Manuela Moschella, professoressa di Politica Economica Internazionale alla Scuola Normale Superiore, Associate Fellow per Chatham house, parla con Formiche.net di come il governo Meloni è visto all’estero. “Ha confermato la sua ferma postura atlantista. Dubbi da parte Ue? L’Italia è una democrazia compiuta, non siamo un ‘vigilato internazionale’, tocca all’opposizione fare il suo mestiere. La sfiducia dei mercati viene da lontano, non dipende da questo esecutivo”
L’Italia non ha interesse a creare attriti con Bruxelles, il tono è conciliante, come confermato ieri dalla dichiarazione programmatica del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: ci sono tutte le intenzioni di mantenere un dialogo proficuo con la Ue. Confermata in maniera inequivocabile la posizione atlantista dell’Italia. Sul fronte interno si cercherà di smorzare i toni, pur ribadendo che sarà un governo che non avrà timore di avanzare richieste qualora lo ritenesse necessario. Da parte di Bruxelles, al nuovo governo italiano, verrà dato il beneficio del dubbio. È questa la convinzione di Manuela Moschella, professoressa di Politica Economica Internazionale alla Scuola Normale Superiore e Associate Fellow per Chatham house. “L’Italia è una democrazia compiuta, e sta all’opposizione al governo fare il suo mestiere, non deve essere un vigilato a livello internazionale”, ha detto a Formiche.net.
Professoressa Moschella, qual è stata la reazione europea al nuovo governo italiano?
Ci sarà un’apertura da parte di Bruxelles, in parte legata allo stock di credibilità lasciata da Mario Draghi. Il vero test sarà il dossier energetico. Le due parti ora sono in una fase di studio reciproco. Non ci troviamo, almeno per ora, di fronte a grandi contrapposizioni come quelle che si avvertivano quando c’era il governo gialloverde. Siamo in un momento storico diverso.
Quali saranno le prime sfide da superare per il nuovo governo? Il Patto di Stabilità e Crescita, i tassi d’interesse?
Dubito che il patto stabilità e crescita venga ripristinato come è stato concepito fino ad ora. Ma questo è a prescindere dal caso del nostro Paese. Il meccanismo non ha funzionato come ci si aspettava: sottovalutando la parte della ‘crescita’ e sul fronte della ‘stabilità’ ha lasciato fuori tutto il settore finanziario. Le istituzioni europee e le diverse capitali europee sono consapevoli del fatto che necessiti di una revisione. Si aprirà il fronte del negoziato e lì sarà compito dell’Italia promuovere gli interessi del proprio paese. Per quanto concerne l’incremento dei tassi di interesse questi sono un grande problema per l’Italia. Le condizioni finanziarie sono già diventate restrittive. La Federal Reserve che continua con il suo ciclo di politica monetaria restrittiva avrà implicazioni per il resto del mondo. E l’Italia potrebbe essere uno dei paesi più esposti nei prossimi mesi. Se ci dovesse essere pressione sul mercato del debito pubblico italiano, capire come interverrà la Bce, se ad esempio il Transition Protection Instrument verrà utilizzato per l’Italia. Ma è troppo presto per fare previsioni, è tutto in divenire.
Come vengono viste le posizioni di alcuni esponenti del governo nei rapporti con la Russia?
Il presidente Meloni ha dimostrato grande coerenza e fermezza sulle sue posizioni atlantiste a supporto dell’Ucraina. Questo ha placato dubbi sull’orientamento dell’Italia. Anzi, l’Italia viene vista come un alleato solido e fondamentale per l’alleanza atlantica e i rapporti con l’Ucraina. Il vero fronte qui sarà quello interno: il governo Meloni sarà in grado di tenere a bada chi all’interno della maggioranza la pensa diversamente? Le circostanze possono cambiare, influenzate ad esempio dagli sviluppi della crisi energetica, ma allo stato attuale il governo ha chiarito la posizione dell’Italia sull’Ucraina e questo è stato recepito sia dagli Stati Uniti che in Europa.
Stati Uniti ed Europa hanno una prospettiva diversa per la fine della guerra: i primi premono per una vittoria militare mentre i secondi sono aperti alle vie diplomatiche. Quale politica seguirà l’Italia?
Molto dipenderà anche da quale ruolo vorrà ritagliarsi il nostro Paese. Se l’Italia divenisse un ponte tra Stati Uniti ed Europa, potrebbe essere un ruolo per Meloni, ‘l’ultimo arrivato’ che media. Sugli elementi dirimenti per arrivare alla fine della guerra, è probabile che il premier si allineerà alle posizioni europee.
Qual è l’aspetto più emblematico del suo discorso programmatico?
Sono diversi gli aspetti importanti del suo discorso: la promessa di riformare l’Italia (riferendosi al presidenzialismo), le sue dichiarazioni di non avere simpatie (e non averne mai avute) per il Fascismo, la citazione e omaggio alle donne italiane che “hanno osato”, contribuendo in maniera fondamentale alla storia del Paese. Tuttavia, trovo che il richiamo all’opposizione sia stato molto significativo. Il fatto che l’Italia sia una democrazia compiuta, e che non possa essere trattata come un vigilato a livello internazionale. Spetta all’opposizione vigilare sull’Italia, con un forte richiamo dunque alle responsabilità in mano a chi fa opposizione oltre che alla maggioranza al governo. La ‘vigilanza’ si fa in Parlamento.
Qual è da parte internazionale il più grande errore di percezione della politica italiana e del nostro Paese?
La percezione più diffusa, almeno per quanto riguarda la stampa internazionale finanziaria è il timore del rapporto esistente della Meloni con il Fascismo, almeno nel suo passato. Questi timori, particolarmente vivi durante la sua campagna elettorale, sembrano per ora essere stati mitigati dagli sforzi del Premier. Il secondo aspetto non riguarda il governo attuale ma ha radici molto più lontane e di cui l’Italia fa fatica a liberarsi. L’Italia viene vista come un paese inaffidabile e instabile ma questo va oltre alla figura del presidente Meloni e non dipende dall’attuale governo. A livello europeo rimane ancora scarsa fiducia sulla stabilità politica. Il test del Pnrr per l’Italia, anche per questo motivo, sarà importante per iniziare a cambiare la percezione del nostro Paese all’estero.