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Trame cinesi. Così Pechino punta a disarcionare Putin in Asia

Altro che amici per la pelle, mentre la Russia si impantana ogni giorno di più nella guerra all’Ucraina, il Dragone stringe accordi sottobanco con le ex repubbliche sovietiche, oggi inserite nello scacchiere della Sco. E il Cremlino non può aprire bocca. L’analisi del Center for european policy analysis

Sulla carta, a sette mesi dall’invasione dell’Ucraina, sono ancora alleati. Ma dietro le quinte, quando il sipario è abbassato, la Cina fa le scarpe alla Russia. Non è tanto questione di petrolio e gas, non solo almeno. Quanto di accordi strategici che Pechino sta portando avanti all’ombra di Mosca, con alcuni Paesi dell’Asia un tempo sotto il controllo o l’influenza dell’ex Urss. Lo scacchiere dove si gioca la partita è quello della Sco, l’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, nata per volere della stessa Cina, con l’obiettivo dichiarato di creare un blocco economico e geopolitico alternativo all’Occidente.

Le trame alle spalle di Vladimir Putin emergono da un report del Center for european policy analysis (Cepa). Cosa sta succedendo mentre il Cremlino si impantana ogni giorno di più nella guerra scatenata lo scorso febbraio contro l’Ucraina? La premessa è che “il momento attuale è particolarmente propizio per la Cina perché la Russia, il suo partner stretto ma geopoliticamente inferiore, è fortemente preoccupata per la sua disastrosa guerra in Ucraina”. “Gravemente indebolito dalla guerra e dalle sanzioni, il Cremlino è semplicemente troppo debole per resistere alla crescente presenza della Cina. Non è un caso che il recente vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai tenutosi nell’antica città uzbeka di Samarcanda dal 15 al 16 settembre abbia rivelato i nuovi contorni”.

Quali? “Tanto per cominciare, Xi Jinping non ha espresso alcun sostegno alle azioni russe, in netto contrasto con la sua retorica dello scorso gennaio, quando i due leader avevano proclamato una partnership senza limiti. E poi, per la Cina il vertice Sco riguardava l’avanzamento della sua ambiziosa agenda che mira a consolidare la sua influenza in Asia centrale e le nuove opportunità che sono emerse. Ad esempio, a settembre è stato firmato un accordo tra Cina, Kirghizistan e Uzbekistan sulla costruzione della ferrovia a livello regionale  che collega i tre Paesi. A lungo ritardato, in parte a causa delle tensioni politiche e della mancanza di finanziamenti dal Kirghizistan, ma anche per colpa dell’implicita opposizione russa, il progetto sembra ora andare avanti. Il tempismo è notevole; con le rotte di trasporto attraverso la Russia ora ostacolate a causa delle sanzioni occidentali, la Cina ha bisogno di alternative. E le sta trovando”.

Insomma, a Pechino importa poco del destino della Russia, l’invasione dell’Ucraina è un problema di Mosca, il Dragone ha altro a cui pensare. E, cosa più importante, la Cina sta cominciando a infischiarsene dei veti russi nello scacchiere asiatico. Lo spiega lo stesso rapporto del Cepa. “In precedenza la Russia si era opposta a un progetto come la ferrovia poc’anzi citata. Ma il progetto si è fatto e questo vuol dire che semplicemente non è stata in grado di dire di no alla Cina e di imporre la sua scelta”. Non è tutto.

“Nella sua spinta verso l’Asia centrale, la Cina ha anche firmato accordi per 16 miliardi di dollari con l’Uzbekistan, facendo impallidire gli accordi da 4,6 miliardi di dollari che ha concordato con la Russia. Sono stati raggiunti accordi multimiliardari anche con il Kazakistan” Insomma, “dove la Russia era stata considerata una potenza incontrastata, stanno emergendo crepe. E per ora, almeno, Putin può solo sedersi e guardare”.

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