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Musk è un pericolo per la sicurezza degli Usa? Biden vuole vederci chiaro

La trattativa con Twitter e il servizio satellitare Starlink sono finiti nel mirino di un’indagine del Cfius per capire quanto i legami dell’imprenditore possano trasformarsi in un problema interno all’America. I rapporti con Vladimir Putin e i soggetti esteri che hanno finanziato l’operazione per l’acquisizione della piattaforma social non lasciano il governo americano tranquillo

Gli Stati Uniti vogliono vederci chiaro su Elon Musk. Le operazioni dell’imprenditore sudafricano sono destinate a rimanere nella storia, a cominciare dall’acquisizione monstre di Twitter, e per questo l’amministrazione di Joe Biden vuole prima capire se ci possano essere implicazioni per la sicurezza nazionale. A differenza di quando il Pentagono pensava di revocare l’autorizzazione federale a SpaceX, dopo che il suo proprietario e fondatore aveva fumato marijuana durante un’intervista per un podcast senza però conseguenze per l’azienda, questa volta l’indagine può portare a un esito profondamente diverso.

A riportare l’indiscrezione è stata Bloomberg, secondo cui nell’esame di sicurezza è finita non solo la trattativa con Twitter, ma anche la rete satellitare di Starlink. Entrambe sono accomunate da un dettaglio non indifferente: i rapporti di Musk. Delle difficoltà del proprietario di Tesla ne avevamo già parlato su questo giornale, così come abbiamo raccontato l’arrivo di agenti stranieri per permettere all’imprenditore di superarle. Più nello specifico, a dare una mano a Musk sono stati il saudita Prince Alwaleed bin Talal, l’exchange cinese di criptomonete Binance e il fondo sovrano qatariota. Paesi su cui gli Stati Uniti nutrono riserve e, per questo, pensano a una strategia per studiare a fondo le iniziative di Musk. Uno degli strumenti in mano al governo è il Comitato per gli investimenti esteri negli (Cfius), che potrebbe essere in grado di chiarire che ruolo hanno questi soggetti all’interno dell’operazione, per capire se ci possano essere interferenze di qualche tipo.

Il motivo non è campato per aria, né tantomeno Washington vuole limitare gli investimenti dall’esterno. La motivazione va ritrovata piuttosto nelle ultime settimane, quando Musk ha deciso di ergersi a risolutore del conflitto in Ucraina e della tensione a Taiwan. Nel primo caso, si era presentato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky sostanzialmente con le richieste di Vladimir Putin, compresa la replica dei referendum nei territori annessi illegalmente dalla Russia sotto controllo delle Nazioni Unite. Inevitabile che la risposta di Kiev sia stata un no secco, così come quello che Musk ha ricevuto da Taipei, che secondo il tycoon dovrebbe tornare sotto gestione pechinese. Tutti segnali che hanno iniziato a far sorgere dubbi anche agli Stati Uniti, con il politologo Ian Bremmer che sostiene come Musk si sia prima incontrato con Putin (anche se poi ha risposto a un Tweet dell’ex presidente Dmitri Medvedev, che aveva ironizzato sulle dimissioni di Liz Truss, chiedendogli come stesse andando per i russi la presa di Bakhmut, ancora inespugnata).

Nella questione rientra inevitabilmente anche quella legata al servizio Starlink. Da quando in Ucraina i collegamenti sono saltati a causa dei bombardamenti, i satelliti sono risultati fondamentali per aiutare gli ucraini a tenersi in contatto sul campo di battaglia e a localizzare gli attacchi aerei. Inoltre, è stato possibile mantenere in vita la rete Internet, non facendo cadere il Paese nel dimenticatoio. Il servizio, tuttavia, costava troppo e per questo Musk ha chiesto al Pentagono di continuare a pagarselo da solo se volesse mantenerlo attivo. Poco dopo c’è stato il dietrofront, ma non è bastato per scacciare i dubbi sul suo conto.

Prima sarà necessario portare la luce in quegli angoli bui, che rischiano di trasformarsi in un incubo per l’America. Come al solito, dal Cfius non trapela alcun dettaglio né tantomeno da lì arriveranno informazioni fin quando la questione non sarà chiusa. A dimostrare quanto però la faccenda sia seria, ci ha pensato come al solito il mercato. Dopo le indiscrezioni, Tesla ha perso lo 0,5% nel pre-mercato a Wall Street, ma ancor peggio è andata a Twitter, crollata prima di 16 punti percentuali, salvo poi dimezzare le perdite.



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