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Una rete balcanica (a guida Italia) per le imprese di domani

Tripoli, segretario generale di Unioncamere, a Formiche.net: “Così costruiremo una piattaforma tra i Paesi della regione adriatica”

Una rete da più di 16 miliardi di euro annui che guidi gli scambi commerciali con i Balcani. Prova a realizzarla Unioncamere con un focus puntato sull’Adriatico come comunità geo-economica per la pace e la stabilità tra Europa e Mediterraneo. Unioncamere si fa pivot per questo obiettivo, nella consapevolezza che nell’area che comprende Croazia e Slovenia, oltre ai Paesi dei Balcani occidentali, secondo la nomenclatura della Commissione europea, l’interscambio commerciale nel primo semestre 2022 è in crescita del 50,2% rispetto ai 10,8 miliardi dei primi sei mesi del 2021. In particolare, cresce l’export italiano pari a 8,8 miliardi nei primi sei mesi del 2022 rispetto a 6,1 miliardi del primo semestre 2021, +44,2%. Un’occasione da sfruttare a pieno.

Numeri incoraggianti

Per questa ragione Unioncamere, Fondazione Pax Humana, Università Luiss Guido Carli hanno promosso un dibattito a Bari, in occasione della Fiera del Levante, proprio al fine di ragionare sulla vicinanza geografica e sulla solidità nei rapporti commerciali tra Italia e Balcani. Le principali regioni italiane nel commercio sono: la Lombardia con 3,7 miliardi di scambi nei primi sei mesi del 2022 e una crescita del 39,7%in un anno, rispetto ai primi sei mesi del 2021; Veneto con 3,1 miliardi, +35,1%; Emilia Romagna con 1,7 miliardi, in crescita del 37,9%. Seguono Friuli Venezia Giulia con 1,2 miliardi, +38,5%, Sicilia con un miliardo, +273%. Tra i settori del manifatturiero, per export prevalgono metalli e prodotti in metallo con 1,6 miliardi nei primi sei mesi dell’anno, in crescita del 34% rispetto ai primi sei mesi del 2021, coke e prodotti petroliferi raffinati con 1,3 miliardi, +297%, moda con 1 miliardo, +22%,

Unioncamere

Gli scambi commerciali con i Balcani valgono più di 16 miliardi di euro. Quale il ruolo dell’Italia e quale può essere il ruolo di pivot di Unioncamere? “Il ruolo dell’Italia è semplice”, dice a Formiche.net il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli. “I Balcani sono la nostra area di prossimità, quindi lavoriamo perché ci siano relazioni più forti e più stabili, rapporti commerciali industriali, scambi culturali che rafforzino la nostra presenza in quei Paesi, sia in termini di export sia anche in termini di collaborazioni industriali. Stiamo tessendo con le Camere di commercio dei Paesi balcanici una rete per favorire e irrobustire le relazioni tra le Camere di commercio come infrastruttura che faciliti questi processi. Questo è il senso del nostro impegno. In quell’area già operano delle organizzazioni. Una è il Forum delle Camere di commercio dell’area adriatico-ionica che è nata da un’iniziativa delle Camere di Ancona e di Spalato che hanno dato origine a questa rete cui partecipano oltre 40 Camere di commercio. Un’altra organizzazione che ha un punto d’appoggio presso la Camera di Trieste è il Western Balkans Six Chamber Investiment Forum che opera anch’essa come una rete tra i sistemi camerali valorizzando le loro sinergie e l’ operatività”.

Pivot italiano

Quale il vantaggio di avere un regista italiano in questo senso? Ci può essere una proficua collaborazione anche tra aziende di primo peso e anche di piccole e medie imprese italiane che possono avere questa penetrazione in un’area così strategica come i Balcani? “E’ già così – aggiunge – . Ne abbiamo discusso qualche giorno fa in un meeting a Bari. La Puglia, per esempio, ha rapporti molto forti con l’Albania e altri, crescenti, con l’intera area balcanica. Il premier del Montenegro in un incontro ha detto che per il suo Paese sarebbe molto importante avere una collaborazione più stretta sul fronte dei collegamenti con l’Italia e delle connessioni energetiche. Il Montenegro produce quote significative di energia idroelettrica e un’ interconnessione più forte con l’Italia sarebbe di reciproco vantaggio. E in quei Paesi è molto avvertito il problema dell’occupazione e dell’imprenditoria giovanile. In una recente visita in Bosnia-Erzegovina, a Sarajevo, ci è stata segnalata la necessità che essi avvertono di trattenere i giovani con occasioni di lavoro evitando il fenomeno rilevante dell’emigrazione giovanile”.

Occorre quindi, secondo Tripoli, lavorare perché si creino delle opportunità di crescita e questo può costituire anche un’occasione di sviluppo per le nostre piccole e medie aziende. Un’ altra area di collaborazione di grande interesse, è quella dell’economia digitale. “Un ambito in cui noi possiamo dare un contributo rilevante, perché come sistema camerale siamo sicuramente abbastanza avanti. Stiamo mettendo in pista alcune ipotesi per esempio per formare presso le Camere di commercio esperti nella digitalizzazione. Un po’ come abbiamo fatto in Italia con i PID, Punti Impresa Digitale, realizzati presso ogni Camera di commercio per aiutare le aziende piccole e medie a digitalizzarsi. Così attraverso la collaborazione con le Camere di commercio di quest’area, la formazione, gli scambi, il training, possiamo dare un contributo concreto alla crescita economica della comunità adriatica”.

Esigenze

Quale sostegno vi aspettate dalle istituzioni? “Ci siamo mossi in raccordo con il Ministero degli Affari Esteri, che ha partecipato alla nostra iniziativa di Bari. Un’iniziativa che si inserisce nei programmi del nostro Governo per favorire l’integrazione, la stabilizzazione economica e le sinergie, in una prospettiva di adesione all’Unione europea”.

Quali possono essere le infrastrutture, anche politiche, oltre che materiali di strategia che servono alle imprese italiane per continuare questo processo di inserimento nei Balcani? “La gran parte delle iniziative sono legate alla creazione di opportunità di incontro e di scambi tra le imprese italiane e quelle dell’area. Oggi il web rende più facile questi incontri e i canali di comunicazione. Credo che questo sia il passaggio più utile in questa fase. Dopodiché può darsi che nascano altre esigenze di investimenti, di misure per favorire questo raccordo. Ricordo che nell’iniziativa di Bari erano coinvolti la Fiera del Levante e la Luiss che ha una prospettiva di presenza in quell’area , per esempio sulla formazione business, e la Fondazione Pax Humana, che opera per rafforzare le reti culturali”.


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