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Mps si salva in corner, le banche blindano l’aumento

Si sblocca la ricapitalizzazione di Siena, dopo il sì delle banche del consorzio di garanzia. L’operazione sarà complessa e si concluderà il 3 novembre. Ora Lovaglio guarda alla messa a terra del piano industriale, prima di rimettersi a caccia di uno sposo. Il titolo a Piazza Affari prima strappa, poi crolla. Ma c’è un motivo…

Si può fare. Dopo settimane al cardiopalma, Monte dei Paschi può finalmente svoltare, essere rimessa in sesto e guardare a un futuro matrimonio (Unicredit?) con un pizzico di tranquillità in più, una volta uscito di scena il Tesoro, oggi padrone di Siena al 64% (qui l’articolo con le conclusioni della commissione Banche). È arrivato infatti il via libera definitivo all’aumento di capitale da 2,5 miliardi, dopo il disco verde, sulla carta, dell’assemblea del 15 settembre scorso.

SI BLOCCA L’AUMENTO

Dopo mesi di incertezza e caccia grossa agli investitori, soprattutto sul versante dei 900 milioni da aggiungersi agli 1,6 miliardi messi da Via XX Settembre, il board della banca guidata da Luigi Lovaglio ha approvato prima dell’apertura dei mercati la nuova manovra di rafforzamento, con le necessarie integrazioni al prospetto da inviare a Consob, l’indicazione degli impegni vincolanti e i dettagli relativi all’emissione che partirà il 17 ottobre, per concludersi il 3 novembre.

L’operazione di aumento di capitale di Mps da 2,5 miliardi di euro sarà interamente garantita, ed è questa la vera notizia, dal consorzio di istituti chiamati a garantire la ricapitalizzazione. In particolare sono stati sottoscritti contratti di garanzia per un importo massimo di circa 900 milioni di euro, di cui 807 milioni con un consorzio di banche, 50 milioni con Algebris e 37 milioni con fondi e investitori privati. Lo Stato inietterà 1,606 miliardi di euro, in ragione della sua quota di primo azionista con il 64% del capitale. Il prezzo di sottoscrizione delle azioni di Mps che saranno emesse nell’ambito dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi è stato fissato in 2 euro, con uno sconto del 7,79% rispetto al prezzo teorico dopo lo stacco del diritto di opzione. Gli azionisti del Monte avranno la facoltà di sottoscrivere 374 nuove azioni ogni 3 azioni possedute.

UN’OPERAZIONE COMPLESSA

Quest’ultimo passaggio significa che l’aumento di capitale sarà quasi interamente diluito. Di qui il fatto nel corso del periodo di opzione troverà applicazione il cosiddetto metodo rolling per attenuare le anomalie di prezzo. Conseguentemente, verrà riconosciuta agli azionisti che ne facciano richiesta la facoltà di ricevere le nuove azioni al termine della giornata contabile di Borsa aperta in cui i relativi diritti di opzione sono stati validamente esercitati, a partire dal terzo giorno di offerta, purché siano rispettate le modalità operative previste da Monte Titoli.

IL CASO IN BORSA

Non appena comunicato al mercato lo sblocco dell’aumento, il titolo ha strappato al 6%, per poi crollare del 24% a stretto giro. Oggi la banca senese capitalizza 252 milioni di euro dopo aver perso il 72% da inizio anno. Fonti vicine a Mps consultate da Formiche.net, hanno spiegato che il crollo è imputabile alla fuga in massa dei piccoli azionisti, ora che il consorzio di garanzia ha blindato l’aumento. Prossimo passo, le nozze e l’addio dello Stato a Siena? Giorgia Meloni permettendo.



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