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Balcani e Africa, il doppio fronte di Tajani per l’immigrazione

La proposta del ministro italiano di un piano Marshall da 100 miliardi sui due fronti caldi, cerchia in rosso le due aree maggiormente interessate dai flussi. E inoltre ricorda che lì sono vivi anche “altri” dossier strategici connessi alle migrazioni…

Africa e Balcani non sono solo i due fronti caldi legati ai flussi migratori, ma sono due aree dove “altri” fattori di carattere geopolitico sono alla base delle migrazioni. Anche per questa ragione la proposta mirata del ministro degli Esteri Antonio Tajani ha un senso logico e strategico, che va al di là della crisi innescata sui migrati tra Italia e Francia.

Qui Farnesina

“Serve un’azione a breve, medio e lungo termine e ho ribadito la necessità di un piano Marshall per l’Africa di almeno 100 miliardi, con investimenti da attuare nei Balcani per favorire la stabilità anche in quella parte d’Europa”. Le parole di Tajani al termine dei lavori del Consiglio Ue dei ministri degli Esteri che si è svolto a Bruxelles rappresentano da un lato la presa d’atto che la questione è stata chiusa dalla telefonata Colle-Eliseo e dall’altro l’esigenza di immaginare una strategia che vada oltre le promesse fatte dal 2020 ad oggi. Infatti in occasione del Consiglio il ministro italiano ha ribadito che “il tema della gestione dell’immigrazione deve essere risolto a livello comunitario, perché riguarda tutta l’Unione europea”.

Qui Bruxelles

Il tema sarà attenzionato dal Coreper, il Comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati membri presso l’Ue, dove l’Italia dovrebbe proporre un calendario di misure a breve, medio e lungo termine su cui tarare le strategie legate al dossier immigrazione. Questa la ragione per cui il ministro degli Esteri Antonio Tajani, impegnato in una serie di incontri con i suoi parigrado di Tunisia e Grecia, oltre che con la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, ha chiesto espressamente di incardinare il problema ad una dimensione europea, anche nella forma oltre che nella sostanza.

Berlino ha osservato che non sarebbe opportuno predisporre una riunione congiunta a 54, anche se si presume che il ministro degli Esteri e quello degli Interni di uno stesso esecutivo assumano una posizione identica in occasione del Consiglio, che a questo punto potrebbe slittare visto che quello dedicato agli affari interni è da tempo stato programmato per il prossimo 8 dicembre.

Gli altri fattori

Perché Africa e perché Balcani? Libia, Sahel, energia, gasdotti, terrorismo, gas-diplomacy: sarebbero sufficienti questi fattori a spiegare perché le due aree in questione, come qui osservato più volte, rappresentano le due colonne d’Ercole europee su cui investire risorse e policies. Troppi e molteplici elementi lì si intrecciano con la contingenza della guerra in Ucraina e con la macro spinta di super players esterni (Russia, Cina, Turchia) che in Libia e nei Balcani hanno operato una penetrazione precisa, infrastrutturale, politica, commerciale. Provare a risolvere le questioni ancora aperte (che sono numerose) anche grazie all’aiuto di un piano Marshall ad hoc potrebbe essere una proposta innovativa da portare all’attenzione dei vertici Ue.

Agenda Tajani

Su questo spunto si sta muovendo l’agenda del ministro Tajani, che oltre a ricevere l’omologo greco a Roma mercoledì, Nikos Dendias con cui analizzerà i dossier Libia e energia, si prepara ad un tour tra Pristina e Belgrado, lì dove il processo di allargamento dell’Ue a est sta riscontrando un grossissimo problema. Vedrà sia il premier del Kosovo, Albin Kurti, sia il presidente della Serbia, Aleksandar Vucic e visiterà i militari italiani impegnati in loco.


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