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Ucciso l’ufficiale che gestiva le forniture di droni alla Russia? L’Iran e l’infowar

Chi ha ucciso un colonnello dei Pasdaran a Zahedan? I guerriglieri baluchi per rappresaglia contro le repressioni delle proteste, oppure era implicato nelle forniture di droni alla Russia e si è trattato di un’operazione di intelligence? L’infowar sul conflitto in Ucraina tocca anche i droni iraniani

Da qualche ora sui canali Telegram che seguono il conflitto ucraino — lato Kiev — circola una notizia tanto interessante quanto non verificabile: uno degli ufficiali dei Pasdaran responsabile del trasferimento di droni iraniani alla Russia sarebbe stato ucciso in una località non definita dell’Iran in questi giorni (la data nemmeno è definita). Con ogni probabilità questa informazione è falsa, e serve a continuare a tenere alta l’attenzione sull’aiuto militare iraniano ai russi, aggiungendo del pepe. Per modalità l’assassinio infatti, evoca le operazioni con cui il Mossad (e la Cia) ha colpito la catena di controllo del presunto programma nucleare militare iraniano e altri vertici delle forze teocratiche. Ossia significherebbe che Israele ha deciso di farsi coinvolgere nel conflitto, sposando il lato ucraino (pur mantenendo un sufficiente velo di ambiguità). Il governo ucraino ha più volte chiesto a Gerusalemme sostegno in queste ultime settimane, ma non ha per ora ricevuto più di (seppure rilevanti) informazioni di intelligence.

Secondo l’agenzia di stampa Tasnim, collegata al Corpo dei Gaurdiani della Rivoluzione (i Pasdaran), il colonnello dei Guardiani Mehdi Molashahi e il miliziano Basij Javad Kikha sarebbero stati uccisi da sconosciuti a Naster Square, Zahedan, nei giorni scorsi. E la foto usata dai canali Telegram per raccontare l’eliminazione del responsabile del trasferimento droni e quella con cui Tasmin racconta l’uccisione dei due militari è la stessa. Per l’agenzia i due stavano tornando a casa dopo aver terminato il loro orario di lavoro, quando un’auto ha aperto il fuoco uccidendoli. Gli autori dell’assassinio sono scappati.

Gli annunci di Tasmin sono spesso alterati da propaganda e narrazione, e dunque si potrebbe supporre che i Pasdaran abbiano ordinato la diffusione dell’informazione per raccontare la loro versione dei fatti prima che potessero arrivarci gli altri. Zahedan è una delle cittadine più coinvolte nelle proteste che da circa un mese stanno infiammando l’Iran, anche perché si trova nel Baluchistan — una regione in cui esistono anime indipendentiste, sunnite, in lotta armata con la Repubblica islamica. Non sorprenderebbe se l’uccisione dei due uomini sia stata compiuta da un commando dei guerriglieri baluchi come regolamento di conti. I Guardiani e i Basij sono stati in questi giorni protagonisti di repressioni molto violente contro i manifestanti anche a Zahedan. Fonti locali della città hanno confermato ad Al-Monitor che i Guardiani hanno anche schierato dei droni per colpire alcuni dei manifestanti nei quartieri più esposti, mentre elicotteri e cecchini hanno sparato a caso sulla folla. I morti tra chi protestava sarebbero diverse dozzine in questo giorno di scontri.

L’uso dei droni a Zahedan potrebbe essere l’elemento che ha creato confusione, credendo alla buona fede (con malizia si può pensare a tutt’altro, e non è detto che a pensar male si sbagli). Restando ai fatti, ciò che resta è che la questione dei droni iraniani (in Ucraina) è diventata abbastanza dominante anche nell’information warfare attorno all’invasione russa. “Se ci verrà dimostrato che i droni iraniani vengono utilizzati nella guerra in Ucraina contro le persone, non dovremo rimanere indifferenti”, ha dichiarato lunedì il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, in seguito alle accuse contro Teheran sulle forniture. Gran Bretagna, Francia e Germania hanno chiesto venerdì un’indagine delle Nazioni Unite sulle accuse alla Russia di aver usato droni di origine iraniana per attaccare l’Ucraina, violando una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Mosca tuttavia non vuole l’inchiesta Onu, ma piuttosto vuole che l’Onu discuta della possibilità che l’Ucraina usi una “bomba sporca”, un ordigno convenzionale con scorie nucleari.

Con ogni probabilità Amirabdollahian racconta informazioni parziali, alterate, che sia buona o malafede. L’Iran si difende usando un’ambiguità: di alcuni di quei droni, come i famigerati sistemi kamikaze Shahed-136, esiste una versione con componentistiche russe (con sigle in cirillico), e questo permetterebbe a Teheran di avere un margine di protezione negando la fornitura (anche se in realtà il grosso dei sistemi sarebbe stato inviato dall’Iran alla Russia). Tuttavia ci sono anche diverse altre informazioni che le intelligence occidentali stanno rilevando — tutte respinte dagli iraniani attraverso l’uso di una campagna di discolpa guidata dalle varie ambasciate, anche quella italiana, in cui si parla dei principi pacifici della Repubblica islamica e del suo impegno per il deconflicting tra Russia e Ucraina.

Eppure, diverse informazioni fornite dai gruppi partigiani bielorussi (che si sono in passato rivelati affidabili) riportano di un gruppo di istruttori iraniani, ritenuti ufficiali del Guardiani, insieme alla Guardia nazionale russa e a operativi dell’FSB, nel villaggio di Mykulichi, nell’Oblast’ di Gomel. La cosa coincide con alcune informazioni note, fornite dall’esercito ucraino, secondo cui i russi hanno preso il pieno controllo delle basi aeree negli insediamenti bielorussi di Baranovichi e Lida e le stanno usando per lanciare attacchi sul territorio ucraino.

Non solo: il capo delle Comunicazioni strategiche del Consiglio di Sicurezza nazionale, John Kirby, ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno le prove della presenza di istruttori iraniani in Crimea, la penisola meridionale ucraina occupata e annessa dalla Russia nel 2014. Secondo la Casa Bianca, questi iraniani controllano gli attacchi dei droni russi alle infrastrutture e ai civili ucraini, e il New York Times ha corrobarato queste dichiarazioni con informazioni raccolte anche sul campo.

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