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Cosa c’è dietro l’astensione indiana sulla Russia

L’India si è astenuta sulla recente risoluzione del Consiglio di Sicurezza per condannare l’annessione delle regioni occupate in Ucraina da parte della Russia. Non è una novità, e Nuova Delhi ha tenuto posizioni simili ai tempi della Crimea, seguendo la politica estera pragmatica che intende tenere il governo Modi

L’India ha scelto l’astensione sulla risoluzione contro l’annessione di quattro regioni ucraine decisa dalla Russia la scorsa settimana, seguendo una linea già nota in cui Nuova Delhi dà priorità ai propri interessi senza seguire allineamenti preferenziali (come quello con il blocco occidentale).

La risoluzione non è passata per via del veto russo, ma se l’astensione cinese era attesa (per il principio di non interferenza e per distinguere il proprio modello da quello occidentale), quella indiana ha fatto più rumore soprattutto perché nei giorni scorsi il primo ministro Nerendra Modi aveva espresso posizioni critiche riguardo alla guerra, partecipando al vertice di Samarcanda della Shangai Cooperation Organization (durante il quale anche la Cina aveva iniziato a marcare le differenze con la Russia).

La politica estera di Modi è iper-realista, non tiene conto di posizioni ideologiche o idealiste, ma solo di interessi diretti. Concetto perfettamente spiegato dalle parole con cui l’ex presidente del National Security Advisory Board, P.S. Raghavan ha spiegato la scelta indiana e la posizione sulla guerra russa in Ucraina: “È necessario studiare tutto ciò che il premier ha detto [a Samarcanda] e rendersi conto che lo ha detto anche in passato. Infatti, tutti gli elementi della posizione indiana (necessità di un cessate il fuoco, fine della guerra, preoccupazioni per l’impatto sulla sicurezza alimentare ed energetica) sono stati coerentemente articolati dal governo”.

Ossia: non sta cambiando la posizione indiana. Raghavan ha fatto riferimento ai commenti del premier Modi al cancelliere tedesco, Olaf Scholz, a maggio, secondo cui “non ci sarà una parte vincente in questa guerra, tutti soffriranno”. L’ottica è sempre quella.

Vale la pena anche tenere conto che già sull’annessione della Crimea da parte della Russia, l’India si era astenuta (risoluzione 68/262 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite) nel marzo 2014 e successivamente, dal 2016 al 2021, ha votato contro le risoluzioni che criticavano la Russia per le violazioni dei diritti umani in Crimea, discusse nelle riunioni del Terzo Comitato delle Nazioni Unite.

La posizione dell’India sarà nuovamente messa alla prova questa settimana, quando si prevede che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite prenda in esame la stessa risoluzione sui referendum e successive annessioni bloccata dalla Russia al Consiglio di sicurezza (CdS) delle Nazioni Unite, dopo che l’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield l’aveva introdotta. Probabilmente Nuova Delhi non cambierà linea.

“Il percorso per la pace richiede di lasciare aperto ogni canale diplomatico”, ha detto l’ambasciatrice indiana all’Onu, Ruchira Kamboj, intervenendo durante la recente riunione del Cds, aggiungendo che l’India è “profondamente turbata” dagli sviluppi in Ucraina e chiede “l’immediata cessazione della violenza e delle ostilità”, sostenendo che “il dialogo è l’unica risposta”, perché “questa non può essere un’era di guerra”, e si deve “rispettare la sovranità e l’integrità territoriale di tutti gli Stati”. Questa posizione neutrale e pro-pace è ampiamente supportata dall’opinione pubblica indiana.

Nuova Delhi ha legami storici con Mosca, rafforzati adesso dai nuovi accordi energetici — collegati anche agli extra sconti russi decisi per non perdere fette di mercato. L’85 per cento di armi, equipaggiamenti e mezzi delle forze armate indiane sono di origine russa e nuove commesse sono in arrivo come conferma anche  il SIPRI. Negli ultimi 5 anni, la Russia ha rappresentato il 46% delle importazioni militari indiane.

Semplicemente gli indiani non ritengono che sia nel loro interesse rompere quei legami. Vladimir Putin lo sa, e usa anche la retorica per disturbare la situazione. Durante il discorso con cui ha annunciato l’annessione illegittima delle quattro regioni ucraine occupate militarmente ha detto: “Hanno saccheggiato Paesi come l’India. (Ma) noi non abbiamo permesso di diventare una colonia”.

Putin fa riferimento al passato coloniale – perché ama alterare le ricostruzioni storiche – ma stando ai giorni nostri, l’India è stata inglobata dagli Stati Uniti nel fronte delle Democrazie dell’Indo Pacifico attraverso l’implementazione di sistemi come il Quad. Partnership che secondo Putin saccheggiano (la sovranità del)l’India, ma che in realtà agli indiani servono per un interesse diretto: il confronto con la Cina.

Nuova Delhi ha un’agenda propria che intende privilegiare rispetto a eventuali allineamenti. È d’altronde una potenza in ascesa (e per ascendere serve anche avere la deterrenza militare che per ora è garantita dagli armamenti comprati dalla Russia); ha una demografia fortissima; ha capacità di sviluppo tecnologico avanguardistiche.

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