Skip to main content

Rischi e attendibilità dei sondaggi nel libro di Natale (Unimi)

È in uscita per Laterza il volume del docente di Sociologia generale alla Statale di Milano: “Il legame con la politica a volte porta i sondaggisti a essere troppo compiacenti con i committenti. Ed è per questo che talvolta ci si trova davanti a proiezioni gonfiate”.

Se l’attendibilità dei sondaggi la dovessimo misurare dalle ultime elezioni, potremo dire che l’errore è stato pressoché eliminato. Le variazioni percentuali che i partiti hanno ottenuto a urne chiuse sono state più o meno quelle delle proiezioni fatte nelle settimane precedenti dai sondaggisti. Non è sempre stato così. A a spiegare le evoluzione di questo affascinante mestiere che vive all’ombra della politica, prefigurandone spesso la storia, è Paolo Natale docente di Sociologia generale alla Statale di Milano. Nei prossimi giorni, infatti, approderà nelle librerie il suo Sondaggi. Le tecniche, i rischi e le novità (Laterza). A Formiche.net l’autore ha svelato i punti principali dai quali il testo prende le mosse.

Natale, partiamo da un tema cruciale. Qual è il rapporto fra i partiti e i sondaggisti?

Molto stretto, è innegabile. E questo talvolta costituisce un rischio. Il legame con la politica a volte porta i sondaggisti a essere troppo compiacenti con i committenti. Ed è per questo che talvolta ci si trova davanti a proiezioni troppo ‘gonfiate’ e illusorie rispetto a quello che poi sarà il risultato effettivo in termini di consensi.

Qual è l’errore più ricorrente che si commette?

Indurre gli intervistati, con domande sbagliate, a rispondere in modo diverso da quello che è il reale ‘sentiment’ facendo prevalere la desiderabilità sociale di una fazione o di un candidato piuttosto che di un altro.

All’interno del libro è contenuto una sorta di decalogo per evitare di prendere certi abbagli. 

Sì, che parte proprio dalla spiegazione su come evitare alcuni errori di campionamento durante le interviste.

Molti parlano del bandwagon effect (salire sul carro del vincitore), che fa votare il partito che è percepito come vincente. Realisticamente è misurabile?

Certo che lo è, in maniera anche abbastanza semplice. Basta comparare le risposte date in fase di sondaggio con i risultati elettorali. Se gli intervistati rispondono in maniera diversa dall’esito, si ha il ‘delta’ del bandwagon effect. Effetto che, va detto, può essere anche negativo.

Quando un campione di persone risulta essere significativo per proiettare un risultato elettorale verosimile?

Questa è un’altra grossa difficoltà. Non esiste una risposta univoca. Certo, il discrimine di internet in questo senso aiuta i sondaggisti. Anche se sul web occorre andarci molto cauti, così come sui social (a cui è dedicato l’ultimo capitolo del volume).

Ormai internet è pervasivo. 

In realtà c’è una parte di persone che ha grosse difficoltà nell’utilizzo del web. Sono peraltro portato a pensare che proprio coloro che hanno queste difficoltà non siano andati a votare alle scorse elezioni. Visto anche lo scarsissimo dato relativo all’affluenza.

Come è cambiato negli anni il mestiere?

Più che altro sono cambiati gli strumenti. Ovviamente il web ha preso il sopravvento anche se il telefono (specie il cellulare) non è stato completamente soppiantato. Ora i sondaggi si compiono attraverso una modalità mista, anche se gli approcci fra le due modalità di rilevazione rimangono molto diversi.

 

×

Iscriviti alla newsletter