Pochi giorni fa l’annuncio di Mosca di un ulteriore passo avanti verso l’emissione di rubli formato virtuale, in raccordo con lo yuan cinese. E ora il circuito dal quale la finanza dell’ex Urss è stata estromessa prova a bruciare le tappe e battere sul tempo il Cremlino. Il ruolo della Bce e delle banche europee
Non è una contro-sanzione, ma di sicuro non farà piacere al fronte filo-russo. Pochi giorni fa, come raccontato da Formiche.net, Mosca ha ufficializzato l’intenzione di emettere rubli formato digitale, con l’intento non altrettanto ufficialmente dichiarato di aggirare il circuito Swift, il sistema occidentali per le transazioni dalla quale la finanza russa è stata estromessa la scorsa primavera. Il Cremlino punta a un asse con l’altro grande Paese che ha fatto della valuta digitale la sua mission, la Cina.
Dall’Occidente, però, non ha tardato ad arrivare un altro annuncio, che va letto da diverse angolature: il sistema Swift ha definito il suo progetto per una rete globale di valute digitali delle banche centrali (Cbcd) dopo un esperimento di otto mesi su diverse tecnologie e valute. Lo sprint finale prima o poi doveva arrivare, dal momento che molti istituti centrali lavorano da tempo all’emissione di moneta digitale. La stessa Bce, in tempi non sospetti, aveva messo in piedi un team di esperti incaricati di studiare la fattibilità del progetto, coordinati dall’attuale membro del board dell’Eurotower, Fabio Panetta. E anche la Federal Reserve americana ci aveva fatto un pensierino, salvo poi rallentare questo passaggio.
A fine settembre, poi, Francoforte ha approvato una prima serie di step fondamentali propedeutici alla valuta virtuale comune in modo da “evitare che abbia un effetto negativo sulla stabilità finanziaria”. Ed era stato lo stesso Panetta a dare il timing dell’intera operazione. “L’approvazione da parte del Consiglio direttivo (della Bce, ndr) di questa prima serie di scelte progettuali non ha alcuna influenza sul fatto che si decida o meno di passare alla fase realizzativa. Decisione che dovrebbe essere presa nell’ottobre del prossimo anno. Inoltre, non ha alcuna influenza sul fatto che alla fine decidiamo o meno di emettere un euro digitale”.
Adesso il baricentro è dunque decisamente europeo e c’è da scommettere che l’emissione di un euro digitale vada a incastonarsi nel più ampio disegno di uno Swift a base di valuta virtuale. La cui sperimentazione nell’ultimo mese ha coinvolto le banche centrali nazionali di Francia e Germania, ma anche istituti di credito dalla caratura globale, quali Hsbc, Standard Chartered e Ubs. Ad oggi, ha scritto Reuters, circa il 90% delle banche centrali del mondo sta utilizzando o esaminando la possibilità di emettere moneta digitale.
Nick Kerigan, responsabile dell’innovazione di Swift, ha dichiarato che la fase sperimentale, che sarà seguita da test più avanzati nel corso del prossimo anno, assomiglia a una ruota di bicicletta in cui 14 banche centrali e commerciali in totale si collegano a raggiera al suo hub principale. L’idea è dotare le banche di una sola connessione globale principale. Tutto questo mentre Anatoly Aksakov, il legislatore russo a capo della commissione finanziaria della Duma, la camera bassa del parlamento russo, ha affermato pochi giorni fa che dopo il lancio del rublo digitale all’inizio del prossimo anno, Mosca intende utilizzarlo per diminuire la sua dipendenza dalla finanza occidentale. “Il tema delle risorse finanziarie digitali, del rublo digitale e delle criptovalute è in forte espansione poiché i Paesi occidentali stanno imponendo sanzioni e creando problemi per i bonifici bancari, anche negli accordi internazionali”.
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