L’azienda di green tech ha stretto una partnership con grandi investitori del settore climatico per promuovere soluzioni a basso costo, commercializzabili su larga scala. Punta a sfruttare la massiccia esperienza del suo team per offrire la versione migliore della transizione ecologica, trasformando le sfide in opportunità, come spiega il cofondatore a Formiche.net
Giovedì Zhero, società focalizzata sullo sviluppo di energia verde, ha chiuso il suo primo round di finanziamento, associandosi a tre grandi società impegnate sul settore climatico – Three Cairns Group, Galvanize Climate Solutions e Fortescue Future Industries – per sostenere i suoi primi progetti di punta. L’obiettivo è semplice: accelerare la transizione energetica (in un momento di crisi globale) e “colmare il crescente divario tra ambizione climatica e azione climatica”, come recita una nota della società.
I primi progetti si concentreranno sulla costruzione di infrastrutture di energia rinnovabile a basso costo, per un totale di 5 gigawatt, entro il 2026, tra Stati Uniti, Europa, Medioriente e Australia. Un primo passo per l’espansione dell’azienda, che è stata fondata da quattro manager rinomati – Marco Alverà, Paddy Padmanathan, Alessandra Pasini ed Enrico Vitali – con oltre 130 anni di esperienza combinata e un track record di progetti settoriali completati per oltre 100 miliardi di dollari.
L’obiettivo di Zhero è quello di sfruttare questa esperienza, più un considerevole pool di talenti, per catalizzare la transizione energetica occupandosi di soluzioni veloci e commercializzabili su vasta scala. La società “è interamente focalizzata sull’accelerazione della transizione energetica, fornendo soluzioni energetiche basate su asset fisici per accelerare la decarbonizzazione di alcuni settori industriali le cui emissioni sono difficili da abbattere”, ha detto Paddy Padmanathan a Formiche.net.
Tutto parte dalle rinnovabili, il cui valore commerciale è riconosciuto globalmente, ha sottolineato l’esperto. Ci si sta dedicando alla transizione ben sapendo di dover fare di più e più velocemente. Tuttavia, l’elettricità oggi copre solo il 20% dello spettro energetico complessivo e probabilmente arriverà al 50% entro il 2050, lasciando un vuoto enorme da colmare con soluzioni innovative e sostenibili al contempo. La buona notizia,però, è che l’idrogeno può svolgere un ruolo determinante nella sostituzione dei combustibili fossili. Ma va prodotto in quantità e in maniera sostenibile: la produzione di idrogeno verde richiede innanzitutto energia rinnovabile.
Il passo successivo “è trasportare l’idrogeno da luoghi che lo producono in modo competitivo a dove c’è la domanda” – mantenendo il mondo in movimento mentre lo si decarbonizza. Quindi servono soluzioni che includano oleodotti e trasporto a lunga distanza”. Una soluzione ampiamente citata per la seconda è convertire l’idrogeno in ammoniaca, ma il processo comporta una perdita di efficienza energetica. C’è un’altra soluzione ancora, ha spiegato Padmanathan : il cosiddetto e-methane, o metano “‘verde”. E si può creare sfruttando il gas climalterante per eccellenza: la CO2.
Quella molecola, un sottoprodotto industriale, può essere utilizzata come vettore. Invece di rilasciare la CO2 nell’atmosfera o stoccarla nel sottosuolo, si può liquefare, trasportare dove si produce idrogeno verde e miscelare per produrre gas metano (CH4) e ossigeno (O2). Questo “metano verde” può essere a sua volta liquefatto e spedito via mare, o pompato attraverso i gasdotti, magari mescolandolo al metano tradizionale durante la transizione. “Il bello di questa soluzione è che l’industria non deve fare nulla”, ha commentato il cofondatore di Zhero: una vantaggio enorme per transizione.
Come ha osservato l’esperto, il requisito a monte è la massiccia disponibilità di energia rinnovabile per produrre idrogeno verde tramite elettrolisi (un altro campo in cui Zhero intende investire parecchio). Questo, a sua volta, richiede vento e luce per alimentare turbine e pannelli solari. È qui che entrano in gioco le località selezionate da Zhero, che comprendono regioni del Medioriente e del Nordafrica. “Intendiamo approfittare di luoghi attraenti per produrre energia rinnovabile”.
La compagnia, ha aggiunto, è tecnologicamente agnostica ma solution-oriented e interamente focalizzata sulla decarbonizzazione. “Per quanto riguarda l’idrogeno, ad esempio, ci occupiamo solo della versione ‘verde’. Utilizzeremo la migliore tecnologia disponibile, rimanendo all’avanguardia. Ci stiamo attrezzando per lavorare in questi spazi di nicchia, come la trasmissione di energia a lunga distanza, dove è necessario muoversi rapidamente e rendere le tecnologie disponibili su vasta scala.