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È la pace il nostro interesse nazionale. Macron a Sant’Egidio spiegato da Giro

“Il paradosso attuale è che le religioni si sono avvicinate più di quanto si siano avvicinate le nazioni”. Parla il responsabile delle relazioni internazionali e diplomatiche della Comunità di Sant’Egidio e già viceministro degli Esteri

Già viceministro degli Esteri e responsabile delle relazioni internazionali e diplomatiche della Comunità di Sant’Egidio, Mario Giro lo dice senza mezzi termini: il nostro interesse nazionale? È la pace, che si può raggiungere grazie a un paradosso: che le religioni si sono avvicinate più di quanto si siano avvicinate le nazioni.

L’intervento di Andrea Riccardi va oltre la mera convivenza di idee, di comunità. È quasi come se fosse un nuovo manifesto di pace?

Lo è sicuramente, anche perché la guerra è diventata più minacciosa. Si è avvicinata, l’abbiamo lasciata avvicinare, abbiamo in qualche modo sprecato la pace di questi ultimi trent’anni e, soprattutto dopo la caduta del Muro, il grande sogno che era nato durante la Seconda guerra mondiale.

Quale lo spirito con cui è nata questa iniziativa ieri di Sant’Egidio?

Lo spirito di Assisi: io direi che bisogna ricordare quello spirito nato nell’86. Veniamo da lontano, è una storia lunga 36 anni, diciamo di sedimentazione, di un cammino di pace attraverso le religioni. Per noi è molto importante, perché il paradosso attuale è che le religioni si sono avvicinate più di quanto si siano avvicinati le nazioni. In questo momento abbiamo visto che tale circostanza ha cambiato un pochino tutta la nostra percezione: in passato le religioni erano accusate spesso e volentieri di essere un po’ provocatrici di guerra. Ora occorre che quel passo venga fatto anche a livello culturale e a livello politico.

I rapporti tra Italia e Francia come possono proseguire, proprio alla luce di questo elemento religioso?

Lo ha detto anche ieri il presidente Mattarella che Italia e Francia sono Paesi molto vicini. Naturalmente adesso c’è stato un cambio di governo in Italia, come ogni volta è necessario un periodo di assestamento, però l’interesse reciproco è evidente. I due Paesi devono parlare.

Anche in luoghi complicati come l’Africa? Può essere un terreno di collaborazione? Penso alla Libia.

Sicuramente sì e questo è vero anche nell’esperienza di Sant’Egidio. Personalmente, come responsabile delle relazioni internazionali, posso dire che lavoriamo spesso con anche con i francesi e l’Italia deve tornare in Africa. Da vice ministro degli Esteri ho fatto aprire varie ambasciate in Africa occidentale. È un interesse anche questo, molto reciproco. Le nostre frontiere, vedi la questione dell’instabilità e vedi la questione delle migrazioni, si sono spostate più a sud. L’Italia ci deve stare.

Quando parliamo di pace perché alcuni commentatori dicono che è una parola filo putiniana?

La risposta l’ha data il professor Riccardi in varie occasioni. La pace non è un termine filo putiniano, la pace viene da prima e rimane anche dopo. È il nostro obiettivo, quello che noi vogliamo, non solo per l’Ucraina ma anche per la Siria, anche per lo Yemen, anche per la Libia. La pace è il nostro interesse nazionale, quindi non è un sentimento vago o astratto. La pace è un programma politico, è un progetto a cui bisogna lavorarci.

Roma e Parigi, dopo il contatto di ieri tra Meloni e Macron, possono superare le iniziali diffidenze e contribuire a un rafforzamento di una governance europea, al netto dell’uscita di un gigante come Mario Draghi?

Io sono dell’opinione di Mario Draghi, ovvero che l’Italia ce la possa fare, e ce la farà. Penso anche che c’è una tradizione italiana che è nella tradizione dell’essere schierata con l’Alleanza Atlantica e con l’Europa e contemporaneamente cercare delle vie di pace. Adesso non voglio citare Sigonella, come si fa spesso, ma ricordo sommessamente che Fanfani e La Pira cercarono, regolando la Polonia comunista negli anni 60, un dialogo per la guerra in Vietnam, ma nessuno li accusò di resa, o di tradimento dell’Alleanza Atlantica. L’Italia repubblicana ha una tradizione politica che, rimanendo schierata laddove sta con fedeltà, cerca al contempo spazi di pace. Questo è quello che dobbiamo ricominciare a fare.

@FDepalo

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