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Mir ha fallito. E il Cremlino gioca la carta indiana

india

Ora che il meccanismo per l’emissione di carte di pagamento legate al circuito alternativo a Swift è stato sostanzialmente respinto dai governi nell’orbita russa, Mosca cerca di far sue le commissioni sulle transazioni indiane, aprendo allo scambio rubli-rupie

Forse è tempo anche per il Cremlino di ammettere il fallimento del progetto Mir, il sistema di pagamento con baricentro Russia, alternativo al ben più famoso e strutturato Swift, dal quale Mosca è stata esclusa, sette mesi fa. Prima la Turchia, poi le ex repubbliche sovietiche, nessuno o quasi sembra più volerne sapere di accettare transazioni con carte che poggiano sul network messo in piedi dall’ex Urss per tentare di aggirare i circuiti occidentali.

E allora, tanto vale bussare alla porta dell’India, una delle economie più forti d’Asia, dopo la Cina. Come? Semplice, spalancando i battenti alla rupia, la moneta indiana. Al fine di facilitare il commercio estero di rupie, le due principali banche russe, Sberbank e Vtb Bank hanno aperto uno speciale conto in rupie presso le rispettive filiali a Delhi, proponendosi come i primi istituti di credito stranieri a ricevere questa tipologia di approvazione da parte delle autorità indiane. L’obiettivo non dichiarato è cercare di incamerare le commissioni legate ai movimenti di denaro in rupie, gestiti presso le due banche russe.

Ma l’operazione, per il momento è più una testa di ponte che altro, potrebbe spingersi anche più in là, creando i presupposti per un vero e proprio sistema di pagamenti bilaterale. Risalgono infatti a qualche settimana fa i primi contatti, informali, tra autorità russe e indiane per prendere in considerazione la proposta della stessa Russia di utilizzare un sistema sviluppato dalla banca centrale russa per i pagamenti bilaterali.

Il piano, proposto al governo indiano, prevede pagamenti denominati in rupia-rublo utilizzando il sistema di messaggistica russo Spfs (Financial messaging system of the Bank of Russia), di cui il Mir è una costola. Nei piani di Mosca, i rubli dovrebbero essere depositati in una banca indiana e convertiti in rupie e lo stesso sistema funzionerà al contrario. Gli elementi in discussione al momento riguardano se il tasso di cambio sarà fisso o fluttuante. Una mossa che servirebbe all’India per agevolare il suo import dal Paese (la Russia) colpito dalle sanzioni occidentali.

Secondo gli ultimi dati dell’istituto Sipri, l’India è infatti il principale importatore di armi dalla Russia e uno dei più grandi acquirenti di petrolio dal Paese. E per questo è desiderosa di continuare il suo commercio bilaterale a causa della sua dipendenza dalle armi e della prospettiva di acquistare petrolio a un prezzo più economico a fronte invece dell’aumento dei costi globali. Nel mentre, Mosca sta adottando misure per implementare pratiche bancarie islamiche in quattro delle sue regioni orientali a maggioranza musulmana: Cecenia, Daghestan, Bashkortostan e Tatarstan. Secondo l’agenzia Interfax, il 26 settembre è stato presentato al parlamento russo un disegno di legge che delinea un piano sperimentale pilota per attuare pratiche finanziarie islamiche in quelle regioni che, se approvato, inizierà nel febbraio 2023.

 

Photo by Julian Yu on Unsplash



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