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Quale politica estera per Meloni? Bene il discorso, ora i fatti. Scrive Castellaneta

Dopo il discorso alla Camera, i timori di chi pensava che l’Italia avrebbe intrapreso una postura sovranista, anti-europeista, vicina alla Russia di Putin, sembrano essere stati definitivamente allontanati. Ora le sue parole saranno attese alla prova dei fatti. Il commento di Giovanni Castellaneta, già ambasciatore d’Italia negli Stati Uniti e consigliere diplomatico di Palazzo Chigi

Che politica estera adotterà il neonato governo Meloni? Dopo il discorso di ieri alla Camera dei Deputati, i timori di chi pensava che l’Italia avrebbe intrapreso una postura sovranista, anti-europeista, vicina alla Russia di Vladimir Putin, sembrano essere stati definitivamente allontanati. I riferimenti del presidente del Consiglio si sono collocati pienamente nel solco tracciato saldamente dal governo Draghi, che già si manteneva nel tradizionale quadro che ha nell’atlantismo, nel filo-europeismo, e nella vocazione mediterranea i principali pilastri.

Il quadro – peraltro abbastanza essenziale – tracciato da Giorgia Meloni ha ribadito l’adesione a questi punti fermi, seppur con un accento maggiormente calcato (come peraltro era naturale attendersi) sull’importanza di tutelare l’interesse nazionale. Il risultato, mirato a combinare la tradizione politica da cui Meloni proviene con le esigenze dettate dall’attuale situazione internazionale, è stato a mio avviso largamente condivisibile e sostanzialmente equilibrato. Il presidente del Consiglio non ha approfondito nessun tema o dossier in particolare, ma dall’alleanza con gli Stati Uniti al collocamento saldo in Unione europea (alla pari con tutti gli altri Stati membri), passando per la rivendicazione di un ruolo più profilato nel Mediterraneo e in Africa, non sono mancati i riferimenti principali. Così come è stata ribadita la condanna dell’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina e la necessità di mantenere le sanzioni, e anche l’importanza della sicurezza nazionale nei confronti di attacchi cyber, che si stanno caratterizzando sempre più come una nuova minaccia e strumento di “guerra con altri mezzi” sullo scenario internazionale.

Con questo discorso Meloni ha saputo conquistare il rispetto di alleati e avversari politici, evitando di sollevare temi controversi o divisivi. Ora le sue parole saranno attese alla prova dei fatti. In Europa, il primo banco di prova sarà il Consiglio europeo che si svolgerà a dicembre: in quel caso occorrerà decidere se punire l’Ungheria per le sue ripetute violazioni allo stato di diritto tagliando i fondi di coesione. Se l’Italia dovesse schierarsi con gli altri principali Paesi contro Vitkor Orbán sarebbe una chiara indicazione di abbandono delle “sirene” sovraniste; in questo senso, l’incontro informale con Emmanuel Macron di domenica sera a Roma è stato sicuramente utile e ben programmato. Prima ancora di Bruxelles, Meloni si dovrà recare a Bali, in Indonesia, per il summit G20 (che si svolgerà il 15-16 novembre): un’occasione molto importante in cui si potrebbe trovare a stretto contatto con Joe Biden, Vladimir Putin e Xi Jinping. Come sarà il primo contatto con questi grandi leader tra cui la tensione in questo periodo è alle stelle?

In ogni caso, si tratterà di appuntamenti nei quali Meloni avrà l’opportunità di farsi conoscere dai propri omologhi internazionali, presentando la sua visione dell’Italia nel mondo nella quale il nostro Paese dovrebbe avere una collocazione ben precisa, consapevole degli impegni che gli obblighi di solidarietà internazionale impongono ma anche degli interessi che ha promesso di tutelare (in questo senso, per esempio, la citazione di Enrico Mattei non è stata assolutamente casuale). Nelle prossime settimane cominceremo a vedere che volto assumerà l’Italia di Giorgia Meloni nel mondo.



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