un binario morto e non si sa in quale stazione”. Le considerazioni dell’Ambasciatore Riccardo Sessa sui primi viaggi del premier, a partire da Bruxelles con Ursula von der Leyen: “l’Italia ha delle esigenze che devono essere rispettate, dal Pnrr al problema dei migranti”
Dopo i voti i dossier. Iniziano per il nuovo governo le ministeriali europee, mescolate ai vertici che Giorgia Meloni avrà, ad esempio, con il Segretario Generale della Nato Jens Stoltenberg (con cui c’è già stata una telefonata al pari di Joe Biden) e con la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Layen, in attesa di preparare i primi viaggi (Bruxelles il prossimo giovedì, Sharm el Sheik per Cop27, Bali). Radiografia dei primi passi: dossier e obiettivi, con sullo sfondo la mini crisi fra Berlino e Parigi e le trivelle in Adriatico annunciate.
In viaggio
Bruxelles, prima o poi Kiev, poi Cop27 , G20 (a Bali). Il 7 novembre ci sarà l’Eurogruppo con i ministri delle Finanze e il 15 dicembre il primo Consiglio europeo a cui Giorgia Meloni prenderà parte. Questi i primi impegni internazionali del governo. Quali gli errori da non commettere in questi primi vertici? Formiche.net lo ha chiesto all’ambasciatore Riccardo Sessa, il più stretto collaboratori di Giulio Andreotti, attualmente Vice Presidente della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale ed editorialista del Messaggero, che si augura la ripartenza (anche grazie all’Italia) di quel treno verso Kiev.
“Non avverto la necessità di dare consigli al premier perché le sue prime mosse sono state corrette, per quanto riguarda le priorità internazionali, ovviamente l’Ucraina in primis, nonché per la convinzione con la quale ha ribadito la continuità sulla collocazione internazionale dell’Italia. La scelta atlantica e la scelta europea, ribadita con fermezza, le hanno già consentito di far capire chiaramente ai nostri principali partner internazionali chi è, cosa rappresenta e lungo quali linee il governo italiano intende muoversi. Quindi non vedo particolari consigli da darle. Casomai qualche consiglio lo darei ad alcuni leader europei o internazionali se dovessero continuare con battute che non si giustificano minimamente”.
Riallacciare
L’ambasciatore ricorda, inoltre, che ogni volta che si forma un governo ci sono ovviamente dei rapporti da riprendere e riallacciare. Quando si viene nominati ad un incarico a qualunque livello, è ovvio che le regole della cortesia pretendono che ci si vada a presentare per farsi conoscere e avere soprattutto un primo scambio di vedute con i principali alleati. “E’ evidente che il premier Meloni sa perfettamente dove e come muoversi. Tanto è vero che ha annunciato chiaramente che la prima tappa sarà Bruxelles in direzione dell‘Ucraina”.
Che la Meloni avesse le idee chiare si è capito due giorni dopo le elezioni, precisa l’ambasciatore Sessa, quando non era ancora investita di funzioni di governo ma sapeva che, avendo ottenuto la maggioranza, avrebbe avuto delle responsabilità. Per cui ha chiamato immediatamente il presidente ucraino Zelensky per esprimergli solidarietà e ancora una volta, all’insegna della continuità, manifestargli il sostegno convinto dell’Italia. E lo ha fatto poi formalmente in Parlamento, “sgomberando il campo da qualunque ambiguità che qualcuno forse si aspettava, e quel qualcuno è poi rimasto molto deluso”.
Quindi adesso ai prossimi appuntamenti, aggiunge, “il presidente Meloni si presenta a testa alta, forte di una investitura prima ancora che parlamentare, popolare, e di una maggioranza che le consente di rintuzzare critiche o perplessità”.
Priorità
I primi incontri internazionali al quale si sta preparando saranno, come abbiamo detto, Bruxelles e la visita in Ucraina. Intanto ci sono già stati colloqui telefonici significativi, l’ultimo dei quali con il Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg, che dopo la telefonata ha fatto circolare in un tweet la sua soddisfazione. Ma se con Stoltenberg si parte comunque da un’iniziale affinità filo atlantista, invece nell’incontro con la presidente von der Leyen si rischiano più spigoli e, qualora dovessero esserci, in che modo smussarli?
“E’ evidente che sul piano europeo ci sono una serie di situazioni su cui la parte italiana insisterà, pur senza rimettere in gioco nulla dell’acquisito, sia sui meccanismi di funzionamento dell’Unione, che sui programmi di attuazione del Pnrr. Meloni è stata chiarissima anche su questi aspetti, e a Bruxelles lo sanno, sono sicuro che procederà con le modalità più opportune e necessarie. Un mio grande maestro ripeteva sempre che con gli alleati non si parla mai sull’attenti, ma sempre sul riposo. Giorgia Meloni non mancherà di trovare le sintonie giuste per far capire che l’Italia ha delle esigenze che devono essere rispettate e tenute in considerazione e sulle quali bisognerà lavorare con uno spirito e un approccio costruttivi. Non è solo un problema di attuazione del Pnrr, basti pensare al problema dei migranti”.
Roma-Parigi-Madrid-Berlino
Alla luce della visita del cancelliere Olaf Scholz in Cina del prossimo 4 novembre, Palazzo Chigi e l’Eliseo che spazio comune nuovo potrebbero avere rispetto al passato? “Certamente i rapporti tra la Francia e la Germania non stanno attraversando una fase così coerente con la loro storia. Però le relazioni che uniscono quei due Paesi, portano, ne sono convinto, a ritenere che anche lì si riuscirà poi a trovare le soluzioni più adeguate. Meloni ha avuto la fortuna di incontrare subito a Roma il presidente francese, col quale ci è parso che si sia stabilita un’intesa: e ciò è estremamente importante. Il colloquio con il cancelliere tedesco è un buon viatico. Qui potremo aiutarci a vicenda nel riprendere i fili di un rapporto franco-tedesco e italiano che, a mio avviso, prima o poi dovrà essere allargato a qualche altro partner. Penso per esempio alla Spagna”.
Riparta il treno verso Kiev
Secondo l’ambasciatore Sessa è fondamentale ripartire dall’icona del treno dei tre leader verso Kiev, “quelle immagini nel salottino del treno con Draghi, Macron e Scholz erano estremamente significative, poi quel treno purtroppo è rimasto fermo su un binario morto e non si sa in quale stazione”. Ma l’ambasciatore è speranzoso che quel treno possa rimettersi in moto, anche con il contributo proprio del Premier Meloni.
Tiene a sottolineare che a nessuno deve sfuggire il momento difficile che l’Ue sta attraversando e non deve sfuggire il ruolo che l’Italia deve e può svolgere: “La priorità ora è di raggiungere la pace in Ucraina. Ma questo obiettivo può essere raggiunto attraverso due binari: continuare a sostenere la difesa ucraina e riprendere seriamente il lavoro della diplomazia. Dobbiamo avere il coraggio di metterci d’accordo su cosa significhi una pace giusta, senza dimenticare assolutamente chi ha cominciato questa guerra e chi ha il diritto sacrosanto di difendersi dall’aggressore. Il sogno che dobbiamo coltivare, anche grazie anche al concorso di importanti e influenti attori internazionali, è di rimettere in moto quel treno verso Kiev, sul quale l’Italia potrebbe ritornare a viaggiare. L’augurio che mi faccio è che quei primi contatti che fortunatamente ci sono stati, conducano all’avvio di uno sforzo diplomatico, serio, equilibrato e coordinato tra gli americani, alcuni europei, i cinesi e altri interlocutori autorevoli”.
E conclude: “La linea dell’atlantismo e dell’europeismo in continuità con una vecchia tradizione dei governi e dei parlamenti italiani, è saldissima nelle mani del premier Meloni, del ministro degli esteri Tajani e di altri ministri che influiscono sulla politica estera. Il premier, cui spetta la responsabilità in prima persona di coordinare la proiezione internazionale dell’Italia, sta dimostrando di avere tutte le capacità affinché su questa linea non vi siano sbavature che possano mettere in pericolo la credibilità dell’Italia e quindi l’efficacia di una rinnovata azione diplomatica del nostro paese”.