Nel discorso di apertura del XX Congresso del Partico comunista cinese (Pcc), il leader parla molto delle sfide tech che attendono il suo Paese e come questo debba affrontarle. Senza dimenticare che c’è chi, dall’altra parte dell’Oceano, cerca di mettergli i bastoni fra le ruote
“Vinceremo risolutamente la battaglia nelle tecnologie chiave di base”. Nel discorso che lo ha di fatto trasformato in presidente a vita, Xi Jinping non poteva sorvolare sulla sfida tecnologica in corso. All’apertura del XX Congresso nazionale del Partito Comunista Cinese (Pcc), il leader da dieci anni al potere ha tracciato la strada che il suo Paese deve seguire per diventare la prima potenza mondiale. Per riuscirci dovrà trionfare in una guerra che lo vede impegnato contro gli Stati Uniti: quella per il dominio tecnologico. La Cina, tuttavia, è prima chiamata a superare quelle che Xi ha chiamato “tempeste pericolose”, a iniziare dalla nuova politica protezionistica di Washington.
Più che una corsa su un rettilineo, infatti, sembrerebbe una maratona con degli ostacoli da dover superare. Chi riesce a schivarli tutti, potrà tagliare il traguardo. Il più importante macigno l’ha messo finora l’amministrazione di Joe Biden, che ha appena applicato una serie di restrizioni fortissime sull’export di microchip e altri materiali strategici verso Pechino. Siccome l’America non vuole rendersi complice di ciò che la Cina realizza grazie a quegli strumenti (specie in ambito militare e di violazione dei diritti umani), Washington ha inferto un colpo duro alla sua rivale, che conta su quei materiali, essenziali anche per i veicoli elettrici, per il progresso spaziale o semplicemente per computer e smartphone. Proprio questa dipendenza ha portato Xi ad affermare, nel suo discorso di due ore, che la Cina riuscirà ad essere indipendente e contare solo sulle sue forze.
A trainarla non sarà il settore privato ma lo Stato, che dovrà continuare sulla strada già intrapresa e che sta dando risultati ottimi nella biomedicina, nella produzione aeromobile e nella competizione spaziale. L’obiettivo è avere “un grande Paese socialista moderno in tutti gli aspetti e avanzare nel rinnovamento della nazione cinese su tutti i fronti. Il governo centrale si impegnerà, pertanto, a perseguire nei prossimi cinque anni tutti i “bisogni strategici nazionali”, lanciando progetti di lungo termine dai grandi obiettivi. I dettagli non sono stati forniti, se non quelli inerenti alla volontà di coltivare talenti e investire nella ricerca. Discorso in parte diverso invece per Internet, su cui Xi si è soffermato senza dare informazioni chiare su come intende rafforzare la sicurezza informatica e la protezione dei dati, ma ha lasciato chiaramente intendere come, di fronte al “continuo miglioramento dell’ecologia cyber”, non ci saranno allentamenti sul controllo. Anzi, a questo punto la censura potrebbe aumentare vista la soddisfazione di Xi.
Insomma, se le parole d’ordine sono quelle di continuare a crescere per vincere la battaglia sulle tecnologie di base, è lapalissiano che per il nuovo imperatore “l’innovazione scientifica e tecnologica sia un fatto chiave per gli obiettivi politici più ampi della Cina, compresa la crescita economica, la modernizzazione militare e la riunificazione di Taiwan”, ha affermato Kit Conklin, ricercatore del GeoTech Center nonché ex funzionario della sicurezza nazionale statunitense. Ai commenti sul discorso del presidente cinese ha partecipato anche Dexter Tiff Roberts, Senior fellow all’Asia Security Initiative dello Scowcroft Center (Atlantic Council), un tempo a capo dell’ufficio cinese per Bloomberg Businessweek, sottolineando come gli obiettivi tecnologici cinesi stanno “affrontando un’enorme pressione a causa delle sanzioni degli Stati Uniti”, rendendo la sicurezza informatica “di fondamentale importanza” per Pechino. Questa, ha aggiunto, “continua ad essere profondamente preoccupata per le sue relazioni fratturate con il mondo. Come ha affermato Xi nel suo discorso, mentre la potenza globale della Cina è aumentata, si trova anche ad affrontare un ambiente internazionale instabile e deve essere “preparata” alle turbolenze che l’attendono.
Altrettanto indicativo il fatto che Xi non abbia affrontato direttamente il tema delle restrizioni di Biden, racchiuso nella metafora della tempesta e nulla più. Forse, come ha dichiarato Paul Triolo, vicepresidente senior per la Cina presso Albright Stonebridge Group, “non si rende ancora conto di quanto siano serie le nuove mosse degli Stati Uniti per le ambizioni tecnologiche della Cina. Quando la leadership sceglierà di rispondere dopo il Congresso del partito, la Cina potrebbe scatenare alcune sorprese”. Per il momento, Xi si è limitato a presupporre un futuro “di alta qualità” per il suo Paese, tra “hi-tech di alto livello” e un’innovazione tecnologica forte. “Dobbiamo essere consapevoli dei potenziali pericoli e prepararci per gli scenari peggiori” e “sfruttare il nostro indomabile spirito combattivo per la nostra causa”. Il fine, invece, è lo stesso di quello degli Stati Uniti: e proprio qui cominciano i problemi per Xi Jinping.