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Tornano le primarie del Pd, ma la sfida sono le regionali nel Lazio

Il segretario uscente mette nero su bianco il cronoprogramma che porterà alle primarie, ma nel mezzo del processo congressuale si terranno le elezioni in quattro regioni, una delle quali il Lazio guidata ora da Nicola Zingaretti. Momento di snodo per le sorti del partito di centrosinistra

Si terranno il 12 marzo del 2023 le primarie del Partito democratico. Deciso il cronoprogramma che porterà il principale partito di centrosinistra a scegliere il nuovo segretario o la nuova segretaria. Un percorso congressuale in cui Enrico Letta sarà “arbitro e garante”, ma che non ha come solo scopo quello di rifondare un partito che ha perso la sua vocazione, secondo molti detrattori, ma anche di far “appassionare” gli italiani a questo percorso di rigenerazione, ha detto Letta. Nel mezzo, le elezioni nel Lazio (e non solo), la Regione guidata da Nicola Zingaretti in cui la formula del campo largo con il Movimento 5 Stelle è stata una realtà, nonostante lo stop nazionale alle elezioni dello scorso settembre.

Ma tornando al Nazareno, in vista delle regionali, ha specificato Letta, gli eventuali accordi con le altre opposizioni dovranno partire dal fatto che ogni scelta dovrà essere “rispettosa delle realtà territoriali”. Durante il percorso congressuale del Partito democratico, ha specificato Letta, “avremo da decidere per Lombardia, Lazio, Friuli e Molise, che andranno al voto e probabilmente alcune dentro lo stesso tempo del congresso ed è evidente che dovremo essere dentro questo percorso. Non penso che si debba immaginare di imporre da Roma, dentro negoziazioni tra i capi delle opposizioni, scelte che poi dovranno planare sui territori”, ha aggiunto, facendo proprio l’esempio del Lazio che “è stato ben amministrato” da Zingaretti.

Saranno diverse le tappe che porteranno alle primarie per la segreteria: la prima sarà il 7 novembre, quando si aprirà il “percorso costituente” con un appello alla partecipazione, fase che si concluderà il 22 gennaio 2023, anche se si potrà partecipare fino al 22 febbraio 2023, “fino all’ultimo momento possibile”, ha detto Letta, cambiando le regole della corsa. Dopodiché, il 12 marzo, si terranno le primarie tra i primi due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti tra gli iscritti nella prima fase.

Quello di cui ha bisogno il Partito democratico, ha sottolineato Letta, è un rinnovamento vero e proprio, che però non può prescindere da una scelta che molti dem ritengono fondamentale: riformismo o campo largo? Una scelta che il segretario uscente e chi verrà dopo di lui non potrà non considerare, viste da una parte le alleanze per le regionali e dall’altra la tenuta del gruppo parlamentare dem. E sembra saperlo anche Letta, che nel suo discorso alla direzione non ha mancato di lanciare qualche frecciata al Terzo polo: “Noi saremo sempre disponibili a coordinarci, ma non a farci prendere in giro o a inseguire chi ha altre agende, quella parte di opposizione che ha già spostato le tende accanto alla maggioranza”, ha detto il segretario del Partito democratico. “Chi fa un discorso di opposizione e passa tre quarti del tempo a parlare male dell’opposizione credo che sia una stampella della maggioranza”, ma che non dimentica e non perdona a Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, di aver fatto cadere l’esecutivo presieduto da Mario Draghi.

Eppure non è solo il Terzo polo a voler “spolpare” il Partito democratico, ha sostenuto Matteo Orfini proprio in direzione: “Sono d’accordo con quello che ha detto Letta sul Terzo polo e facciamo bene a denunciarlo”, ma, ha aggiunto, “noi abbiamo un doppio attacco, il tentativo di Terzo polo e M5S di spolpare il Pd. Non è che si risponde a questo dicendo a uno ‘sei un puzzone’ e all’altro ‘ti voglio bene anche quando mi schiaffeggi’. È un rapporto tossico quello che un pezzo di questo gruppo dirigente ha con il M5S. Usciamo da questo rapporto tossico e cerchiamo di credere nel Pd, ripartiamo dall’orgoglio di questo simbolo”.

Insomma, mentre il Partito democratico cerca di capire in che direzione guardare, Giuseppe Conte ha smentito le indiscrezioni che volevano il Movimento 5 Stelle puntare, proprio nel Lazio, su due nomi che il Pd conosce bene: l’ex sindaco Ignazio Marino e l’ex dem Stefano Fassina. “Smentisco i nomi di Fassina o Marino come candidati del Movimento: sono anticipazioni che non hanno fondamento. Faremo una proposta politica competitiva”, ha detto il presidente di M5S.

Intanto Fassina presenterà il suo nuovo libro, “Il mestiere della sinistra”, con Chiara Appendino, neodeputata del Movimento 5 Stelle nonché ex sindaca di Torino, Giorgio Airaudo ex sindacalista e già parlamentare Sel, Marco Grimaldi, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra e il filosofo Antonio Rinaldis, la sera del 28 ottobre e poi, il prossimo 14 novembre, si incontrerà nel circolo Pd Donna Olimpia, con Roberta Lombardi, assessora pentastellata, Natale Di Cola, segretario della Cgil di Roma e del Lazio, e Marco Miccoli, già parlamentare dem.

Conte, invece, dialogherà con Goffredo Bettini il prossimo 11 novembre, a partire dall’ultimo libro dell’ideologo del campo largo intitolato “A sinistra, da capo”. La strada del congresso è lunga, e ricca di presentazioni di libri.


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