Il premier Meloni nell’ambito della sua missione a Bruxelles potrebbe tornare a chiedere lo sblocco delle risorse non spese e riservate alla coesione, per impiegarle nella lotta ai rincari di gas ed elettricità. Ma per il presidente di Nomisma Energia potrebbe essere tardi, i prezzi stanno già scendendo e poi sarebbe ora di produrre energia propria piuttosto che vivere di soli sussidi
Se è vero che, come assicurato dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, intervenuto alla Giornata del Risparmio, il governo di Giorgia Meloni non farà mezzo passo indietro sulla lotta ai rincari dell’energia, allora c’è da scommettere che il prossimo giovedì, al suo primo assaggio d’Europa, la leader di Fratelli d’Italia, si farà sotto con Bruxelles. Su che cosa? La possibilità di utilizzare i fondi strutturali 2014-2020 riservati all’Italia, per finanziare il raffreddamento delle bollette. Quelli non spesi, si intende.
La suggestione c’è tutta. Usare vecchi fondi strutturali europei in scadenza a fine 2023, per sbloccare nuovi sgravi per famiglie e imprese. Eppure gli ostacoli non mancano, sia tecnici, sia politici. Partendo dai primi, l’operazione si può può fare in frangenti eccezionali, come durante il Covid. Ora, l’apertura dell’Ue c’è e l’Ecofin del 4 ottobre ha dato un primo ok, liberando in teoria per l’Italia 14 miliardi frutto del ciclo di programmazione dei fondi Ue 2014-2020. Risorse solo sulla carta, per ora, passare all’incasso può essere un problema. Il perché è presto spiegato.
Tanto per cominciare l’Europa consente, in questa fase di crisi energetica, di cambiare solo l’ambito di utilizzo di questi fondi: per le bollette anziché per le politiche di coesione, ovvero la riduzione dei divari occupazionali, sociali, industriali. Ma la stessa Europa non consente di mutare il vincolo di destinazione territoriale dei fondi, che per l’80% vanno al Sud. In pratica, il grosso dei benefici, qualora Bruxelles decidesse di girare i fondi sulle bollette, andrebbe al Mezzogiorno, dunque in modo non unanime. Poi c’è l’ostacolo più politico e cioè il fatto che Paesi nordici sono contrari, perché quei fondi vanno alla coesione, punto. Ma il premier Meloni ci proverà lo stesso. Formiche.net ha chiesto il parere di Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia.
“Non mi sembra una soluzione molto convincente, mi pare un po’ tardi, ora che i prezzi dell’energia sono sostanzialmente scesi. Vorrei ricordare in questo senso due principi dell’economia, molto semplici”, spiega Tabarelli. “Se io continuo a dare sussidi ai consumatori, questi non avranno più una reale percezione dei prezzi dell’energia. Per questo credo sia necessario che la domanda rallenti, che si consumi semplicemente un po’ meno, dai bar ai servizi, anche a costo di andare un po’ in recessione. Vede, sono i fondamentali che contano e sia prima, sia dopo le elezioni ho sentito dire che era tutta colpa della speculazione, quando invece si voleva mascherare il vero problema, ovvero le mancate decisioni sulle rinnovabili, sui rigassificatori, sulle estrazioni. Non può sempre e solo essere colpa della speculazione e per questo la logica dei sussidi a oltranza non va bene. Bisogna usare e produrre la nostra energia, eccola la vera misura contro il caro bollette”.
Il secondo principio menzionato da Tabarelli, riguarda il fatto che “l’Italia ha il debito più grande dopo il Giappone, e bonus e sussidi gonfiano ancora di più la nostra esposizione. A volte ce ne dimentichiamo”. Tabarelli si sofferma poi sulla lenta ma a quanto pare inesorabile discesa del prezzo del gas, che ormai prosegue da settimane. “Si tratta di una forma di schizofrenia, la stessa riduzione è imputabile all’irrazionalità umana nella sua massima potenza. La finanza, la speculazione, l’incertezza politica, la guerra, ha innescato il panico, dalla scorsa estate. Ora il prezzo scende, segno che la recessione sta arrivando, anche perché c’è effettivamente un calo della domanda. Meno male che per il gas forse avremo delle riduzioni che probabilmente arriveranno già a dicembre su novembre. Per quanto riguarda l’elettricità, invece, avremo delle riduzioni a gennaio sui consumi del primo trimestre 2023”.