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Nuove antenne Usa per le comunicazioni in Ucraina dopo il dietrofront di Musk

Gli Stati Uniti hanno annunciato la consegna di quattro antenne per le comunicazioni satellitari all’Ucraina, nell’ambito di una più ampia tranche di 275 milioni di dollari in nuovi aiuti per la sicurezza del Paese. Iniziativa che arriva dopo le dichiarazioni di Musk sulle difficoltà di continuare a finanziare l’uso di Starlink da parte di Kiev, alle quali è seguito un rapido cambiamento di rotta da parte dell’imprenditore sudafricano che di recente non si tira indietro a dire la sua sulle grandi questioni geopolitiche

Gli Stati Uniti inviano antenne satellitari in Ucraina dopo il recente dietrofront di Elon Musk sulla fornitura dei servizi della costellazione Starlink, nonostante sia stato smentito in breve tempo. Un’ulteriore iniziativa di assistenza a Kiev nella difficile guerra contro Mosca che prevede l’invio di dispositivi di comunicazione satellitare, in grado di funzionare anche senza la rete Starlink di Musk, che fanno parte della 24esima fornitura di equipaggiamenti all’Ucraina provenienti dalle scorte Usa. Il settore delle telecomunicazioni, e in generale le linee di comunicazione, sono state infatti bersaglio di attacchi russi in diverse occasioni durante questi oltre otto mesi di guerra. Una vulnerabilità sottolineata anche dalla vice segretaria stampa del Pentagono, Sabrina Singh: “Stiamo vedendo le infrastrutture ucraine e le reti elettriche prese di mira dai russi”. La flotta Starlink, che ad oggi conta più di 2300 satelliti ed è progettata per fornire connessione a banda larga anche alle zone meno servite del globo, ha fornito un significativo supporto alle forze ucraine nel corso del conflitto e alle loro comunicazioni sul campo di battaglia. Operazione mal vista dal Cremlino, che proprio di recente ha parlato dello spazio come un ulteriore teatro di guerra dove anche i provider di Internet spaziali possono essere considerati legittimi obiettivi militari agli occhi di Mosca.

Le antenne

Saranno quattro le antenne provenienti dal Dipartimento della Difesa statunitense che verranno fornite all’Ucraina. Esse sono incluse nell’ultimo pacchetto di aiuti previsto a fine ottobre che ha visto stanziare una cifra di circa 275 milioni di dollari. “Le antenne renderanno le truppe ucraine più efficaci e offriranno ai leader migliori capacità di comando e controllo”, ha spiegato Singh. La volontà, però, ad oggi non sembra ancora quella di voler sostituire Starlink, seppure le antenne siano separate dai servizi offerti da quest’ultima. “Questi Satcom non sono destinati a sostituire un servizio come Starlink, ma aiutano ad aumentare gli sforzi di comunicazione sul campo di battaglia fornendo una capacità aggiuntiva sul terreno, in un momento critico in cui le infrastrutture dell’Ucraina vengono colpite”, ha raccontato ancora Singh nel corso di un briefing al Pentagono.

Le minacce del Cremlino

Come riporta Reuters, il vice direttore del ministero degli Esteri russo, Konstantin Vorontsov, ha mosso di recente minacce velate contro i satelliti utilizzati per scopi militari in difesa delle forze ucraine. “Le infrastrutture quasi civili possono diventare un obiettivo legittimo di ritorsione”, ha infatti affermato Vorontsov, condannando poi quella da lui definita come “una tendenza estremamente pericolosa che va oltre l’uso innocuo delle tecnologie spaziali”. Affermazione ambigua che sembra dimenticare il fatto conosciuto ai russi che il Dipartimento della Difesa statunitense già da diverso tempo utilizza satelliti commerciali per scopi militari. La questione però rimane, Mosca potrebbe abbattere un satellite? Lo scorso novembre il Paese ha dimostrato di disporre di questa capacità nel corso di un test che ha visto un missile da terra russo distruggere uno dei suoi satelliti, disintegrandolo in più di mille pezzi. Tuttavia, data l’ampiezza della rete distribuita Starlink, un singolo attacco di questo tipo contro uno dei suoi satelliti avrebbe in realtà un impatto marginale su tutta la costellazione e per abbatterla completamente, come osserva anche il Time, sarebbero necessari migliaia di missili. Vi è da pensare che Mosca non sia pronta ad oggi a scagliare un simile attacco su larga scala.

I fondi di Musk non sono infiniti

Nella prima metà di ottobre la Cnn aveva riferito di una lettera del capo delle vendite governative di SpaceX, la società di Musk che gestisce i servizi di Starlink, che avvertiva che l’azienda non sarebbe stata più in grado di pagare il conto per i servizi satellitari della costellazione, che sarebbero costati decine di milioni di dollari. “Non siamo in grado di donare altri terminali all’Ucraina o di finanziare i terminali esistenti per un periodo di tempo indefinito”, si legge infatti nella lettera. Ciò nonostante, è arrivata ben presto la smentita da parte dello stesso Musk che ha dichiarato che anche se il Pentagono non avesse pagato il conto per i servizi Starlink, l’azienda avrebbe continuato comunque a fornire il servizio. “Prima che [il Dipartimento della Difesa] tornasse con una risposta, ho detto al [vice primo ministro ucraino Fedorov Mykhailo] che SpaceX non avrebbe disattivato Starlink anche se il Dipartimento della Difesa si fosse rifiutato di fornire finanziamenti”, ha infatti scritto in un tweet l’imprenditore sudafricano. Posizione confermata a metà ottobre dal Pentagono che ha dichiarato di impegnarsi insieme a SpaceX per per garantire la continuità dell’accesso a Internet per l’Ucraina.

L’agente geopolitico del caos?

Così è stato definito Musk in un recente articolo del New York Times. Le incursioni geopolitiche del ceo di Tesla si sono infatti intensificate nell’ultimo periodo. Dalla sua proposta di un piano di pace per la guerra russo-ucraina, che prevede la cessione dei territori rivendicati da Mosca con non poca indignazione da parte di Kiev, alla questione controversa della fornitura di accesso a Internet in Iran, che ha avuto l’effetto indesiderato di esporre i manifestanti a una campagna di phishing (messa in piedi probabilmente da hacker vicini al governo di Teheran) che sfruttava collegamenti che promettevano l’accesso a Starlink nascondendovi malware in grado di rubare i dati di privacy degli utenti. Fino alla grande questione tra Cina e Taiwan, sulla quale Musk è intervenuto nel corso di un’intervista affermando come potrebbe essere placata qualora a Pechino fosse concesso un controllo parziale dell’isola, in pieno disaccordo con la postura di Washington e degli alleati. Queste ultime vicissitudini hanno fatto guadagnare a Musk il titolo di attore caotico nella scena geopolitica internazionale, dal momento che per diversi critici sembra essere sempre più complesso separare le sue opinioni dagli interessi commerciali. Nella questione cinese, ad esempio, non si può non menzionare che Tesla gestisca a Shanghai uno stabilimento produttivo responsabile di quasi il 50% delle nuove auto dell’azienda, il che potrebbe influenzare le posizioni politiche di Musk sulla crisi di Taiwan.


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