L’incontro con i membri dell’Asean è importante per il presidente americano tanto quanto il vertice con l’omologo Xi. Gli Stati Uniti intendono costruire un blocco di alleati in grado di strutturare il contenimento della Cina. Ma devono lavorare sulla fiducia reciproca e fare i conti con l’influenza che Pechino esercita nella regione
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha dichiarato che un partenariato strategico globale tra gli Stati Uniti e il blocco Asean contribuirà ad affrontare “le più grandi questioni del nostro tempo”.
Biden parlava in occasione del decimo vertice tra l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (Asean) e gli Usa. Il presidente americano ha aggiunto che l’accordo contribuirà a costruire “un Indo-Pacifico libero e aperto, stabile e prospero, resistente e sicuro”.
Il dialogo con l’Asean è al centro della strategia indopacifica statunitense e questo significa che è di fatto al centro della visione con cui l’amministrazione Biden intende proiettarsi sulla sfera globale. L’Indo Pacifico è di fatto il primo bacino in cui Washington intende muovere le sue carte di politica estera, a cominciare dal contenimento cinese.
L’incontro si è svolto in Cambogia, appuntamento in cui Biden è passato prima di andare a Bali, per il G20, e incontrare il leader cinese, Xi Jinping. Per questo assume ulteriore valore.
La Cambogia è una nazione in crescita, la cui centralità per il quadrante dell’Indo Pacifico è determinante. Phnom Penh ha anche mostrato a Washington il rischio del dualismo con Pechino. La Cina probabilmente aprirà una base — la seconda extraterritoriale — nel porto cambogiano di Ream, dove gli Stati Uniti hanno visto interrompere un accordo di accesso militare.
Ospite del primo ministro Hun Sen, ex comandante dei Khmer Rossi e non proprio un brillante democratico, Biden ha incontrato tra gli altri i presidenti di Giappone e Corea del Sud. Con loro ha affrontato il dossier Corea del Nord. Pyongyang nelle ultime settimane ha dato il via a una serie di test militari, con i missili che hanno fatto alzare l’allarme a Tokyo e Seul. Un problema in fase ascendente, su cui gli americani intendono chiedere impegno ai cinesi. Xi Jinping è considerato l’unico interlocutore a cui Kim Jong-un può dare ascolto.
Sullo sfondo di tutto c’è l’aumento dell’influenza cinese tra i Paesi del blocco. Anche a questo serve, per gli Stati Uniti, incrementare le relazioni che si muoveranno attraverso il Partenariato strategico globale Usa-Asean (accordo storico a cui ha fatto riferimento Biden). Xi Jinping non era presente al vertice di Phnom Penh, ma ha sorvegliato i lavori. I Paesi dell’Asean sono altrettanto importanti per la Cina. La Casa Bianca di Biden ha dichiarato che la nazione di Xi è il suo più grande rivale economico e militare del prossimo secolo e, sebbene il presidente non abbia mai chiamato in causa direttamente la Cina nella conversazione al vertice Asean, il suo messaggio di fondo era rivolto a Pechino.
“Insieme, affronteremo le più grandi questioni del nostro tempo, dal clima alla sicurezza sanitaria, difendendoci dalle significative minacce all’ordine basato sulle regole e alle minacce allo Stato di diritto”, ha detto Biden. “Affronteremo anche della brutale guerra della Russia contro l’Ucraina e dei nostri sforzi per affrontare gli impatti globali della guerra, anche nel Sud-est asiatico”, ha aggiunto.
Gli Stati Uniti hanno a lungo deriso la violazione da parte della Cina dell’ordine internazionale basato sulle regole – dal commercio al trasporto marittimo alla proprietà intellettuale – e Biden ha cercato di sottolineare la solidarietà della sua amministrazione con una regione che gli americani hanno troppo spesso trascurato.
Il suo intervento a Phnom Penh è servito a definire il quadro di riferimento per l’incontro con Xi – il suo primo faccia a faccia con il leader cinese da quando ha assunto l’incarico. Gran parte dell’agenda di Biden all’Asean consisteva nel dimostrare resistenza a Pechino e porsi come interlocutore migliore della Cina davanti a quei Paesi. Il punto è che molte di quelle Nazioni soffrono questo dualismo, come spiegava a Formiche.net Valerio Bordonaro (Ass. Italia-Asean).
Tra i temi affrontati, c’è quello della libertà di navigazione nel Mar Cinese Meridionale, dove gli Stati Uniti ritengono che le nazioni possano volare e navigare ovunque perché il diritto internazionale lo consenta, ma la Cina rivendica ampie fette di quei territori sotto la propria sovranità – rivendicazione che incontra l’opposizione di diversi Paesi rivieraschi, che avanzano le proprie pretese. Gli Stati Uniti sostengono che la resistenza della Cina a questa libertà sfida l’ordine mondiale basato sulle regole – un modo anche per creare maggiore appeal davanti alle richieste delle nazioni locali.
Inoltre, nel tentativo di reprimere la pesca non regolamentata da parte della Cina, gli Stati Uniti hanno avviato uno sforzo per utilizzare le frequenze radio dei satelliti commerciali per tracciare meglio la cosiddetta “dark shipping” e la pesca illegale – un altro argomento molto sentito. Biden si è anche impegnato ad aiutare l’iniziativa infrastrutturale dell’area – intesa come contrasto al programma Belt and Road della Cina – e a guidare una risposta regionale alle violenze in corso in Myanmar.
Negli ultimi due decenni, gli Stati asiatici hanno mostrato scetticismo nei confronti dell’impegno americano nella regione. L’ex presidente Barack Obama per esempio è entrato in carica con la tanto sbandierata dichiarazione che gli Stati Uniti si sarebbero “orientati verso l’Asia” (Pivot tuo Asia, la chiamavano gli spinner obamiani), ma la sua amministrazione è stata messa fuori strada dal crescente coinvolgimento nelle guerre mediorientali.
Donald Trump ha condotto una politica estera più interna e ha trascorso gran parte del suo mandato cercando di mediare un accordo commerciale migliore con la Cina, lodando al contempo gli istinti autoritari di Xi. Dichiarando la Cina il principale rivale degli Stati Uniti, Biden ha cercato nuovamente di concentrarsi su Pechino, ma ha dovuto dedicare una quantità straordinaria di risorse per aiutare l’Ucraina a respingere l’invasione della Russia.
Ma questa settimana – l’incontro con l’Asean, il G20 in Indonesia, il faccia a faccia con Xi – ha lo scopo di riportare l’attenzione dell’America sull’Asia, proprio mentre la Cina, approfittando del vuoto lasciato dalla disattenzione americana, ha continuato a esercitare il suo potere sulla regione.
Biden è stato solo il secondo presidente degli Stati Uniti a mettere piede in Cambogia, dopo la visita di Obama nel 2012. Come Obama, il presidente sabato non ha fatto alcun commento pubblico sulla storia oscura della Cambogia o sul ruolo degli Stati Uniti nel passato tormentato della nazione anche per evitare di sensibilizzare argomento laterali che potrebbero intralciare il suo lavoro sul presente e sul futuro.