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Ricomincia la corsa allo Spazio del Regno Unito. L’Europa non rimanga a guardare

Dopo il 1971 il Regno Unito è pronto per il suo primo lancio di satelliti, per prima volta dal suolo britannico. I nove satelliti saranno messi in orbita da un Boeing 747 convertito per trasportare un razzo in grado di spingerli nello Spazio, facendoli decollare a metà volo. Così il Paese è pronto a buttarsi nella corsa allo Spazio e l’Ue dovrebbe prestare attenzione

Dopo più di 50 anni il Regno Unito riapre la sua corsa allo Spazio. A inizio novembre, se tutto dovesse rispettare le previsioni, verranno lanciati in orbita i primi satelliti inglesi direttamente dal suolo britannico. Decolleranno dalla Spazioporto della Cornovaglia, nella zona sud-occidentale dell’Inghilterra nella missione “Start me up”. A differenza di ciò che ci si potrebbe aspettare non verrà utilizzato un canonico lanciatore, ma a effettuare il lancio ci sarà un velivolo Boeing 747 convertito e attrezzato proprio per trasportare un razzo in grado di spingere i satelliti nello Spazio facendoli decollare a metà volo. Un momento storico per il comparto spaziale britannico, dal momento che l’ultimo razzo inglese che trasportava satelliti era stato lanciato nel 1971 dall’Australia.

Come riporta il Guardian, l’aereo è già giunto nel Regno Unito, atterrando nel nord della Cornovaglia, accolto dalle lacrime di gioia del team dello spazioporto. “Questo è il momento che aspettavamo da otto anni”, ha raccontato la responsabile dello Spaceport Cornwall, Melissa Thorpe. Alle sue parole hanno fatto eco quelle del direttore dei voli spaziali commerciali dell’Agenzia spaziale britannica – che ha finanziato in parte il progetto – Matt Archer, che ha parlato di un “momento davvero importante” per l’agenzia, dal momento che il lancio rappresenta un passo-chiave nella strategia spaziale nazionale britannica. Così la Space economy dei grandi imprenditori privati americani inizia a prendere piede anche in Europa.

L’aereo

L’aereo in questione è stato chiamato Cosmic girl, come l’omonima hit degli anni Novanta dei Jamiroquai. Il Boeing 747 è di proprietà della statunitense Virgin Orbit, società dell’imprenditore multimiliardario Richard Branson, uno degli attori principali della corsa allo spazio commerciale. Secondo quanto riportato dal The New York Times, l’aereo trasporterà nove piccoli satelliti, di cui un dispositivo del ministero della Difesa britannico per il monitoraggio delle navi in mare, un’unità di comunicazione per l’emirato dell’Oman e un satellite riutilizzabile sviluppato dall’azienda Space Forge in Galles. Il lungo viaggio che ha portato l’aereo dalla California alla Cornovaglia, a detta del pilota collaudatore della Royal air force (Raf) distaccato per la missione Virgin Orbit Matthew Stannard, “ci ha dato la possibilità di pensare a ciò in cui siamo coinvolti. Non siamo solo un 747. Siamo il primo stadio di un sistema di lancio per razzi”. Una volta raggiunta l’altitudine e la posizione corrette, verrà eseguito un conto alla rovescia e Stannard premerà un pulsante che rilascerà il razzo che porterà i satelliti in orbita. Tale sistema permette che i satelliti più piccoli possano essere lanciati sia più rapidamente sia da più luoghi diversi.

Lo spazioporto

“È un po’ surreale”. Queste le parole di Thorpe, che ha modificato l’aeroporto della città della Cornovaglia di Newquay, proprio per accogliere gli aerei progettati per portare in orbita i nove satelliti, dotando così il Paese di un proprio spazioporto. Cambiamento possibile grazie al sostegno del governo britannico e di quelli locali, così come dell’Ue che ha finanziato i piani di sviluppo nel Paese prima dell’entrata in vigore della Brexit nel 2020. Si tratta di un progetto ambizioso, tant’è che la sola costruzione dello spazioporto è costata più di 24 milioni di euro. Secondo Thorpe le prossime settimane saranno concitate e dedicate completamente alla preparazione del lancio di novembre, ma Virgin Orbit non intende fermarsi qui e prevede già altri due lanci in partenza dalla Gran Bretagna nel 2023.

Corsa inglese allo spazio

Nonostante non si tratti di un lancio di dimensioni particolarmente significative, rappresenta un vero e proprio momento di svolta per la postura spaziale del Regno Unito, che è ora pronto ad aumentare gli investimenti in tecnologie spaziali. Un percorso probabilmente accelerato anche dalle ripercussioni della guerra in Ucraina. La Russia era infatti uno dei principali fornitori internazionali di lanciatori e satelliti, ma con l’invasione tutto è cambiato e si è tirata indietro da molti progetti spaziali comuni, costringendo soprattutto i Paesi europei a ricercare nuove soluzioni per garantirsi un accesso allo Spazio. Anche il Regno Unito è stato colpito da tutto questo, dal momento che nel 2020 aveva acquistato la società di comunicazioni satellitari OneWeb che aveva pianificato lanci a bordo dei razzi russi Soyuz dal centro spaziale di Mosca in Kazakistan, che non si sono poi svolti, facendo saltare tutti i piani inglesi. Ma il Paese non si è fatto abbattere ed eccolo ora pronto a lanciare i suoi prossimi satelliti, il che permetterà inoltre di creare centinaia di nuovi posti di lavoro legati allo Spazio a Newquay e alla stazione terrestre di Goonhilly. Il Regno Unito è dunque pronto ad affermarsi nel settore spaziale.

Un warning all’Unione europea

Il lancio britannico diventa significativo anche se letto come un avvertimento all’Ue. La nuova Space economy anglo-americana con questa iniziativa sta di fatto mettendo piede in Europa, in particolare nell’Inghilterra del post-Brexit che mira appunto a diventare una nuova potenza spaziale e che ha già messo in atto delle politiche attive per creare spazioporti in tutto il Paese. La Space economy dei grandi imprenditori americani, in questo caso di Branson, ma un domani chissà anche di Jeff Bezos o Elon Musk, sta iniziando a prendere piede nel Vecchio continente con la prospettiva di creare basi per i sistemi di lancio aerotrasportati e per piccoli lanciatori. Un segnale che l’Europa spaziale non dovrebbe ignorare.

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