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Troppi ministri senatori? Così il governo eviterà trappole sui voti chiave

Nel nuovo governo ci sono ben 9 senatori, ai quali vanno aggiunti Ignazio La Russa e Berlusconi tra quelli su cui non si potrà contare nei lavori quotidiani. Ma Meloni ha scelto due figure che conoscono bene le dinamiche d’Aula, cioè lo stesso presidente e Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento, per evitare incidenti e numeri ballerini. Al Senato la prima indiziata per diventare capogruppo è Isabella Rauti. Ma occhio alla tattica di Renzi, Casini e Franceschini…

Scorrendo la lista del governo Meloni I spicca il numero di senatori presenti, ben nove (Salvini, Casellati, Calderoli, Ciriani, Bernini, Santanché, Musumeci, Urso, Zangrillo) a cui va aggiunto il Presidente della camera alta, Ignazio La Russa. La prima domanda che ci si sta ponendo in queste ore è se si possa presentare un problema di numeri in Aula o nelle commissioni, con il rischio per la maggioranza di andare “sotto”. Dato di partenza, però, è la scelta fatta dal Presidente del Consiglio su due figure che proprio Palazzo Madama conoscono molto bene: La Russa e Ciriani.

Scelte

L’attuale Presidente del Senato ben conosce i meccanismi d’Aula, alla luce della sua lunga esperienza parlamentare (eletto per la prima volta nel 1992), mentre l’ex capogruppo Ciriani, che ha appena giurato nelle mani di Mattarella come ministro per i Rapporti con il Parlamento, fedelissimo di Giorgia Meloni, avrà proprio questo compito: essere cerniera con gli eletti, presidiando Palazzo Madama ed evitando, soprattutto nelle sedute del mercoledì, il rischio di incidenti di percorso.

Per quanto riguarda la vita ordinaria del Palazzo non dovrebbero, in teoria, esserci problemi perché anche se i ministri in commissione sono tutti membri del governo sarà sufficiente scaglionare il lavoro delle commissioni, non convocandole alla stessa ora. Inoltre in commissione i membri del governo sono sostituiti da colleghi di gruppo.

I voti

Per quanto riguarda i voti il punto di partenza di una strategia in questo senso sarà sicuramente una intelligente gestione delle presenze. Considerando che a quel numero di senatori vanno aggiunte quasi certamente le assenza di Silvio Berlusconi e di qualche senatore a vita (certamente l’ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano) è evidente che i ministri dovranno gioco forza essere presenti. Forse anche per questa ragione Urso è stato scelto per il Mise dove si viaggia di meno rispetto al ministero della Difesa e Musumeci al Sud/mare.

Capigruppo

Gli attuali capigruppo dunque, promossi al governo, saranno sostituiti fisiologicamente da due figure vicine alla leader e che avranno il compito di supervisionare i lavori e le presenze. Al Senato la prima indiziata è l’attuale vice di Ciriani, Isabella Rauti.

Il neo ministro dei Rapporti col Parlamento non mancherà in Aula in tutte le occasioni, specialmente in quelle più delicate. L’unico problema potrebbe essere rappresentato dalla coincidenza di un voto delicato al Senato e alla Camera. La soluzione potrebbe essere nella nomina di un sottosegretario, deputato in questo caso, che affiancherà Ciriani e potrà rappresentare il suo dicastero a Montecitorio.

L’unico vero tema al momento potrebbe essere rappresentato dai voti d’aula, dove ci potrebbe essere una difficoltà. In realtà non sono tantissimi e per la stragrande maggioranza si concentrano il mercoledì. Guardando al recentissimo passato, vale la pena di osservare che nonostante il governo Draghi avesse la maggioranza in entrambi i rami del Parlamento, ha usato ben 55 volte la fiducia. Quindi la questione dei numeri tendenzialmente c’è, anche se in minima parte, ma risolvibile con una buona geometria.

Variabili

Alla voce variabili va inserito il tema non solo di una buona gestione d’Aula, ma anche dei possibili mal di pancia in Senato, già avvertiti in occasione della votazione per il Presidente. Per La Russa i 16 voti sono stati trovati e tutto lascia pensare che, in un modo o nell’altro, verranno trovati anche in altre occasioni. Lo dimostra l’operazione verso i moderati realizzata con la cosiddetta quarta gamba centrista/Maie, a cui Fdi ha prestato alcuni parlamentari e che potrebbe verosimilmente diventare una ipotetica “casa” per potenziali transfughi.

“Se il governo funziona, le truppe al Senato cresceranno e non diminuiranno – osservano in molti – e basta poco per aiutare chi ha vinto”. Per cui sono La Russa e Ciriani ad avere le chiavi del Senato, due figure che avranno una funzione operativa: in questo modo l’incidente nella camera alta sarà davvero difficile, nelle intenzioni del Presidente del Consiglio. E poi in Senato c’è anche un certo Matteo Renzi (oltre che Casini e Franceschini) che, se vorrà avere un ruolo denso, è verosimile immaginare che non avrà interesse a far mancare un supporto.

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