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La strategia di Biden è uno strumento democratico. Scrive Arpino

Biden

Joe Biden rilascia la National security strategy, un prezioso strumento di informazione democratica. Grazie a questo tipo di documenti, i cittadini a stelle e strisce vengono costantemente aggiornati, in modo semplice e asettico, sulla Strategia generale del proprio Paese. Il punto del generale Mario Arpino, già capo di Stato maggiore della Difesa

Chi conosce almeno un po’ gli Stati Uniti, oppure ha avuto la ventura di operare in guerra a fianco di comandanti militari americani, sa bene che quando si tratta di Difesa, di sicurezza o anche solo di interesse nazionale, oltre oceano le differenze di vedute tra democratici e repubblicani sono poco osservabili. Questo perché i cittadini a stelle e strisce vengono costantemente aggiornati, in modo semplice e asettico, sulla Strategia generale (Grand strategy), ovvero verso quale direzione stia andando il Paese in questi settori. Non è propaganda per questo o per quello, è solo informazione democratica. In genere non è manipolata nella sostanza, anche se – in funzione della lontananza o della prossimità dei periodici momenti elettorali del sistema – il flusso di informazioni può essere anticipato o ritardato. Per esempio, la National security strategy di Joe Biden è uscita in forma non classificata (ovvero divulgabile al pubblico) solo in questi giorni vicini alle elezioni di mid-term, mente agli esperti è ben noto che, in forma classificata, era pronto già nel marzo scorso, parallelamente all’inizio della disastrosa iniziativa di Vladimir Putin.

Prima di impegnarci in una scorribanda a volo d’uccello sui contenuti del documento, si ritiene importante fare un cenno su come funziona l’informazione strategica negli Stati Uniti. Un cittadino americano che volesse sapere quali siano la grande strategia, e quindi l’interesse nazionale, del proprio Paese non avrebbe nessuna difficoltà a documentarsi. Ogni quattro anni (fino al 2014, epoca Obama) veniva redatta una guida sotto il titolo di Quadriennal defense review. Nel 2018 il titolo è stato cambiato in National defense strategy, e anche la periodicità si è fatta più frequente. I contenuti sono comunque sempre riassunti in un paper della National defense university (Ndu), dal titolo Grand strategy of the United States, che provvede a una ulteriore diffusione. Il tutto è molto accessibile, perché in pochi paragrafi si snocciolano in modo chiaro i principali concetti. Un esempio dei contenuti tipici? Eccolo. Nel paragrafo The ends (finalità) of Grand strategy, si afferma che sempre e in ogni caso vanno difesi i principali interessi, cioè: difendere il proprio territorio e quello degli alleati; proteggere i cittadini americani in patria e all’estero; affermare e difendere i valori costituzionali e la forma di governo; promuovere e proteggere l’economia nazionale e lo standard di vita. In un altro paragrafo The means (i mezzi) of Grand strategy, si parla della necessità di forti alleanze e accordi bilaterali in materia di sicurezza; di un forte e credibile deterrente nucleare; di forze e capacità militari credibili, in grado di prevalere in caso di conflitto; di un’intelligence in grado di assicurare una security awareness (percezione della sicurezza) a livello globale. Si continua poi così con l’economia, la base industriale, le tecnologie avanzate e le forze di riserva. Qualora il cittadino americano volesse mantenersi aggiornato con una frequenza che la lunga periodicità di questi documenti non consente, non deve far altro che acquistare in edicola e sfogliare la rivista bimestrale The National Interest, dove troverà tutto e di più.

Dopo questo lungo ma indispensabile showdown di informazioni, importante per capire come il sistema renda accessibile al cittadino volonteroso la comprensione della direzione di marcia, la nostra scorribanda sulla National security strategy (notare “security” invece di “Defense”) appena messa in circolazione da Joe Biden diventa anch’essa agevole e comprensibile. Il documento si rifà nello stile e nei contenuti a tutti quelli che abbiamo appena citato, ambientando però il tutto nella nuova situazione geostrategica e geopolitica. Ci si accorgerà che Russia e Cina, citate o meno che siano, sono permanentemente i convitati di pietra o i fantasmi che si agitano in ogni capitolo, in ogni paragrafo, in ogni riga e in ogni parola. La Russia come pericolo immediato, la Cina come il vero competitor degli Stati Uniti e dell’Occidente nel lungo termine. Se il mondo tornerà ed essere bipolare, da Guerra fredda, sarà la Cina a prendere il posto della Russia. Dopo la premessa con firma autografa del presidente Biden, il documento si articola in cinque capitoli, per un totale di 48 pagine.

Nel primo viene data una visione del futuro nel lungo termine, nella convinzione che nessuno come gli Stati Uniti sia nelle migliori condizioni per lavorare facendo causa comune con tutti coloro che condividono la visione (vision) di un mondo libero, aperto, prospero e sicuro. Troviamo però anche l’avviso che è necessario aprire gli occhi, identificare le sfide ed essere in grado di competere. Nel resto del capitolo si riprendono i temi dei documenti precedenti. Nel secondo capitolo si ribadisce la necessità di “investire nella nostra forza”, per mantenere sempre un buon margine di competitività. Per “forza” qui si intende un’industria moderna e innovativa, il “nostro” popolo, la “nostra” democrazia e una diplomazia sempre all’altezza. Nel terzo capitolo si indicano le priorità globali degli Usa, ed è qui che si riprende, differenziando, il discorso su Russia e Cina. Solo successivamente si citano clima, energia, pandemie, bio-difesa, cibo, controllo degli armamenti e non-proliferazione. Buoni ultimi, terrorismo, cyber-spazio, commercio ed economia. Nel quarto capitolo si spiega la strategia regionale Usa, citando l’Indo-Pacifico, l’alleanza con l’Europa, la condivisione del benessere e della democrazia nell’emisfero occidentale, la de-escalation dei conflitti nel Medio Oriente, il mantenimento della pace nella regione artica e la protezione di cielo, mare e spazio. Nel quinto capitolo, concludendo, si afferma che quanto auspicato dipende dalle decisioni e le posture che verranno mantenute in questa decade: non c’è più tempo da perdere.

Questo documento è scritto in modo chiaro e gradevole, e, sebbene si tratti di una raccolta di concetti già espressi, se ne suggerisce una lettura integrale. Digitando “National security strategy / The White House”, compare immediatamente. Certo, un pizzico di propaganda elettorale c’è. Ma, a nostro avviso, è garbata, comprensibile e tollerabile. La firma autografa di Joe Biden è stata apposta in data 12 ottobre 2022, un anniversario che agli americani deve pur ricordare qualcosa…


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