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Sequestrare le riserve russe per ricostruire l’Ucraina. La proposta del Ppe

Il direttore del Wilfried Martens Centre, la Fondazione del Partito popolare, propone di congelare tutte le riserve della Banca centrale russa e di utilizzare le risorse per ricostruire l’Ucraina. Perché oggi solo la metà dell’oro e dei titoli dell’ex Urss è sotto chiave. Il nodo della Cina

Non bastano 300 miliardi, dollaro più, dollaro meno, messi sotto chiave. Se si vuole colpire le finanze russe, bisogna alzare il tiro. Come noto, dall’inizio della guerra in Ucraina, il sistema bancario dell’ex Urss è finito quasi immediatamente nel mirino delle sanzioni occidentali. Al punto da aver perso nel giro di poche settimane, tra il maggio e il luglio 2022, circa 25 miliardi di dollari di attivo.

Ma l’attacco al cuore della finanza russa sta sicuramente nel congelamento delle riserve della Banca centrale russa detenute all’estero, soprattutto negli Stati Uniti. Circa 300 miliardi tra oro, valute, titoli. Non è poco: togliendo la vendita di petrolio e gas, alla Russia rimane poco o nulla in termini di cassa, visto che le restanti attività industriali sono pressoché paralizzate. E allora, perché non affondare la lama? Se lo è chiesto Tomi Huhtanen, il direttore esecutivo del Wilfried Martens Centre di Bruxelles, il think tank del Partito popolare europeo, in un editoriale nel quale lancia una proposta piuttosto forte e chiara: congelare per intero le riserve della Bank of Russia, pari a 640 miliardi di dollari, e utilizzare tali risorse per aiutare l’Ucraina. Per Mosca sarebbe la fine.

“L’Ucraina sta ampiamente superando le aspettative sul fronte militare, costringendo le truppe russe a una goffa ritirata su molti fronti mentre parliamo. Solo poche settimane fa, la vittoria ucraina sembrava un risultato eccessivamente ottimista, ma diventa sempre più tangibile di ora in ora”, è la premessa. “La guerra e l’occupazione hanno dilaniato l’economia del Paese. Lo squilibrio di bilancio è enorme, con il governo di Kiev che richiede almeno altri 5 miliardi di dollari di finanziamenti ogni mese per colmare il deficit”.

Secondo Huhtanen “gli Stati Uniti e l’Ue hanno impegnato somme ingenti, ma non sufficienti a coprire nemmeno il deficit di quest’anno. Insieme al sostegno del Fmi, gli aiuti finanziari internazionali a lungo termine sono significativi, ma non saranno sufficienti per i costi totali della ricostruzione, che ammontano a 349 miliardi di dollari , come stimato dalla Banca mondiale”. Di qui, una proposta che punta a un obiettivo di lungo termine.

“Parlare di un Piano Marshall per l’Ucraina è molto popolare ma pagarlo lo è meno. In altre parole, c’è la volontà politica di sostenere l’Ucraina, ma ci sarà abbastanza leva finanziaria? Una soluzione ai problemi dell’Ucraina potrebbe essere il sequestro delle attività della banca centrale russa. Oltre alle ovvie grandi sfide legali relative alle rispettive legislazioni nazionali, ci sono sfide politiche, tattiche e morali da affrontare. Ciò ritarderebbe qualsiasi utilizzo dei fondi sequestrati. Ma vale la pena tentare”.

Problema: il 13% delle riserve russe è in Cina. Sarà difficile lavorare ai fianchi Pechino. Eppure, i Popolari europei ci credono. “Esiste il sostegno politico per il sequestro dei beni russi. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha espresso sostegno alla confisca dei beni e al loro utilizzo per ricostruire l’Ucraina nel maggio di quest’anno, così come il ministro delle finanze tedesco Christian Lindner. Anche il G7 ha espresso il suo impegno. L’Europa e gli Stati Uniti non dovrebbero ripetere i loro errori di trascinare i piedi per mancanza di impegno con l’Ucraina”.

 

Photo by Jaunt and Joy on Unsplash

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