“Finora gli europei hanno guardato ad est, ed è più che giustificato, ma si sono davvero dimenticati di guardare a sud. E penso che sia molto importante ricominciare a mettere, ancora una volta, il Medio Oriente e il Mediterraneo nell’agenda politica”. L’analisi della professoressa Raffaella Del Sarto (Johns Hopkins University) con Formiche.net
La guerra in Ucraina, attraversata da una fase nuova e più cruenta in questi ultimi giorni, è diventata giustamente la priorità geopolitica dell’occidente, ma gli altri dossier non sono purtroppo scomparsi dall’agenda politica europea (e italiana) che intreccia Mediterraneo e Medio Oriente, come dimostrano le tensioni in Libia, Tunisia ed Egitto. Un punto fermo nel mare nostrum è stato messo ieri dall’accordo tra Israele e Libano sulle delimitazioni marittime, che segue temporalmente il grande passo diplomatico rappresentato dagli accordi di Abramo. Ma come influisce l’accordo sulla zee di Israele-Libano negli equilibri mediterranei e mediorientali?
Zee e pace
Secondo Raffaella Del Sarto, associate professor of Middle East Studies alla Johns Hopkins University, l’accordo sulla zona marittima è uno sviluppo molto positivo perché, prima di tutto, è la prima volta che Libano e Israele hanno negoziato direttamente e raggiunto un vero accordo. “Penso, in particolare, che possa essere potenzialmente molto vantaggioso per il Libano, che attualmente si trova in una situazione economica disastrosa. E se c’è la possibilità che nell’accordo rientrino i giacimenti energetici che potrebbero stabilizzare il Libano a lungo termine, quello potrebbe essere un altro sviluppo molto positivo. Inoltre potrebbe esserci un’opposizione interna a questo accordo, ma dobbiamo anche vedere che sostanzialmente Hezbollah, che si era esposta contro l’accordo, a quanto pare non l’ha sabotato finora. Quindi penso che nel complesso sia uno sviluppo positivo perché mostra che i paesi che non hanno accordi di pace possono comunque concordare questioni molto specifiche che possono essere benefiche per le popolazioni”.
Libano-Libia-Turchia
Receyp Tayyip Erdogan è diventato un player chiave in Libia, anche per via dell’accordo sulla zee tra Libia e Turchia: un elemento che stabilizza il quadro o che aggiunge tensione? “È difficile parlare in termini di tensioni o di non tensioni – riflette con Formiche.net – ma penso sia molto chiaro a tutti che la Turchia ha accresciuto il suo ruolo nella regione e questa mossa dobbiamo leggerla attraverso la nuova prospettiva di politica estera del governo Erdogan, che è proprio questa nuova idea ottomana. E in un certo senso, possiamo vedere che la Turchia da questo punto di vista è chiaramente una potenza espansionista: che lo vogliamo dire o meno, è così”.
Infatti Ankara, aggiunge, ha ampliato la sua influenza in tutta la regione o in alcune aree di essa, poiché ha svolto un importante ruolo di mediazione. “Ma penso che non dovremmo perdere di vista il quadro più ampio, ovvero che la Turchia ha ampliato il suo ruolo. Vuole essere un attore importante non solo in Medio Oriente, ma anche nei confronti degli europei e del mondo. E quindi dipenderà tutto da come vorremo impegnarci con la Turchia. Essere un mediatore significa sostanzialmente promuovere e rafforzare il ruolo della Turchia che ha acquisito in questo ultimo decennio, direi”.
Equilibri
Un altro tema connesso alle dinamiche a cavallo tra due quadranti strategici come quello euromediterraneo e quello mediorientale riguarda le relazioni russo-iraniane che, anche alla luce dell’impiego di droni iraniani in Ucraina, sono sotto la lente di ingrandimento. Ma diventano un problema per la Nato? “Penso che possa essere un problema per l’Europa e per l’Occidente, ma la diplomazia deve lavorare su questo. Credo che, ad esempio, la firma dell’accordo sul nucleare iraniano potrebbe sostanzialmente aiutarci a impegnarci nel coinvolgere maggiormente l’Iran con la comunità internazionale: sarebbe molto importante. E, naturalmente, quando si parla di Russia, i negoziati devono iniziare ad un certo punto e penso che, ancora una volta, gli europei possano svolgere un ruolo molto importante e non saranno gli unici. Quello che dobbiamo sempre considerare è che le relazioni in Medio Oriente, anche con attori esterni come la Russia, sono state molto instabili e possono davvero cambiare da un momento all’altro. Da questo punto di vista ritengo che sia tanto più importante che gli europei, gli Stati Uniti e le nazioni occidentali cerchino davvero di interferire il più possibile ma portando le due parti dalla loro parte. Credo molto nella diplomazia”.
Ue distratta?
L’Europa è stata “distratta” dalla guerra in Ucraina, che le ha sottratto energie rivolte magari a dossier delicatissimi comeTunisia, Libano e Libia? “Assolutamente. Penso che gli europei siano stati molto preoccupati, ovviamente, per quello che è successo in Ucraina a causa dell’invasione russa e sostanzialmente il Medio Oriente e il Mediterraneo, in particolare il Medio Oriente, hanno davvero perso importanza o non sono stati più all’ordine del giorno. Qualunque cosa accade nel Medio Oriente mediterraneo, colpisce direttamente l’Europa, come dimostra l’intera questione dell’Ucraina che ha determinato l’aumento dei prezzi del cibo”. Ovviamente tutto ciò avrà un impatto anche sui modelli migratori. “Finora gli europei hanno guardato ad est, ed è più che giustificato, ma si sono davvero dimenticati di guardare a sud. E penso che sia molto importante ricominciare a mettere, ancora una volta, il Medio Oriente e il Mediterraneo nell’agenda politica. Penso che sia stata una mossa molto miope degli europei”.
@FDepalo